Moana Pozzi. Il suo nome in polinesiano significa “il posto dove il mare è più profondo”: scelto a caso dai suoi genitori su di un atlante geografico. Nasce a Genova nel 1961 da una famiglia istruita e cattolica che la fa studiare in un istituto gestito da suore, in un liceo scientifico e al Conservatorio chitarra classica.
Adora i fumetti, Diabolik e Tex e verso gli undici anni scopre a casa degli zii, nascosti, alcuni che rappresentano degli adulti in atteggiamenti sessualmente attivi, insinuandone la voglia di proibito.
Diventa una donna alta, bella, formosa e intelligente. E pretende di più che vivere in un ambiente borghese bigotto e ristretto, vuole conquistarsi quella libertà che le permetterà di essere desiderata e di desiderare senza bavagli. Si trasferisce a Roma.
Ci sono i primi concorsi di bellezza, impara a spogliarsi senza pudore, nel 1981 partecipa alla trasmissione di Rai 2 “Tip Tap 2”, al film di Carlo Verdone “Borotalco”, al film di Federico Fellini “Ginger e Fred”, con Fabio Fazio “Jeans 2”, con Antonio Ricci “L’araba Fenice”: in ogni puntata del varietà serale, Moana, nuda e avvolta di cellofan trasparente, presenta e commenta brevi filmati di attualità; ne L’odissea, Canale 5, 1991, regia di Beppe Recchia, Moana interpreta Penelope nel musical brillante a puntate, tratto dal poema omerico, con Andrea Roncato, Francesco Salvi, Teo Teocoli, Gerry Scotti, Sylva Koscina, Iva Zanicchi, Giorgio Bracardi.
Nel 1986 gira un piccolo filmino hard con il suo ragazzo, il produttore Riccardo Schicchi lo vede e le propone un contratto. Con la famiglia sarà la fine dei rapporti per un anno circa, non approvano.
In una intervista rilasciata a Pippo Baudo a “Domenica In” dichiara che non avrebbe avuto figli per scelta, per non coinvolgergli con la sua vita professionale: esibisce garbo, una proprietà di linguaggio che stupisce tanti e soprattutto cultura.
Racconta di sé: “Amo la mia casa, la curo in tutti i particolari e la arredo con oggetti e mobili ricercati (adoro gli stili barocco e neoclassico). È il mio punto di riferimento, il mio nido e deve essere confortevole, con tutte le comodità possibili e molto ordinata. Mi piace circondarmi di oggetti d’arte sacra e colleziono statue, inginocchiatoi e acquasantiere. Dormo in una stanza tutta rosa in un letto a baldacchino Luigi XVI e preparo le mie cene in una cucina di marmo nero. Il bagno è nero e oro con tanti specchi e conchiglie e lo considero l’ambiente più importante. Qui mi rilasso e penso, specialmente nella vasca piena di acqua calda e oli profumati, mentre mi faccio lavare da un uomo che mi piace. Un’altra mia passione sono le fontane: in terrazza ne ho una seicentesca di marmo bianco e nell’ingresso due dell’Ottocento”.
Ama leggere Kundera, Allan Poe, Calvino, Moravia.
Nel 1991 sposa a Las Vegas un suo collaboratore di cui si innamora, Antonio Di Ciesco. Nel 1994 muore a 33 anni per un tumore epatico. Le circostanze della sua morte non sono ancora chiare, il decesso viene dichiarato all’’Hotel De Dieu di Lione in Francia e comunicato 48 ore dopo, ma non esiste un certificato di morte e la salma viene cremata immediatamente.
Ora, volendo giocare al Dan Brown, le ipotesi sono diverse: la prima è che l’attrice abbia scelto l’eutanasia e il riserbo come l’assenza di un certificato di morte ne sono conseguenze; la seconda è che abbia inscenato la propria morte per ricominciare una vita nuova e un finanziamento richiesto a suo nome circa un anno dopo la scomparsa ne sarebbe la prova. Inoltre Debora Attanasio, ex segretaria del produttore di Moana, Riccardo Schicchi, ha rivelato di aver saputo da quest’ultimo che l’attrice stessa l’avrebbe chiamato per confessargli di vivere in incognito in Polinesia.
Esiste un Premio Moana Pozzi che nel 2009 è stato assegnato a Violante Placido che la impersonerà in una minimiserie prodotta da Sky.
I suoi film sono i più visti al mondo. Dimenticavo una chicca: Rocco Siffredi avrebbe detto di lei che non amava fare all’amore, definendola “fredda”.