Il primo stralcio del diario di bordo dei due fratelli andriesi, in viaggio fra gli indigeni del Sud America, alla ricerca di storie di cibo e resistenza

A settembre avevamo intervistato Agostino Petroni che ci aveva parlato del suo progetto: Memoria Nueva. Agostino, assieme a suo fratello Stefano e all’amico Sava, avrebbe passato 4 mesi in Sud America per girare un documentario sulla resilienza enogastronomica delle comunità indigene di Brasile, Messico e Colombia. Gli avevamo chiesto di tenerci aggiornati sugli sviluppi del loro lavoro. Ecco dunque il resoconto del primo mese passato in Brasile nel territorio Kalunga. Oggi i 3 si stanno muovendo verso il Messico alla ricerca di storie, se possibile, ancora più incredibili. Seguiranno nuove pubblicazioni.

 

“Cari amici,

Vi scriviamo dal Brasile, da Cavalcante, nello stato del Goiàs. Gli ultimi mesi per noi non sono stati facili: l’organizzazione per la partenza ci ha preso molta energia, e trovare il modo di far partire Memoria Nueva ci ha fatto capire che per far si che un progetto prenda forma bisogna crederci fino in fondo. E noi ci abbiamo creduto, e ci crediamo. Dopo aver passato un mese nel territorio Kalunga siamo estasiati di tutto quello che abbiamo vissuto ed imparato e non vediamo l’ora di trasmettere con il nostro documentario insegnamenti che possono andare oltre il nostro piccolo io ed eventualmente avere un impatto.

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Siamo in un luogo speciale, sacro. I Kalunga sono un popolo “quilombola”, formatosi circa trecento anni fa da schiavi africani sfuggiti alla cattività, provenienti da un po tutto il Brasile. Una terra ricchissima, piena di risorse naturali, e sopratutto nel mezzo del nulla, difficilissima da attraversare e da raggiungere. Per darvi un’idea , nel territorio Kalunga grande quanto una Svizzera e mezza vivono circa quattro mila persone. La settimana scorsa per arrivare da una valle della comunità ad un altra, abbiamo camminato per undici ore, attraversando una catena montuosa e una parte più desertica, evitando serpenti mortali e boa di tre metri che per fortuna avevano appena mangiato, in tutto percorrendo quarantacinque chilometri.

Abbiamo bisogno di digerire le sensazioni che abbiamo vissuto prima di poterle esprimere propriamente in parole, ma speriamo di trasmetterle ancora meglio con il nostro lavoro finale, con il nostro documentario. I Kalunga dopo essere scomparsi dal mondo, per vivere in pace, per avere una vita dignitosa in armonia con uomini e natura, ora si stanno riavvicinando al mondo, stanno esistendo di nuovo. Hanno una cultura agricola e gastronomica che ha permesso loro di vivere in armonia con il luogo che li ha ospitati per secoli, e devo dire che è stato un onore conoscerla più a fondo. Hanno dei leader coraggiosi che oggi si stanno battendo affinchè le nuove generazioni non abbandonino la loro identità e la loro cultura. Vogliono far arrivare luce e telefono nelle case delle famiglie Kalunga, si, perchè la quasi totalità della popolazione sopravvive senza.

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Abbiamo conosciuto la loro regione e vissuto con le loro famiglie, che a cuore aperto ci hanno ospitato nelle loro case ed insegnato a lavorare la loro terra. Seguendo il flusso di quello che ci succedeva abbiamo aiutato la comunità a montare un’antenna in cima ad una montagna (una impresa veramente eroica) per cercare di dare comunicazione a famiglie che a più di cento chilometri di distanza dal primo centro abitato non hanno modo di comunicare con il mondo esterno, neanche in caso di necessità o pericolo. Erano le prime antenne di prova. Funzionano. Ora cercheranno altri fondi per consegnare nelle mani di questo popolo un mezzo di comunicazione proprio, che non dipende da nessuno, senza padroni. Per loro comunicazione significa libertà, significa rinforzare la loro culture, significa unità, significa vita.

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Con tante ore di filmati, di meravigliose ricette, di profumi veri, di ore sudando sotto il sole per pulire un pezzo di terra, di sorrisi davanti ad un gustoso piatto di riso e fagioli, di Stefano che si abbuffa di manghi, di Sava che inizia ad esser felice di dormire in tenda e di incontri con tante persone speciali, siamo pronti a partire per il Messico ed immergerci nella prossima comunità: fino ad inizio Dicembre saremo nella regione Quintana Ro, seguendo le orme di antiche comunità Maya.

Continuate a seguirci, cercateci su Facebook dove continuiamo a condividere alcune delle nostre fotografie e pensieri, e scriveteci se vi fa piacere.

Senza di voi oggi noi non saremmo qui, sotto un albero di mango che ci protegge dal sole cocente nel cuore del Brasile per raccontare al mondo storie incredibili di resilienza. Quindi vi ringraziamo e continuiamo a dare il nostro meglio.

Un abbraccio a tutti,

Sava, Stefano & Agostino”

Memoria Nueva

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"Andrea Colasuonno nasce ad Andria il 17/06/1984. Nel 2010 si laurea in filosofia  all'Università Statale di Milano con una tesi su Albert Camus e il pensiero meridiano. Negli ultimi anni ha vissuto in Palestina per un progetto di servizio civile all'estero, e in Belgio dove ha insegnato grazie a un progetto dell'Unione Europea. Suoi articoli sono apparsi su Nena News, Lo Straniero, Politica & Società, Esseblog, Rivista di politica, Bocche Scucite, Ragion Pratica, Nuovo Meridionalismo.   Attualmente vive e lavora a Milano dove insegna italiano a stranieri presso diversi enti locali".