Il 4 giugno, a Manchester, la vita tornerà a scorrere, la musica a suonare, il dolore pure: sordo e forte, ma non capace di annientarci

Ci sono notizie che si danno per mero dovere di cronaca e altre che fa davvero piacere pubblicare. Quella di One love Manchester, il concerto di beneficenza voluto da Ariana Grande e altre pop star, domenica prossima, a Manchester, di certo non riporterà in vita le vittime e forse non servirà neppure a dare un po’ di consolazione ai parenti, i genitori più di tutti, che le piangono disperati: e tuttavia è un segno di quelli che fanno bene.

È un segno che dice che la civiltà e la solidarietà non si arrendono, non possono e non vogliono arrendersi. È un segno che esprime la volontà di continuare a sperare e lottare, ad essere, come dice papa Francesco, “maratoneti speranzosi”, certi che, alla fine del tunnel, possa esserci una luce.

La Bbc ha reso noto che il concerto, il cui incasso sarà devoluto ai parenti delle vittime, sarà trasmesso in diretta dal mitico stadio dell’Old Trafford: saranno in almeno 50.000 ad applaudire, in 50.000 a dire: “Io non ho paura, io ci sono”.

Insieme ad Arianna Grande si esibiranno Justin Bieber, Coldplay, Katy Perry, Take That, One Direction’s e Miley Cyrus. Ma non è escluso che la lista dei partecipanti continui a crescere nelle prossime ore.

Il 22 maggio scorso, a Manchester, mentre Ariana Grande concludeva il suo concerto, un kamikaze si è fatto saltare in aria, nel foyer della Manchester Arena, e ha barbaramente spezzato il filo di 22 vite, quasi tutte di teenager, e la più piccola era Saffie Roussos, di appena 8 anni.

22 vittime, macabra coincidenza, tante quanti gli anni di Salman Abedi, l’assassino.

Il 4 giugno, a Manchester, la vita tornerà a scorrere, la musica a suonare, il dolore pure: sordo e forte, ma non capace di annientarci.