Giochi dell’altro mondo

Partiamo doverosamente dai numeri che segnarono Giochi della XXVII Olimpiade: 199 Paesi, 10651 atleti di cui 4069 donne, 28 sport, due in più rispetto al 1996. Record in continua evoluzione che misero in risalto il lungo percorso compiuto dai Giochi moderni in centoquattro anni di vita.

L’assegnazione dell’Olimpiade a Sidney fu una vera e propria battaglia all’ultimo voto. La città australiana dovette arrivare al quarto giro di votazioni per battere l’accanita concorrenza di Pechino, che pure aveva sempre condotto in testa le sessioni precedenti. Arriverà il tempo anche per il Paese del Dragone, ma intanto gli accordi sottobanco premiarono la città australiana. Nonostante le proteste cinesi, i Giochi iniziarono il 15 settembre 2000 con la cerimonia di inaugurazione che mise al centro il profondo senso di integrazione ipostatizzato nella figura di Cathy Freeman, australiana e aborigena, futura protagonista dell’edizione numero ventisette.

Possiamo dire che fu proprio l’Olimpiade dell’Australia e dell’atleta aborigena, che con la sua muta, un po’ spaziale un po’ alla Griffith Joyner, vinse la sua gara, i 400 metri. Un altro australiano protagonista indiscusso dei Giochi fu Ian Thorpe che in piscina mise in moto le sue poderose gambe e quel piedone da 50 e passa che gli fruttarono tre medaglie d’oro nei 400 m sl, nella staffetta 4×100 e nella 4×200, oltre due argenti.

A tener banco fu ancora il doping e le prestazioni di Marion Jones, attesa come la grande dominatrice delle corse veloci in pista e del salto in lungo. Dei cinque ori pronosticati, ne vinse tre (100 m, 200 m e 4×400) ma i titoli le saranno revocati, all’indomani della sua positività e dei risvolti del caso Balco, che con l’Operacion Puerto nel ciclismo, turberà gli anni 2000 dello sport. Il titolo sui 100 metri sarebbe dovuto andare all’atleta greca Ekaterini Thanou, seconda, ma non le verrà mai assegnato per una sua rinuncia ad un controllo antidoping. Successore di Donovan Bailey fu Maurice Greene che vinse i 100 con il tempo di 9”87, davanti ad Ato Bolton – che era stato terzo ad Atene – e ad Obadele Thompson. Sorpresero alcune grandi sconfitte, come l’argento del keniano, naturalizzato danese, Wilson Kipketer che negli 800 fu beffato dal tedesco Schumann. Hicham El Guerrouj, uno dei più grandi mezzofondisti della storia, non riuscì ad affermarsi sui 1500 m e fu solo secondo.

Avrà tempo per rifarsi.

Era ai titoli di coda invece la carriera di Bubka, lo zar dell’asta, alla sua ultima apparizione sulla scena olimpica, eliminato nelle qualificazioni. Vecchietti straordinari furono il giavellottista Jan Zelezny, oro all’età di trentaquattro anni e l’eterna Drechsler che beffò nel lungo la signora Iapichino, alias Fiona May. Impresa fu quella del marciatore polacco Robert Marek Korzeniowski che vinse la 20 e la 50 km di marcia. La maratona maschile fu vinta dall’etiope Gezahegne Abera, nazione che già aveva gioito per la vittoria di Haile Gebrselassie nei 10000 metri, mentre la maratona femminile andò alla giapponese Naoko Takahashi.

Sidney segnò un passaggio epocale per il nostro nuoto, dove arrivarono le prime medaglie d’oro. Domenico Fioravanti dominò i 100 e i 200 m rana, stabilendo anche un primato olimpico. Purtroppo dovrà rinunciare a difendere i suoi titoli ad Atene, a causa di un’ipertrofia cardiaca. La nostra caccia all’oro continuò con il successo di Massimiliano Rosolino sui 200 m misti. Il napoletano aggiunse anche un argento e un bronzo al medagliere azzurro del nuoto, cosa che fece anche Rummolo con il bronzo nei 200 m rana, nella gara vinta da Fioravanti. Pieter Van den Hoogenband fu l’altro protagonista della piscina, al pari di Thorpe, che sconfisse nei 200 m sl, mentre a subire il dominio dell’olandese sui 100 fu il russo Popov. Olanda ancora vincente, questa volta al femminile con Inge de Bruijn con tre ori. Nonostante queste importanti vittorie, gli statunitensi dominarono il nuoto con ben 14 medaglie d’oro, ma forse senza impressionare più di tanto. Redgrave entrò nella leggenda del canottaggio e non solo: quinto oro per il britannico alla veneranda età di trentotto anni.

Nel calcio l’Italia arrivava con grandi ambizioni e con una squadra davvero forte, con i vari Gattuso, Zambrotta, Pirlo, Ambrosini ma il nostro cammino finì ai quarti contro la Spagna, che arrivò in finale ma perse contro il sorprendente Camerun di Samuel Eto’o che all’epoca giocava, quasi mai per la verità, nel Real Madrid. I Leoni d’Africa vinsero ai rigori, beffando la più quotata squadra spagnola formata da Xavi, Marchena, Albenda, Gabri e José Mari. Nella pallavolo fu la Jugoslavia a vincere l’oro, con gli Azzurri ancora sul podio (bronzo), mentre nel basket doppio successo USA nei due tornei.

Ancora di ottimo livello la nostra Olimpiade, chiusa con il settimo posto nel medagliere. Furono 34 le medaglie: 13 ori, 8 argenti e 13 bronzi. Già detto delle incredibili giornate in vasca, a cui si aggiunsero le vittorie della scherma. Il fioretto femminile individuale fu vinto da Valentina Vezzali, il cui contributo sarà fondamentale nell’oro a squadre, mentre si riconfermò prima la spada a squadra maschile. Antonio Rossi e il fido Beniamino Bonomi vinsero nel k-2 1000, emulati da Josefa Idem, tedesca naturalizzata italiana, che si aggiudicò l’oro nel k-1 1500. Antonella Bellutti (corsa a punti femminile) e Paola Pezzo (mountain bike) bissarono il successo di Atlanta. Ancora un Abbagnale sul podio più alto nel quattro di coppia, mentre Alessandra Sensini primeggiò nella vela classe mistral. E poi ci fu l’oro di Scampia, quello di Pino Maddaloni nel judo categoria 73 kg. Tra gli argenti sorprese quello di Nicola Vizzoni nel lancio del martello, in un’edizione avara di soddisfazioni per l’atletica. Dal judo arrivarono altri tre bronzi e due dalla scherma, in particolare quello di Giovanna Trillini nel fioretto.

Gli Stati Uniti vinsero il medagliere di un’edizione spensierata, dove i padroni di casa terminarono al quarto posto.

Dopo lo smacco del 1996, i Giochi sarebbero tornati a casa e Atene si sarebbe vestita a festa per accogliere quelle Olimpiadi che le erano state negate in maniera beffarda e irriconoscente.

Ma i tempi della Storia stavano cambiando e la spensieratezza di quei giorni australiani verrà messa a rischio dalla minaccia terroristica, culminata con la tragedia dell’11 settembre che rappresenterà forse l’episodio più tragico dopo le due guerre mondiali. E anche un evento planetario come l’Olimpiade ne subiranno in parte l’influenza.