
Il neo Vicepresidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche della BAT, Nico Tortora, ci illustra la situazione Covid ad Andria
Ciao, Nicola. Dove finisce l’onore ed inizia, invece, l’onere di essere stato da poco eletto Vicepresidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche della BAT?
In realtà non so se si tratta di oneri ed onori, di certo i nostri colleghi ci hanno dato un mandato. Un mandato che porta con sé la responsabilità per la tenuta della professione nel nostro territorio e non solo, la responsabilità di rappresentare tutti gli infermieri della sesta provincia pugliese seguendo eventuali problematiche – che ci sono eccome – e risvolti futuri per la professione stessa. Curare i rapporti con le istituzioni e soprattutto con i cittadini che sono l’unico – assieme ai colleghi stessi – ed imprescindibile soggetto a cui l’ordine si presta. Personalmente invece, questa è un’avventura cominciata un po’ di anni fa, abbiamo costruito nel tempo una squadra ed una classe dirigente omogenea che ora si è anche rinnovata in parte, che lavora sul campo e che guida la professione. È un lavoro continuo e quotidiano.
La definizione di “eroi”, probabilmente inflazionata in questo periodo, non rischia, a tuo parere, di sminuire la professionale dedizione che, a prescindere dal Covid, voi infermieri mettete, da sempre, nel vostro lavoro?
Qui, se mi permetti, esco dalla veste istituzionale. Credo che la storia degli eroi in realtà possa far piacere, ti fa sentire apprezzato e valorizzato. Ma è effimero ed è in sostanza retorico: per anni, se non decenni, la nostra professione non ha mai subito, se non sulla carta con molti oneri e pochi onori, valorizzazioni tangibili che siano economiche o nell’essere presenti nelle reti decisionali in materia di salute. Tornando in veste istituzionale, la salute si difende, ma la si fa anche. Siamo quasi mezzo milione in Italia e rappresentiamo più del 60% della forza lavoro sanitaria, quindi, viene scontato capire chi poi ci mette le mani nella presa in carico dei pazienti. Purtroppo, o forse per fortuna, questa pandemia, anche nella seconda ondata che stiamo vivendo, ha messo a nudo tutti i punti deboli del sistema: ora ci accorgiamo che mancano infermieri? Noi lo sapevamo, lo abbiamo segnalato ogni qual volta servisse ricordarlo. Gli infermieri devono essere ovunque si faccia sanità ed ovunque la sanità si organizzi. Questo è anche il senso del nostro percorso ordinistico.
Come sta affrontando l’Ospedale Bonomo di Andria l’emergenza Coronavirus?
Su questa questione francamente non è che ci sia da aggiungere altro a quello che già sappiamo, che i media raccontano, che le istituzioni ed operatori affrontano. La situazione è complicata ed è molto seria. Si lavora senza sosta e senza tregua per affrontare al meglio questo delirio sanitario: gli infermieri ci sono ed assieme ai cittadini bisogna resistere ed affrontare assieme la situazione. Mi autocondanno per retorica, me è cosi se vi pare.
Al di là di quanto già stato detto e raccomandato, qual è il consiglio più spassionato che sentiresti di dare ai giovani andriesi per scongiurare contagi?
Guarda, una delle prerogative della professione è la tutela della salute e quindi della prevenzione. Ad esempio, nello scorso mandato abbiamo organizzato gratuitamente nelle scuole dell’infanzia un progetto che aveva il fine di informare genitori ed insegnanti sul primo soccorso e disostruzione delle vie aeree nel lattante e bambino. Quindi anche per la pandemia da Covid la nostra parte la faremo e la continueremo a fare. I consigli sono semplici e sono i soliti: mascherina, igiene delle mani e distanziamento sociale. Il virus non risparmia nessuno e soprattutto mette in ginocchio tutto il sistema che serve anche a prendersi cura di altri problemi di salute. Quindi nessuna paternale, ma solo seguire semplici regole per il bene di tutti. Per il bene della comunità: questo è un valore essenziale da conservare.
Progetti futuri?
Il futuro, nonostante il momento difficile che si sta vivendo, sarà affrontare i temi caldi che riguardano la nostra professione: la giusta riconoscenza professionale e sociale, lo sviluppo professionale attraverso la formazione, accogliere e raccogliere tutte le istanze dei nostri colleghi e favorire un dialogo costruttivo con le istituzioni. Inoltre revisionare, facendoci parte propositiva, tutti i modelli organizzativi che mettano al centro il cittadino con protagonista la professione infermieristica. Soprattutto il cittadino con fragilità, che proprio in questa pandemia sta pagando il prezzo più caro.