
Duplice presentazione, al “Nuzzi e alla Biblioteca Comunale, del libro di Simone Giorgi, venerdì 25 novembre
“Matteo Stella non era solo semplice, ragionevole, affettuoso. Matteo Stella voleva essere semplice, ragionevole, affettuoso. La gente pensa che essere miti sia una fortuna, beato lui, non si arrabbia mai. La gente non capisce nulla. Essere miti è uno sforzo senza pari”.
(da “L’ultima famiglia felice”)
Il nucleo tematico de L’ultima famiglia felice (Einaudi 2016), opera prima di Simone Giorgi, è costituito dal sistema di relazioni che uniscono o contrappongono i componenti di un’agiata famiglia della borghesia romana, i genitori Matteo ed Anna, i figli Eleonora, studentessa modello al penultimo anno di liceo classico, e Stefano, che frequenta senza entusiasmo e con scarso impegno l’ultimo anno delle medie, rischiando la non ammissione agli esami.
Il contesto socio-economico si connota per l’assenza di difficoltà di qualsiasi tipo: lo status symbol più macroscopico è rappresentato dalla casa, ubicata nel quartiere di Monteverde Vecchio, arredata con gusto e dotata di un’ampia terrazza, dalla quale non solo è possibile individuare ed ammirare eclissi e costellazioni nelle notti serene, ma godere anche lo splendido panorama di Roma. Ad assicurare la condizione di benessere contribuiscono la professione di Matteo, architetto software di alto livello impiegato presso la Provincia, e, in particolar modo, l’occupazione di Anna, che ha creato dal nulla e gestisce con successo un’agenzia pubblicitaria.
La mancanza di dialogo tra i genitori sull’educazione dei figli, che implica la necessità di fissare e condividere regole relazionali all’interno ed all’esterno del nucleo familiare; l’impegno a tempo pieno di Anna nel lavoro e, al contrario, i margini di flessibilità di cui dispone Matteo, consentendogli di provvedere alle necessità della casa e della famiglia, compresa la preparazione dei pasti; soprattutto i tratti antinomici del carattere e della personalità dei due rendono problematici e complessi i rapporti tra di loro e con i figli.
Matteo è un uomo mite, disponibile verso tutti, comprensivo, tollerante; incapace di reagire in maniera dura e decisa anche nelle circostanze in cui viene offesa la sua dignità di professionista, di padre, di marito; pronto ad ingoiare i rospi più indigesti, pur di non incrinare l’equilibrio fittizio che ha creato intorno a sé. Le modalità di interfacciarsi con gli altri sono ispirate a garbo ed affabilità, nonostante Stefano gli abbia dichiarato guerra ad oltranza collocando sulla porta della camera il cartello “papà qui non può entrare”e lo sfidi persino durante la notte, quella datata 12 dicembre 2003, facendo rimbalzare contro il muro una pallina da tennis e mandando in frantumi i doppi vetri della finestra; nonostante la moglie sia stufa dei suoi atteggiamenti remissivi e lo tradisca palesemente con il socio in affari; nonostante Eleonora sia combattuta tra sentimenti opposti, ammirazione e pietà, se non, a tratti, vergogna di avere un padre come il suo; nonostante il miglior amico, Piero, approfitti di una sua svista nel software elaborato per la Provincia per soffiargli una promozione di carriera.
Il fatto è che Stefano rimane saldamente e nostalgicamente ancorato ad un passato sereno e felice, nel quale i legami con i figli sono ispirati a confidente abbandono e i rapporti con Anna sono caratterizzati dalla complementarietà dei ruoli, dalla complicità e dall’intesa operativa. Lui non vuole e non riesce a prendere atto dei cambiamenti che sono intervenuti; si rifiuta di accettare la realtà dei fatti, agendo e reagendo, di volta in volta, come sarebbe logico, di fronte alle situazioni che esulano dalla normalità abitudinaria e dalle consuetudini quotidiane; sul presente, opaco e triste, nella sua mente, prevale il passato gioioso ed affettivamente rasserenante.
Non è un caso che nell’opera, grazie al lavoro di dosaggio e di calibrata costruzione del testo da parte dell’autore, si alternino e si rincorrano i due piani temporali, allusivi del prima e del dopo, in cui la linea di demarcazione si identifica con la rottura del vetro che veicola, pertanto, una doppia valenza, reale e metaforica. Da quel momento tutto precipita verso la catastrofe; i nodi irrisolti vengono al pettine; la dimensione temporale si chiarisce nitidamente agli occhi di Matteo nella scena della verità, carica di violenza verbale, tradotta nello scambio di reciproci insulti ed accuse tra Eleonora e Stefano, e di violenza fisica, espressa nello scambio di uno schiaffo e di un “pugnetto” tra i due, mentre Anna inutilmente invoca la calma e l’intervento del marito. Di fronte all’offesa perfida rivolta dal fratello alla sorella, Matteo, sconfessando se stesso, molla un ceffone, che colpisce Stefano in pieno volto, e finalmente fissa i paletti normativi che tutti attendevano da tempo: la ragazza non potrà uscire senza la sua autorizzazione e il fratello dovrà restituire immediatamente la sciarpa della Roma che ha sottratto ad un compagno.
La scena finale focalizza Stefano, che, investito da un’automobilista di passaggio durante la fuga precipitosa da casa, è disteso a terra; Anna, china sul figlio, impotente e in preda alla disperazione; Matteo, chino anche lui sul figlio, mentre gli sorregge la testa; ancora Stefano che lo chiama papà con un tono di voce implorante e finalmente riappacificato. Come in una tragedia greca, alla catastrofe segue la catarsi e la rappresentazione del gruppo sembra evocare il ripristino dell’equilibrio infranto e la ricomposizione dell’unità familiare, lasciando, al tempo stesso, ai lettori la libertà di definire l’epilogo del racconto.
Apprezzabili sono, nel romanzo di Simone Giorgi, la capacità di calibrare sapientemente contenuti e tonalità alternando pagine di scavo interiore e di flash back con dialoghi secchi ed incisivi, dal taglio quasi cinematografico, finalizzati all’approfondimento della psicologia dei personaggi, nonché la varietà dei registri linguistici e del lessico, incluso quello specifico oggi adottato dagli adolescenti e dalle giovani generazioni.
Simone Giorgi presenterà il suo libro ad Andria, il prossimo 25 novembre: al mattino, ore 9.30, presso l’auditorium del Liceo Scientifico “R. Nuzzi”; al pomeriggio, ore 18.00, presso la Biblioteca Comunale “G. Ceci”. Entrambi gli incontri saranno moderati dal prof. Paolo Farina.
La giornata è frutto del lavoro di rete tra il “Centro Orientamento don Bosco”, l’Ass. “Ret’Attiva”, la Fondazione Con il Sud, il Liceo Scientifico “R. Nuzzi”, il Punto Einaudi di Barletta.
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Simone Giorgi – L’ultima famiglia felice
240 pag., 18,00 € – Einaudi 2016
ISBN 9788806224479
A te, Paolo, rivolgo un ringraziamento sentito per una pluralità di motivi: per la sensibilità che sempre manifesti nei confronti dei temi socio-educativi, per la disponibilità tua e della scuola in cui insegni e in cui ho insegnato a fare rete, per la completezza delle informazioni che accompagnano,questa volta, come sempre, la pubblicazione del testo e, infine, per aver messo a punto il profilo riguardante la mia persona. Ti auguro di diventare preside ( termine che preferisco a “dirigente scolastico”), senza modificare le caratteristiche della tua personalità.
Troppa grazia! Ma grazie!