Ritenuto un sovversivo o addirittura un terrorista, fu il patriota per eccellenza, dimenticato dalla sua patria

“Gli uomini liberi, Sire, in Italia son molti; hanno pur potenza, confessatelo, di farvi tremare sul trono: hanno potenza di rovesciare tutti quei troni che non s’appoggiano sulle baionette straniere. Caddero, Sire, ma voi sapete il perché: caddero traditi, venduti, perché lottavano co’ governi, e combattevano coll’armi de’ generosi, e colla innocenza della virtù, mentre i governi pugnavano coll’oro, colle seduzioni, colla perfidia, coll’arti inique del delitto nascosto. Caddero perché mancanti di capi che reggessero coll’influenza d’un nome l’impresa, e la facessero legittima agli occhi del volgo. Or che sarebbe quando tutti gli ostacoli si mostrassero calcolati ed aperti, quando essi non avessero a contrastar col potere, bensì a riunirsi con esso? Che sarebbe quando tutti vi si annodassero intorno, quando tutti usassero la loro influenza a pro vostro, quando tutti vi cacciassero a piedi le loro vite per pagarvi del beneficio d’aver creata un’idea sublime, d’aver somministrato all’universo un nuovo tipo di grandezza, la virtù sul trono? Sire! a quel patto noi ci annoderemo d’intorno a voi: noi vi proferiremo le nostre vite: noi condurremo sotto le vostre bandiere i piccoli stati d’Italia…”

È il giugno del 1831. A Marsiglia, dove vive in esilio, un ragazzo scrive di suo pugno questa lettera a Carlo Alberto di Savoia, da poche settimane re sabaudo di Sardegna. L’autore della famosa missiva si firma “un italiano”, il suo obiettivo è convincere il re a realizzare, finalmente, uno stato italiano unitario. L’italiano in questione si chiama Giuseppe Mazzini, all’epoca appena ventiseienne ma già animato da ideali quali giustizia e libertà, ma soprattutto profeta e sognatore di un’Italia finalmente unita e repubblicana.

Mazzini scriveva e operava per l’unità d’Italia da esule, o profugo potremmo dire. A soli venticinque anni fu arrestato a Savona. Rilasciato, fuggì in esilio a Marsiglia dove fondò la Giovine Italia, movimento politico avente come obiettivo un’Italia unita guidata da un governo repubblicano. I sogni di Mazzini sembrarono realizzarsi con l’ascesa al trono di Carlo Alberto di Savoia, in lui Mazzini vedeva il possibile unificatore della penisola italiana ma, nonostante la famosa lettera firmata “un italiano”, Carlo Alberto deluse le sue aspettative.

Ritenuto un sovversivo o addirittura un terrorista, continuamente in fuga, condannato ripetutamente per cospirazione, sulle sue spalle pendevano due condanne a morte. Nonostante abbia vissuto quasi sempre lontano dall’Italia per evitare la reclusione, Mazzini è stato il primo vero patriota italiano e pensatore europeo, le sue idee di “Stati Uniti d’Europa” dove regnassero pace, solidarietà e cooperazione saranno poi riprese dai Padri Europei un secolo dopo.

Ardente come un apostolo, astuto come un ladro, infaticabile come un innamorato“, cosi lo definisce Von Metternich, cancelliere austriaco.

Il brigante italiano di nome Giuseppe Mazzini ha procurato allo statista asburgico più fastidi di Napoleone e dello zar di Russia, tutto nel nome di quell’Italia unita, sogno e ragion di vivere per Mazzini, “una mera espressione geografica” per Metternich.

“Il martirio per un’Idea è la più alta formula che l’Io umano possa raggiungere per esprimere la propria missione… gli italiani sanno morire… hanno convalidato in tutta Europa che un’Italia sarà“.

I Moti mazziniani, le insurrezioni provocate in molti stati italiani dai seguaci di Mazzini nel decennio 1830-1840, quasi sempre fallirono. Considerati dei terroristi e dei sovversivi, i discepoli di Mazzini non ottennero nessun risultato e lo stesso patriota fu accusato di mandare ragazzi a morire senza peraltro poter intervenire direttamente poiché esule all’estero. Ma, pur se all’apparenza inutili, le idee e i moti ispirati da Mazzini suscitarono in molti giovani italiani l’Idea di patria e unità che sarà alla base di quell’epoca fantastica e romantica che fu il Risorgimento italiano.

Il Risorgimento incominciò grazie a Mazzini, la cacciata degli stranieri, pur se solo sotto l’aspetto ideologico, si deve a colui che nella lettera a Carlo Alberto si definì “un italiano”, ma che poi rifiutò il seggio di deputato per non dover giurare fedeltà allo Statuto Albertino.

Come spesso accade ai grandi personaggi italiani, Mazzini fu abbandonato dalla sua patria. Colui che visse per un sogno, il primo patriota italiano e pensatore europeo, l’apostolo del Risorgimento finì dimenticato negli ultimi anni della sua vita. Le sue idee politiche di giustizia e libertà, i suoi proclami instancabili di unità per l’Italia ce lo ripresentano oggi, che l’Italia è stata fatta, come il patriota, l’italiano per eccellenza, colui che poco combatté con le armi, ma risvegliò le coscienze con le sue idee.

Il mare la ricinge quasi d’abbraccio amoroso ovunque l’Alpi non la ricingono: quel mare che i padri dei padri chiamarono Mare Nostro. E come gemme cadute dal suo diadema stanno disseminate intorno ad essa in quel mare Corsica, Sardegna, Sicilia, ed altre minori isole dove natura di suolo e ossatura di monti e lingua e palpito d’anime parlan d’Italia”.

Il sovversivo e rivoluzionario Mazzini dedicò questi versi alla sua patria Italia, parole per quel Paese da cui lui, per troppo amore e per un sogno, fu quasi sempre costretto a viver lontano.