Quello che un italiano magari non si aspetta dalla Cina…

Da quando sono in Cina ho visitato diverse chiese, ma solo domenica scorsa ho assistito per la prima volta a una messa, una cosa che non facevo da tantissimi anni, dal giorno della mia cresima, se la memoria non m’inganna.

Pur avendo ricevuto tutti i sacramenti, come la stragrande maggioranza degli italiani, non mi sento un credente e spesso mi trovo in totale disaccordo con le prese di posizione del Vaticano e della Chiesa, ma ciò non mi impedisce di rispettare la religione cattolica (così come rispetto tutte le altre religioni), anche perché mi ci sento ancora molto legato culturalmente, visto che la storia e l’arte dell’Italia sono legate a filo doppio con il Cattolicesimo.

Mia moglie, che a messa ci era andata un paio di volte in passato per curiosità e non si ricordava molto della liturgia, stranamente ha approvato la mia idea invece di mandarmi a quel Paese, visto che ce ne sono di cose che si possono fare la domenica mattina.

All’ingresso della Chiesa di San Giuseppe, le solite misure di prevenzione anti-Covid, cioè scansione del QR code e misurazione della temperatura corporea. Questa chiesa fu costruita nel 1655, andata distrutta più volte nel corso degli anni per cause naturali e non, e fu completamente ristrutturata nel 1905, e per questo presenta diversi stili, dalla facciata barocca agli interni in stile neoromanico.

Noto subito che l’acquasantiera è vuota (la scritta in cinese nella fotto recita: “Niente Acqua Santa durante l’epidemia”), e tutti indossano la mascherina, a parte chi officia la messa, ovviamente.

Quando inizia la messa, mi accorgo che la liturgia è praticamente identica a quella nostrana, almeno se la memoria non mi inganna, visti i tanti anni passati dall’ultima volta che vi ho assistito.

La cosa che mi ha un po’ sorpreso e un po’ divertito è stato ascoltare canti identici nel testo (lingua a parte, ovviamente) ma diversi nella melodia, come Santo/Osanna eh e l’Alleluja, ma per il resto davvero tutto uguale, dalla lettura di un passo del vangelo con annessa interpretazione/predica del sacerdote (Gesù resuscita la figlia di Giairo Marco [5, 21-43]), allo scambio del segno di pace, che qui è un più asiatico inchino e non una stretta di mano, (non so se anche questo sia dovuto all’epidemia), mentre la liturgia eucaristica si è svolta senza nessuna restrizione.

Al momento della raccolta delle offerte io e mia moglie (che non abbiamo preso la comunione), ci siamo trovati un po’ spiazzati, visto che non andiamo in giro con i contanti da anni, quindi non abbiamo potuto dare il nostro obolo, mentre i fedeli presenti naturalmente avevano tutti portato la banconota da offrire.

L’unica differenza sostanziale che ho trovato, è che non è stata recitata la formula (se così la posso chiamare) “Rendila perfetta in unione con il nostro Papa…, il nostro Vescovo…, e tutto l’ordine sacerdotale”, ma la cosa non mi ha stupito per niente in quanto, anche se negli ultimi anni le due parti stanno cercando di avvicinarsi, Repubblica Popolare Cinese e Santa Sede sono due entità statali che tuttora non si riconoscono a vicenda.

Il discorso sui rapporti diplomatici tra i due Stati che ho appena citato e la questione della libertà religiosa in Cina, sono discorsi delicati che andrebbero approfonditi a parte, qui mi limiterò a riportare l’articolo 36 della Costituzione cinese che recita: “I cittadini della Repubblica popolare cinese godono della libertà di credo religioso. Nessun organo dello Stato, organizzazione pubblica o individuo può costringere i cittadini a credere o non credere in qualsiasi religione, né possono discriminare i cittadini che credono, o non credono in qualsiasi religione. Lo Stato protegge le normali attività religiose. Nessuno può fare uso della religione per impegnarsi in attività che disturbano l’ordine pubblico, mettere in pericolo la salute dei cittadini o di interferire con il sistema educativo dello Stato. Enti religiosi e dei culti non sono soggetti ad alcuna dominazione straniera”.

Penso che ciò descriva piuttosto chiaramente la situazione in Cina per quanto riguarda la libertà religiosa, anche se va aggiunto che il governo professa l’ateismo di Stato, e che i membri del Partito Comunista non possono appartenere ad alcuna organizzazione religiosa e la polizia controlla strettamente i luoghi di culto, soprattutto in quelle zone in cui si registrano episodi di insofferenza nei confronti del potere centrale, perché alla fine è questo il motivo per cui alcune religioni vengono prese di mire più altre dal governo centrale, in alcune zone più che in altre, non per un’intolleranza religiosa in toto.

Per questo motivo però, qualcuno potrebbe giustamente ritenere che lì dove l’articolo 36 afferma che nessuno può fare uso della religione per disturbare l’ordine pubblico e interferire con il sitema educativo dello Stato, pone una certa limitazione alla libertà di predicare la propria religione e può essere una scusa per opprimere e reprimere le organizzazioni religiose, ma io rifletterei pure sui danni che può fare la religione quando interferisce negli affari di Stato, o quando la religione è parte integrante delle leggi di uno Stato.

Inoltre, che tu sia cristiano, musulmano, ebreo, taoista, buddista o confuciano, in Cina troverai facilmente un luogo di culto per praticare il tuo credo, soprattutto nelle grandi città (ciò è più difficile per altre religioni minoritarie, non riconosciute come ufficiali dal governo), non so se si possa dire lo stesso dell’Italia.

Tornando alla sola fede cattolica, voglio aggiungere che il cinese lo capisco abbastanza da poter affermare che non c’è stata nessuna modifica ai testi sacri. Ho una copia della Bibbia a casa, tutti i testi sacri sono leggibili gratuitamente online, in cinese, inglese o in lingua originale, e il passo letto in Chiesa è identico alla traduzione italiana. Inoltre il Partito Comunista non è stato nominato neanche una volta, nonostante l’imminente celebrazione del centenario del Partito.

Non posso certo escludere che ciò sia avvenuto in altre chiese o in altre città, ma diffondere notizie del genere, soprattutto la bufala della Bibbia e del Vangelo modificati per renderle in linea con il pensiero del partito, non rendono giustizia al dovere di raccontare la verità dei fatti, e non aiutano il processo del dialogo non semplice fra due modi piuttosto diversi di vedere il mondo.