La famosa attrice americana in un’intervista a tutto campo in occasione della sua visita a Roma per il Festival del Cinema

Meryl Streep è bellissima, dall’alto dei suoi sessantasette anni. È alla Festa del Cinema di Roma per presentare il suo ultimo film, Florence Foster Jenkins diretto da Stephen Frears, storia di una donna che sogna di diventare una cantante d’opera pur avendo una voce terribile.

Florence viene protetta dalle critiche da suo marito (Hugh Grant nel film, ndR), Meryl ammette di non leggere critiche o recensioni a proposito dei suoi lavori.

“Ho l’obbligo di smontare l’edificio del mito che mi è stato creato attorno. Quando arrivo sul set sono tutti spaventati dall’idea di lavorare con me, soprattutto gli attori più giovani. Ma poi si comincia: e io perdo le battute come chiunque altro, allora il clima generale si fa più rilassato, si rendono conto che forse non sono poi così brava!” Fa una risatina spiritosa, quasi imbarazzata. “La maturità ti permette di migliorare – devo dirlo anche perché non sono più giovane! – ma il cinema ha per me lo stesso valore di quando ho cominciato, la stessa importanza, le stesse emozioni” dice, lei che del cinema ha fatto la sua vita. Tutti i personaggi che ha interpretato, con la sua particolare intensità, meritano un posto: “Devo raccontare delle donne che rappresento, è mio dovere difendere le loro storie”.

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Parla anche di cinema italiano. Apprezza Alba Rochwacher – “Penso possa fare tutto” – attrice tra l’altro molto simile a lei sul piano estetico. Inoltre, da membro della Giuria alla scorsa Berlinale, Meryl Streep ha sostenuto con forza la scelta della consegna dell’Orso d’Oro a Fuocoammare, il documentario di Gianfranco Rosi sulla viva realtà degli sbarchi di migranti a Lampedusa. “È una storia che ci fa svegliare, che affronta l’orrore in maniera umana, come dovrebbero essere affrontare i problemi della vita e del mondo: un piede dentro e uno fuori. È un film unico, che può aspirare all’Oscar, e continuerò sempre a sostenerlo.”

Meryl Streep è colei che ha ridato speranza alle donne che fanno questo mestiere, la speranza di poter aspirare a una carriera più longeva, oltre i quarant’anni, quando la giovinezza sfiorisce ma al suo posto crescono esperienza, fascino, consapevolezza. “Resterò devota alla mia professione e darò sempre il mio meglio, fino a quando continueranno a scritturarmi!”

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Le viene chiesto se ha mai pensato di passare dietro la macchina da presa, risponde divertita: “No, anche se alcuni registi direbbero che l’ho già fatto! Ma amo recitare, è un lavoro che potenzia la tua soggettività, e io ho sempre voluto farlo, fin da bambina. Guardavo mia nonna, e ricordo che avrei voluto imitarla, essere come lei. Penso sia stato l’inizio di qualcosa, questa curiosità: e questo mestiere ti permette di trasformare l’immaginazione in esperienza”. Un tema caro all’attrice, quello dell’immaginazione. Il cinema, d’altro canto, è immaginazione. E Meryl riflette: i film sono illusione, e abbiamo bisogno dell’illusione per vivere. Perché l’illusione è bellezza. Immaginatevi se esistessero solo i documentari…