Il terzo stralcio del diario di bordo dei due fratelli andriesi, in viaggio fra gli indigeni del Sud America, alla ricerca di storie di cibo e resistenza

Memoria nueva dalla Bolivia. A settembre avevamo intervistato Agostino Petroni che ci aveva parlato del suo progetto: Memoria Nueva. Agostino, assieme a suo fratello Stefano e all’amico Sava, avrebbe passato 4 mesi in Sud America per girare un documentario sulla resilienza enogastronomica delle comunità indigene di Brasile, Messico e Colombia. Gli avevamo chiesto di tenerci aggiornati sugli sviluppi del loro lavoro, così è stato. Dopo il resoconto del primo mese passato in Brasile e il secondo passato in Messico, questa volta ci scrivono dalla Colombia, ultima tappa del viaggio prima del rientro in Italia.

“Cari amici,

Gabriel Garcia Marquez parla di Manaure, nel suo capolavoro Cento anni di solitudine, come il mitico “villaggio bruciato dal sale dei caraibi”. Nelle intrecciate storie della famiglia Buendia, Rebeca passa di li, affacciandosi sulle piscine colorate dai diversi stadi di estrazione del sale. Camminando poi ai margini di questo luogo pittoresco, abbiamo mangiato con i nostri occhi colori che inspirarono Gabriel a scrivere uno dei più grandi capolavori della letteratura mondiale. Sognando con i suoi racconti, ed accompagnati da una musica inebriante, Memoria Nueva ci ha portati in Colombia.

Questo è l’ultimo paese dove approdiamo per filmare il nostro progetto, e non avremmo potuto sceglierne uno migliore: quando si arriva in Colombia si viene colpiti da una vampata di felicità ed allegria inspiegabile. Sarà il calore e l’umidita nell’aria che ci ricordano di essere in un paese tropicale; sarà il sorriso sulla faccia di tutte le persone che incontrano il tuo sguardo ovunque tu sia; sarà la musica, che ti prende e ti fa vibrare con una nuova energia. Hai voglia di ballare. Siamo arrivati nella costa nord Colombia come un team unito, forte e multi-diverso, pronti ad affrontare una nuova sfida. Affrettandoci, ma lentamente.

Augustin Uriana, autorità tradizionale della comunità, ci ha ospitati per alcune settimana nella sua casa ad Ishashimana (“terra vergine”), una rancheria nel mezzo del deserto Guajiro a pochi chilometri da Manaure. Augustin e tutta la sua famiglia fanno parte dei Wayuu, un popolo indigeno che conserva la propria lingua, il wuyuunaiki, e le proprie tradizioni ancestrali. Il territorio Wayuu ha sofferto molto negli ultimi quattro anni per la totale assenza di pioggia. Anche qui l’acqua è vita, e la sua mancanza per un periodo così prolungato ha creato sofferenza e disastri all’interno di questo meraviglioso popolo. Bambini che muoiono per denutrizione, famiglie che perdono i propri allevamenti, comunità che smettono di coltivare la terra. I giornali Colombiani descrivono l’area Wayuu come un disastro, ma noi ad Ishashimana abbiamo trovato qualcosa di diverso, diverso dall’immagine comune creata dal terrore mediatico.

Il fagiolo Guajiro è stato la nostra scusa. Ci ha portati ad Ishashimana per scoprire di più sulla resilienza di questo legume legata alla cultura delle persone che lo coltivano.  Creato dall’ unione di Juyakai (essere maschile che personifica la pioggia) e Pulowi (essere femminile che rappresenta la siccità), il fagiolo è il primo sul fronte di una rinascita culturale voluta. Rita e Jhojana, sorelle di Augustin, e donne leader della comunità, supportate dai saggi consigli di Dona Viviana, figura matriarcale della comunità, guidano la rinascita di questa comunità attraverso l’agricoltura e l’educazione. Con una scuola che forma diverse centinaia di bambini che con le loro mani accudiscono l’orto creato con l’aiuto di Slow Food, le due sorelle Uriana, unite ad Augutin, vedono nella nuova generazione la speranza di continuare a tramandare la persistente identità Wayuu.

Ad Ishashimana abbiamo co-creato questo capitolo del film con la comunità: appena arrivati abbiamo coinvolto diversi bambini ed i leader della comunità in un workshop sull’empatia visuale, affinchè fossero loro con le loro idee e conoscenze a creare la trama della loro parte del film. Una esperienza unica che ci ha aperti ad un’avventura emozionante. Grazie alla cosmovisione del wayuu, ed alla sua idea di janama, ovvero condivisione, siamo entrati in un flusso denso di scoperte e lavoro. La magia del luogo ci ha avvicinato ai nostri sogni e con dolcezza ci ha guidati attraverso una storia che non vediamo l’ora di mostrarvi.

Il vento del nord ci ha portati con se a Cabo de la Vela, baia dove riposano le anime Wayuu. In questo luogo sacro abbiamo filmato le ultime immagini per Memoria Nueva. Nel luogo che rappresenta l’ancestralità, abbiamo concluso la prima parte del nostro lavoro, e ci siamo tuffati nell’oceano in una spiaggia solitaria, per lavarci dalle malattie e difficoltà che ci hanno colpito in queste ultime settimane e per concludere in modo sereno e felice questa esperienza unica. I nostri cuori sorridono, e pieni di energia siamo pronti per affrontare con determinazione le prossime fasi del progetto. Ci sediamo attorno al fuoco e con la musica di Daniel cantiamo: l’umanità è nata attorno al fuoco, raccontando storie di cultura e leggende. L’unica cosa è che ce ne siamo scordati, ci siamo scordati di alzare la testa e guardare le stelle.

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Con affetto,

Daniel, Luke, Sava, Stefano e Agostino

www.memorianueva.com


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"Andrea Colasuonno nasce ad Andria il 17/06/1984. Nel 2010 si laurea in filosofia  all'Università Statale di Milano con una tesi su Albert Camus e il pensiero meridiano. Negli ultimi anni ha vissuto in Palestina per un progetto di servizio civile all'estero, e in Belgio dove ha insegnato grazie a un progetto dell'Unione Europea. Suoi articoli sono apparsi su Nena News, Lo Straniero, Politica & Società, Esseblog, Rivista di politica, Bocche Scucite, Ragion Pratica, Nuovo Meridionalismo.   Attualmente vive e lavora a Milano dove insegna italiano a stranieri presso diversi enti locali".