Paolo Farina

I “trenta giorni” di Paolo Farina ovvero un racconto per ogni giorno, cinque minuti per un racconto. Così è nata l’idea di“Trenta giorni in racconti brevi”, la prima prova narrativa del nostro direttore.

Lo zio prof, il giornalista, il politico, il docente, l’animatore in parrocchia, l’uomo impegnato nel sociale, pronto a sporcarsi le mani appena vede ogni forma di ingiustizia. Siamo abituati a vedere Paolo Farina in tutte queste vesti. In quelle di scrittore non lo eravamo e forse suona anche strano, perché l’uomo pubblico che tutti conosciamo si è messo a nudo, ha aperto uno spiraglio nel suo vissuto per tutti noi, vuole condividerlo con tutti quelli che, direttamente o indirettamente, lo conoscono, permettendo ai lettori di immergersi in quel groviglio di emozioni, di pensieri, di idee che è la sua vita più vera, ma più nascosta. E rivela un uomo a volte anche fragile, incerto, insicuro, pronto a mettersi in discussione, a ritornare sui suoi passi, pieno di rabbia quando vede i valori in cui crede calpestati.

“Da piccolo ho sempre sognato di fare lo scrittore e alla fine ci ho provato” – sono state le sue parole quando gli abbiamo chiesto come fosse nata l’idea di questo libro. Alla fine ha davvero messo nero su bianco pezzi di vissuto, ricordi, sensazioni del momento, evitando che si perdessero nel fluire del tempo. Le immagini affollate nella sua mente e nel suo cuore hanno preso corpo in trenta racconti, in trenta frammenti, a volte leggeri e nostalgici come La salsa, a volte toccanti come L’ultima partenza scelta dalla protagonista per dire basta alla sua solitudine, o pieni di rabbia in Melissa, la ragazza di Mesagne morta per un’esplosione mentre andava a scuola.

La scrittura scorre veloce, asciutta, pagina dopo pagina, seguendo l’urgenza dell’ispirazione; i racconti si susseguono uno dietro l’altro senza rispondere a un progetto ben preciso, ma solo alla voglia di raccontare, assecondando il flusso della vita, sempre magmatico; eppure sembra che l’autore abbia voluto farci affacciare alle finestre di tre stanze del suo cuore, delineando inconsapevolmente tre filoni narrativi: i ricordi dell’infanzia, legati alla sua amata città bianca, Ostuni, che rivive nelle pagine di Terra antica, e di un tempo passato con le sue tradizioni ormai scomparse; i sentimenti dell’uomo, dall’amore genitoriale in Casa alla sensualità sottile in Seduzione, fino all’amicizia più vera, che resiste al tempo, per il gruppo di compagni di scuola di Perché è bello; l’uomo costretto ad aprire gli occhi su una realtà amara e disillusa quale quella di un Centro scommesse.

La raccolta non ha la pretesa di essere il «libro», ma si propone come una scrittura in divenire, pronta a percorrere strade sempre nuove. E noi siamo in attesa della prossima prova.