
La formula magica che svela il senso della vita non è nel Pi greco
L’uomo delle caverne dipingeva le pareti delle stesse, probabilmente per ospitare primitivi riti religiosi, non certo per lasciare postumi messaggi: la sacralità del quotidiano e il rispetto dell’ignoto.
Nell’universo giganteschi buchi neri fagocitano stelle, ce ne sono 10 miliardi di miliardi, la bellezza, e vomitano gas, il nulla. L’origine della vita è legata probabilmente alla teoria del colpo di fortuna chimico. In ogni seme di vita esiste l’imprevedibile e quest’ultimo è fratello del libero arbitrio che è nemico delle coscienze, è scala faticosa per un giusto comportamento umano e discesa facile per l’errore.
Una bambina di due anni è morta uccisa da un proiettile che è diventato vagante solo dopo essere stato esploso: era in un furgone che in Olanda non si è fermato ad un posto di blocco e la polizia ha sparato durante l’inseguimento. Sono le prime indiscrezioni che trapelano e potrebbero essere smentite.
Un’altra bambina di un anno è morta chiusa, dimenticata in una vettura, in un parcheggio da un genitore recatosi a lavoro: anche la più mediocre delle intelligenze osserverebbe il silenzio, astenendosi da commenti.
Non si può calcolare il margine di rischio cui è soggetto ognuno di noi con il Pi greco, nello stesso e nei numeri infiniti che seguono la sua virgola non si cela la formula magica che svela il senso della vita. Ma è facoltà e fatica dell’uomo voler trovare senza risultati l’acqua nel deserto. Il caso, il tempo, l’intruglio che chiamiamo destino a volte conserva altre spazza via, crea e rottama esistenze senza un senso preciso.
È difficile, esercitando la propria sapienza, gestirsi i buchi neri generati dalla stanchezza e dallo stress che inghiottono attimi senza alcuna remora.
È ancora più arduo capire perché uomini inseguano altri uomini, li bracchino, li considerino diversi e criminali a tal punto da abbatterli senza che vi sia una proporzione tra offesa e difesa della vita stessa.
Il Vangelo suggerisce che non si cerca tra i morti colui che è vivo.