
A qualcuno piace dire che la città di Andria è piena di talenti. L’ho sentito dire anche da Francesco Merra, direttore della scuola di creatività Tutt’altro, che di piccoli e grandi talenti della città si occupa da ormai quasi vent’anni. E ne ha dato ulteriore prova ospitando “NON HO IDEA”, mostra fotografica dell’esordiente Riccardo Fuzio che si è tenuta nei giorni 4, 5 e 6 di giugno ad Andria.
Riccardo, nei panni del fotografo, ha messo abilmente in scena l’essenziale, l’inquietante e l’inusuale attraverso la limpidezza dei suoi scatti in bianco e nero, realizzati solo con uno smartphone, rigorosi e dalla composizione scelta e curata.
Ho fatto quattro chiacchiere con lui prima e dopo la mostra, raccogliendo quelle riflessioni semplici che un ragazzo di 24 anni può avere sulla vita, sul lavoro artistico, sulle ambizioni.
Cominciamo con una piccola presentazione: cos’è assolutamente importante che gli altri debbano sapere subito di te?
Sono Riccardo, ho quasi 25 anni e mi sono laureato da poco in Economia. Da sempre amo l’arte in tutte le sue forme, soprattutto il cinema, il disegno, la pittura e la fotografia. A parte un paio di corsi base di fotografia, non ho mai seguito corsi né ho frequentato scuole che mi permettessero di acquisire competenze in questi campi, perciò direi che sono un autodidatta spinto dalla passione personale. Disegno da quando sono piccolo, sono un cinefilo incallito e da pochi anni ho scoperto il piacere e la bellezza della fotografia. Penso che nelle mie foto si possa cogliere il mio profilo di cinefilo, soprattutto per quanto riguarda la composizione delle immagini.
Cos’è per te l’arte?
L’arte per me è espressione dell’anima. Penso che ogni persona sia un’artista. In fondo fare arte non è altro che creare qualcosa di personale.
Quali meccanismi si innescano quando fotografi? Cosa esprimi attraverso la fotografia?
Prima di prendere in mano il cellulare per fotografare, lo faccio già con gli occhi. Immagino già lo scatto che farei in quel preciso istante e a quel preciso soggetto. Se potessi usare il mio occhio per fare fotografie, ora ne avrei centinaia! Quando guardo quello che mi circonda penso che se si riesce a cogliere il punto di vista migliore per guardare una determinata cosa, tutto può essere bellissimo e stupefacente. È quello che cerco di esprimere con le mie foto: guardo da angolazioni diverse quello che mi sta attorno e percepisco una realtà bellissima ma allo stesso tempo tragica. C’è sempre qualcosa di triste o inquietante in qualsiasi cosa, anche la più divertente. Quindi con la fotografia cerco di rendere tutto questo.
Quanto pesa l’arte nel mondo contemporaneo? Cosa può darci, in una realtà dove la cultura è ridotta ai minimi termini?
Penso che oggi l’arte sia diventata più fruibile per la gente. Allo stesso tempo, però, penso che fare un tipo di arte che sia originale e impressionabile sia molto più difficile. Infatti, come dicevi, tutto si è ridotto ai minimi termini e l’arte fa parte, purtroppo, di questo tutto. Tutto è minimale e essenziale, e si cerca di dare il massimo con poco. Minimo mezzo per il massimo risultato… Efficienza. Si nota che ho studiato Economia?
Come pensi che abbia accolto il pubblico la tua mostra?
Penso che il pubblico sia rimasto colpito dagli scatti, dal loro particolare modo di mostrare la quotidianità. Molti soprattutto stentavano a credere che fossero stati realizzati solo con uno smartphone. Anche il metodo espositivo è risultato molto originale (le foto erano esposte su cartoncini in movimento che pendevano da Lattin Lover, la copertura di lattine della scuola di creatività Tutt’altro, ndr). I visitatori hanno lasciato la propria impressione sulla mostra scrivendo su un cartoncino nero con una matita bianca, e alcune delle dediche sono state particolarmente espressive ed emozionanti. Un ragazzo, per esempio, ha scritto: “Salgono tutti insieme, ognuno per conto proprio, si muovono, danzano, posano, manipolati dalla stessa mano, mossa da un unico capriccio: il gioco dell’autore che trasforma qualunque essere vivente in un oggetto”.
Ora ti dirò solo una parola: sogni.
Sogno di poter fare più spesso nella mia vita quello che amo e di poterlo condividere con più persone possibili.