di Farhad Bitani
È un libro autobiografico del giovane Farhad Bitani, ex capitano dell’esercito in Afghanistan che decide di abbandonare la sua carriera militare, il suo Paese, per fare ritorno in Italia e impegnarsi come mediatore culturale per promuovere un dialogo di pace e di incontro multiculturale.
Nel suo racconto ci presenta l’Afghanistan senza filtri e senza edulcorare alcun episodio. Per questo motivo pagina dopo pagina la lettura si fa a tratti molto difficile e dolorosa per l’efferatezza perpetrata sul popolo afghano dai gruppi (mujaheddin, talebani) che, di volta in volta, detengono il potere.
L’Islam viene asservito alle leggi di un io egotista ed egoista, avido di ricchezze e attratto dai più biechi desideri umani, da qui il fondamentalismo che ha snaturato e non ha rispettato le reali lezioni del Corano.
Le parole del nonno riecheggiano nella sua mente soprattutto quando il giovane Fahrad si troverà a vivere la realtà italiana e a conoscere meglio le persone attorno a lui, gli occidentali additati come “infedeli”.
“Tutte le cose belle, le virtù dell’Islam, le trovi in Europa. Vedi, Farhad, nei paesi europei i diritti umani sono rispettati, i poveri sostenuti e aiutati”.
Nonostante gli orrori a cui era stato abituato sin da bambino il “punto bianco” del suo cuore(l’insegnamento della sua mamma che non lo abbandonerà mai) gli impedirà di cedere alla barbarie a cui vogliono costringerlo.
Un libro da leggere assolutamente se si vuole davvero comprendere la reale situazione di un popolo allo stremo e di come non sia l’Islam la causa di tutti i mali, ma il fondamentalismo professato da uomini che hanno perso la loro umanità annegata nella violenza più spietata e nel lusso più estremo.