
Che possano volare oltre ogni soffocante ideologia
Cara donna musulmana, ti ammiro con orgoglio libero mentre coltivi te stessa nel coraggio doppio che ti è richiesto per scivolare oltre i pregiudizi della gente. Cara donna musulmana, le tue grazie ondeggiano sul tuo sorriso mentre ridi e scherzi con le amiche; mentre vai a prendere la metro, dove i più si calano in un ruolo depersonalizzato per custodire ed inseguire la propria realtà quotidiana, in giro per i luoghi del da-fare.
Libere e laiche le tue curve scivolino oltre le proiezioni culturali che dall’Occidente abbiamo nel far di tutte le erbe un unico fascio. I tuoi sguardi sexy sono come fiori che si schiudono sul respiro attraverso il naso curioso e le grandi o piccole labbra che si aprono e chiudono, a seconda della tua libera volontà di essere, di fare, di apparire, a seconda della tua voluta libertà di parlare.
Cara donna musulmana libera e laica, gli accessori che rendi sexy-chic plasmano liberamente le tue estetiche autodeterminazioni. Oltre i meccanismi aprioristici dei prodotti e antiprodotti delle origini che ognuno ha, pulsa veemente l’individuale libertà. E allora i tuoi accessori sexy e chic divengono il prodotto in divenire della tua personalità all’arrembaggio. Essi si fanno per noi le bandiere mai stanche che uniscono la grandiosità dell’Oriente alla maestria razionalistica del nostro Occidente, ed ancora ogni nord ed ogni sud relativizzabile del mondo, al di là del luogo e della famiglia in cui il caso ti ha dato i natali.
L’antico filosofo greco Parmenide, originario della Magna Grecia eleana, diceva che “Mai sarà dimostrato che esista ciò che ‘non è’: tieni lontana la mente da questa via di ricerca, vezzo di molto sapere non t’induca su questa strada, a mettere in opera occhio accecato, orecchio rombante, lingua, razionalmente valuta invece la sfida polemica da me proferita. Allora di via resta soltanto una parola, che ‘è’. Su questa ci sono segnali molteplici, che senza nascita è l’Essere e senza morte, tutto intero, unigenito, immobile, ed incompiuto mai è stato o sarà, perch’è tutto insieme adesso, uno, continuo” (traduzione di G. Cerri).
Caro genial Parmenide, nel tuo monismo assoluto in cui i piani del c.d. fisico e del c.d. metafisico non sono separabili in quanto non costituiscono un mero a-priori scientifico come invece inizierà ad essere secondo la filosofia a te successiva, io voglio rompere la metafisica attraverso il pragmatico piano della socialità fatta di individui che si appercepiscono e si percepiscono vicendevolmente, che si dinamicizzano incessantemente.
Care donne musulmane che libere e laiche vi sentite oltre i dettami stanchi d’ideologie oscurantiste, non fatevi trovare mai indimostrabili a voi stesse, tenete vicina a voi la sempiterna via della ricerca, curando il vostro io libero. Lasciatevi illuminare dalla vostra libertà sapientemente conquistabile. E prendete i miei come consigli, giacché di verità non mi occupo nella vita bensì di ciò ch’è relativo e sempre confutabile. Fate rombare i motori dei vostri cervelli nei corpi vostri liberi, liberi di esprimere le vostre sensualità ondeggianti. Non permettete mai di farvi aprire o non aprire le labbra.
Sentitevi plurigenite dalla vita che v’ha fatto libere, con degli io-vaganti in compagnia, sulla via della socio-individualità, affrancate, unibili, insieme. Sexy se e per come volete essere e apparire, libere a prescindere nel decidere il vostro avvenire: oltre i pregiudizi di un’ideologia nazislamista stringente, oh donne musulmane, oltre i pregiudizi della gente.