
Attore eclettico e personalità da vendere. Matteo Taranto si sta imponendo al grande pubblico con un talento straordinario che, attraverso le innumerevoli interpretazioni dalle mille sfaccettature, sta riscuotendo enorme successo anche a livello internazionale:
Ciao Matteo. Nonostante il tuo nome sia noto al pubblico cinematografico internazionale, ha fatto clamore, a livello locale, la tua performance recitativa a contorno dell’omaggio a Ennio Morricone che l’Ensemble Simphony Orhestra ha regalato nella splendida cornice di Trani. Quanto è difficile trasformare in prosa teatrale note e monologhi di capolavori come “Giù la testa”, “Mission”, “Nuovo Cinema Paradiso”, “C’era una volta in America”, “The Hateful Eight” e tanti altri?
La complessità di trasformare in prosa monologhi che hanno scritto la storia del cinema è la stessa che affronto ogni volta che salgo su un palcoscenico cercando con la massima umiltà di risultare credibile ed efficace maneggiando con cura parole scritte da altri. L’attore non è che un portavoce disposto ad annullare totalmente se stesso in funzione delle indicazioni del testo, del regista e del ruolo da presentare. Io non mi limito a leggere, da quello che si è potuto vedere nella splendida cornice di Trani, mi diverto ad interpretare e reinterpretare personaggi che ho amato e odiato alla follia augurandomi di aggiungere valore al lavoro dell’Ensemble Simphony Orchestra diretta dal talentuoso Loprieno. Il maestro mi ha lasciato carta bianca sulla scelta dei testi da inserire durante il concerto fidandosi del mio lavoro di interpretazione e adattamento; e allora quale migliore occasione per un attore confrontarsi con storici monologhi avendo la fortuna ogni volta di essere accompagnato emotivamente da circa quaranta eccellenti elementi. Il regalo più grande lo fanno loro a me ogni sera con la magia dei loro strumenti.
Diretto da registi del calibro di Ferzan Ozpetek, Enrico Oldoini, Alessandro Gassman e, addirittura, Sam Mendes, in “007 – Spectre”, la tua abilità attoriale si è distinta nel ruolo del cattivo nella fiction “Il Commissario Montalbano”. Credi che la compenetrazione nei vari personaggi, enunciata dal Metodo Stanislavskij di Lee Strasberg, sia ormai anacronistica o goda ancora di una certa attualità?
Personalmente nutro grande rispetto sul metodo Stanislavskij che ho studiato, Strasberg piuttosto che Diderot, Fersen o Le Coq, non credo siano anacronistici ma non li considero finiti. Un attore ha il dovere di aggiornarsi costantemente confrontandosi con la ricerca, non limitandosi a dogmi precostituiti ma essendo capace di mettere se stesso in discussione mantenendo totale apertura verso nuove proposte di lettura. Detto ciò non credo esista un metodo migliore di altri per arrivare ad essere credibili sulla scena ma ogni attore o attrice ha il dovere di trovare il metodo più affine alle proprie capacità per poter lavorare al meglio.
Da attivista con Amnesty International a testimonial di giovani paratleti delle Special Olympics, il tuo impegno sociale sciorina sfaccettature importanti. Che apporto può dare una celebrità alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica?
Le celebrità, quelle vere, non certo me anche se provo a dare supporto e voce a chi non ne ha, hanno una responsabilità enorme nel veicolare pensieri, parole, azioni rilevanti. Il potere mediatico che passa attraverso i social, la tv, oggi più che mai entra nel quotidiano di ogni singolo individuo. Ognuno di noi, almeno una volta al giorno vede, ascolta, critica, talvolta condivide video o frasi di personaggi famosi, e in tempi di fake news, opinionisti e tuttologi allo sbaraglio è oggi più che mai necessario che i possessori di alte competenze, professionalità e grande seguito di pubblico avvertano il dovere morale di lanciare messaggi precisi, importanti, istruendo i giovani e la comunità tutta. C’è fame di sapere e di cultura in Italia e nel mondo.
Progetti futuri?
In attesa di ricevere conferme su un nuovo importante progetto televisivo, coordino la commissione tecnico scientifica incaricata di costruire la stagione di prosa classica e teatro ragazzi del Teatro Civico della Spezia; numerosi sono gli impegni legati a questa attività ed in particolare mi batto affinché il teatro entri a far parte della quotidianità dei giovani proponendo molte attività in fase di allestimento degli spettacoli dove i ragazzi, in base all’indirizzo scolastico, hanno la possibilità di entrare a teatro e seguire il lavoro degli operatori del palco, di professionisti all’opera, che siano elettricisti, scenografi, fonici o attori e registi. Credo il teatro sia un grande cantiere che offra molte opportunità non solo di lavoro ma di salvezza dell’anima.