La Puglia, terra in cui regna l'albero di olivo, deve tutto ad Atene... e alla colonizzazione della Magna Grecia

La Puglia, terra in cui regna l’albero di olivo, deve tutto ad Atene… e alla colonizzazione della Magna Grecia

Zeus, come è noto, padre degli dèi e grande amatore, si unì un bel giorno in nozze con Metis. Gea e Urano, però, gli lanciarono una funesta predizione: Metis gli avrebbe dato due figli e uno di loro, il secondo, gli avrebbe tolto il trono. La cosa non andò giù a Zeus che pensò bene… di mangiarsi il primo figlio di cui Metis era già in attesa.

Passa il tempo e Zeus, impegnato a sedurre a destra e a manca, si dimentica della profezia e della stessa Metis, finché non è oppresso da un tremendo mal di testa. L’omeopatia e la farmacia avevano ancora molta strada da fare e così Zeus si rivolse a Efesto affinché gli spaccasse la testa a martellate. Efesto, pur riluttante, alla fine ubbidì ed ecco che dalla testa di Zeus nacque Atena, dea guerriera, ma anche della sapienza, a differenza del brutale e violento Ares, il dio maschile della guerra.

Atena fu raccontata dal mito come il lampo che rompe le nubi e riporta il sereno: non a caso fu appellata Glaucopis, “colei che porta degli occhi scintillanti”.

Come accennato, Atena fu dea della ragione e, di conseguenza, del sapere in ogni sua declinazione: dalla filosofia alla letteratura, dall’industria al commercio, ad ogni altra arte manuale, in particolare quella della tessitura e del ricamo (e ne sa qualcosa la povera Aracne).

Venne il giorno in cui Atena chiese a papà Zeus di consacrarle una regione specifica della terra. Il papà era propenso ad accontentarla, ma aveva un piccolo problema: la stessa richiesta, ancora inevasa, era stata fatta da Poseidone, niente meno che fratello di Zeus e zio di Atena, e di certo il dio del mare, dei terremoti e dei maremoti non ci stava a passare per fesso.

Zeus, salomonicamente, decise di trarsi fuori di impaccio lanciando una sfida: chi tra Poseidone e Atena avesse fatto all’Attica il regalo di maggiore utilità, sarebbe diventato la divinità venerata in quella regione. Arbitro della sfida fu eletto Cecrope, figlio di Gea.

Poseidone, certo di vincere, fece la prima mossa: con il suo tridente tocco mari e monti e ne trasse fuori una creatura mai vista: il cavallo. Atena lo guardò, batté le mani e passò all’opera: con in suo giavellotto percosse il suolo da cui spuntò il primo albero di olivo, quello che gli stessi Greci avrebbero diffuso in Puglia, la terra della Magna Grecia.

Cecrope non ci pensò due volte: assegnò la vittoria ad Atena e la città più importante dell’Attica, che egli stesso aveva fondato, da quel giorno mutò nome e si chiamò Atene in onore della dea.