Contro l’incapacità degli attuali governanti
Francesco, in occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati istitutivi della Comunità Economica Europea e della Comunità Europea dell’Energia Atomica di Roma, ha accolto in Vaticano, venerdì 24 marzo, i capo di Stato e di Governo dei 27 Paesi dell’Unione Europea.
Nell’aprire il suo discorso il papa è stato molto chiaro nel ricordare, ai presenti, che ri-tornare a: “Roma sessant’anni dopo non può essere solo un viaggio nei ricordi, quanto piuttosto il desiderio di riscoprire la memoria vivente di quell’evento per comprenderne la portata nel presente.”
Dimenticando il ‘passato’, ‘la storia’ per l’umanità significa perdere il futuro e smarrire: “il senso delle proprie azioni e la direzione del proprio avvenire”.
Perdere il passato significa perdere il futuro. Senza il passato e senza il futuro neanche il presente ha senso perché il passato, non inteso: “come un insieme di fatti lontani, ma come la linfa vitale che irrora il presente”.
Papa Francesco ha tracciato alcune vie maestre per la vita e la continuità della Comunità Europea, perché l’anima dell’Europa può restare unita, soltanto, grazie ai valori comuni e umani che le derivano, dalle sue radici cristiane e “se sapranno mantenere il loro nesso vitale con la radice che li ha generati”. Solo così si possono costruire società autenticamente laiche, dove credenti e non credenti, residenti e stranieri possono trovare ugualmente posto.
L’Europa ritrova speranza quando:
- l’uomo è il centro e il cuore delle sue istituzioni.
- non si chiude nella paura di false sicurezze e promuove la cultura dell’incontro;
- investe nello sviluppo e nella pace.
- si apre al futuro.
- si apre ai giovani, offrendo loro prospettive serie di educazione, reali possibilità di inserimento nel mondo del lavoro;
- investe nella famiglia, che è la prima e fondamentale cellula della società;
- rispetta la coscienza e gli ideali dei suoi cittadini;
- garantisce la possibilità di fare figli, senza la paura di non poterli mantenere;
- difende la vita in tutta la sua sacralità
- si spalanca alla solidarietà, che è anche il più efficace antidoto ai moderni populismi.
Partendo da queste vie maestre o pilastri, Bergoglio, invita e sollecita, chi governa oggi l’Europa, a saper: “discernere le strade della speranza, identificare i percorsi concreti per far sì che i passi significativi fin qui compiuti non abbiano a disperdersi…”.
Identità e pace, sono vitali per l’intera comunità Europea, se intende continuare a camminare insieme, ma soprattutto conservare e custodire la ‘pace’ conquistata, dopo la seconda guerra mondiale uno dei più grandi e disastrosi conflitti della storia umana.
Papa Bergoglio, intrattenendosi, sull’identità cristiana dell’Europa come fondamento dell’autentica laicità, si rifà a Giovanni Paolo II: “…l’anima dell’Europa rimane unita, perché, oltre alle sue origini comuni, vive gli identici valori cristiani e umani, come quelli della dignità della persona umana, del profondo sentimento della giustizia e della libertà, della laboriosità, dello spirito di iniziativa, dell’amore alla famiglia, del rispetto della vita, della tolleranza, del desiderio di cooperazione e di pace, che sono note che la caratterizzano”, (Atto europeistico, Santiago de Compostela, 9 novembre 1982); e a Paolo VI sulla pace che nella lettera enciclica, Populorum Progressio, affermava: “Lo sviluppo è il nuovo nome della pace”, perché la pace non può esserci e non potrà concretizzarsi fino a quando:
- “ci sono persone emarginate o costrette a vivere nella miseria;
- manca lavoro o la prospettiva di un salario dignitoso;
- nelle periferie delle nostre città, nelle quali dilagano droga e violenza”.
Papa Francesco, grande sostenitore della cultura dell’incontro e dell’incontro dei popoli, offre il suo l’antidoto ai populismi, la solidarietà, perché senza di essa gli egoismi, gli individualismi sono germi che fanno fiorire l’indifferenza e l’innalzamento di muri.
“…La solidarietà comporta la consapevolezza di essere parte di un solo corpo e nello stesso tempo implica la capacità che ciascun membro ha di “simpatizzare” con l’altro e con il tutto. Se uno soffre, tutti soffrono (cfr 1 Cor 12,26)”.
Il Papa; l’uomo-viandante venuto dalla fine del mondo, ribadisce, ai capo di Stato e di Governo dei 27, che l’intera Europa può essere giovane, se saprà mettersi in discussione e si ispirerà ad un ‘nuovo umanesimo europeo’, a condizione che la Politica ed i politici: “eviti di far leva sulle emozioni per guadagnare consenso, ma piuttosto elabori, in uno spirito di solidarietà e sussidiarietà, politiche che facciano crescere tutta quanta l’Unione in uno sviluppo armonico, così chi riesce a correre più in fretta possa tendere la mano a chi va più piano e chi fa più fatica sia teso a raggiungere chi è in testa”.