“Mosaico” è il nuovo romanzo dello scrittore romano Stefano De Sanctis, pubblicato da CTL Editore. Il libro tratta del percorso di un figlio alla ricerca di un padre assente e, come in un puzzle, dovrà mettere insieme i pezzi per vedere, forse, l’intero.

Ciao, Stefano. Cosa spinge Giulio a voler ricostruire il puzzle relazionale con suo padre?

Ci sono due circostanze occasionali che innescano il bisogno di approfondimento: Giulio, trent’anni, va in crisi per un brutto episodio relativo alla relazione con la compagna Aurora e, per deviare la propria attenzione, va a scartabellare fra vecchie foto; ne incontra una, bambino, con il padre, che gli fa provare una forte emozione che non riesce però a ben identificare.

Inoltre, il padre, che lo chiama regolarmente ogni due o tre settimane, è più di un mese che non si fa vivo.

È l’occasione buona per mettersi alla ricerca di questo padre che è sempre stato poco presente e di cui si renderà conto, strada facendo, di sapere davvero poco.

Perché, a tuo parere, risulta difficile individuare i punti di criticità nel rapporto genitori/figli?

Non so quanto possa essere difficile individuare questi punti di criticità, penso dipenda dalle diverse situazioni reali.

Nel caso della famiglia di Giulio, il padre Ulderico ha lasciato la moglie Ezia ma ha cercato di mantenerla emotivamente agganciata, di norma assente, ma capace di presentarsi in qualsiasi momento a sua discrezione, fare lo splendido con il figlio per poi sparire di nuovo.

Perciò, qui il punto di criticità è facile da individuare: la non assunzione di responsabilità da parte del padre.

Nel gioco dei ruoli, quale posizione dovrebbero assumere padre e madre nei confronti di un adolescente?

Secondo me i genitori non dovrebbero avere “ruoli”, se non quello di persone che si prendono cura dei figli nelle varie fasi della loro crescita. E che li rispettano.

Fondamentale credo sia il fatto che i genitori siano solidali fra di loro e che ai figli arrivi un’unica voce.

Nel caso di Giulio tutto il carico educativo è rimasto sulle spalle della madre Ezia che, da adolescente ribelle e immusonito, lo ha fatto seguire da uno psicoterapeuta, il quale gli proporrà di ricostruirsi le parti mancanti della figura paterna con un mosaico – da qui il titolo del romanzo – delle persone significative della sua vita.

Durante le vicende, a tratti avventurose, fra un kibbutz in Israele e le cascate del Niagara, Giulio scoprirà un padre talmente diverso da dover sostituire molte delle tessere di quel mosaico.

A chi dedichi “Mosaico”?

Mosaico è dedicato ai miei due figli e ai loro tre figli.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.