Il gesto, in occasione della Giornata Mondiale del Cibo

Sabato 15 ottobre, una delegazione dei ragazzi stranieri ospiti presso la casa di accoglienza “Santa Croce – Rosario Livatino” di Andria, sono tornati a collaborare con le realtà associative andriesi dando il loro contributo per migliorare la città. Assieme al gruppo locale di Legambiente, i ragazzi si sono recati presso l’orto urbano antistante la Chiesa di San Valentino, non lontano da casa loro, per aiutare nei piccoli lavori di manutenzione e coltivazione: hanno rimosso il sistema di irrigazione utilizzato durante la stagione estiva, e supportato la raccolta dei prodotti delle più recenti fioriture.

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Il gesto assume particolare importanza se si tiene conto del fatto che ha avuto luogo in occasione della Giornata Mondiale del Cibo. Questa, che ricorre ogni anno il 16 ottobre, fu istituita nel 1979, nel giorno in cui 34 anni prima veniva creata l’Organizzazione delle Nazioni Unite per il Cibo e l’Agricoltura.

Un problema affatto secondario quello dello spreco alimentare. L’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market, per la campagna Spreco Zero 2016, ha monitorato le perdite e lo spreco del cibo nella filiera produttiva (agricoltura, industria, distribuzione), sommandola allo spreco alimentare domestico. Ha notato allora che dalla dispensa di casa al frigorifero, dai fornelli al bidone della spazzatura domestico, lo sperpero vale complessivamente 8 miliardi di euro all’anno, ovvero 30 euro mensili a famiglia per 600 grammi circa di cibo buttato.senza-titolo-2png

In ambito agricolo, la mancata raccolta dei frutti è una fonte di spreco significativa. E per questa ragione i ragazzi di Santa Croce hanno deciso di dare testimonianza di sensibilità nei confronti di tale questione, cimentandosi nella raccolta dei frutti dell’orto urbano di quartiere.

La creazione di questo orto si deve proprio ai membri del comitato andriese di Legambiente che tempo addietro decisero di trasformare uno spazio abbandonato della nostra città, in un polmone verde, nonché luogo di approvvigionamento alimentare per il quartiere circostante.

L’orto si è rivelato poi un’esperienza unica del genere nel quartiere, esperienza soprattutto aggregativa. A pochi minuti dall’arrivo in loco, ad esempio, i volontari sono stati raggiunti da un comitato di quartiere tutto speciale: Alessandro, Alessio ed il loro amichetto più introverso, 3 bambini sui 10 anni, nati e cresciuti nella zona. I tre piccoli collaboratori hanno prontamente aiutato nelle mansioni agricole, mostrando grande cura e motivazione nella gestione dell’orto, fonte di leccornie per loro e per tutta la famiglia.

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Loro stessi hanno spiegato che quando è stato creato l’orto, molti abitanti del quartiere hanno criticato ed osteggiato quell’occupazione di suolo, mossi dalla diffidenza che caratterizza spesso l’incontro con “il nuovo”. Tuttavia ben presto quel luogo si è rivelato fonte di nutrizione, luogo di socializzazione e, come fortunatamente accade con le novità, la diffidenza ha lasciato spazio all’accoglienza, fino a che ora l’orto è un bene da proteggere per tutti gli abitanti del posto.

I ragazzi della casa di accoglienza, da parte loro, hanno portato con sé, oltre alla buona volontà e allo spirito collaborativo, le loro competenze personali in materia di agricoltura e le reminiscenze tecniche sui sistemi di coltivazione utilizzati nei loro Paesi di origine.

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L’incontro e le ore di lavoro sono state occasione per confrontarsi su questi ed altri aspetti, sulle proprietà di alcune specie, sulle tecniche di coltivazione in aridocoltura e per stupirsi della molteplicità di metodi legati alla coltivazione ed irrigazione dei campi in tutto il mondo.

La somma degli stimoli, le chiacchierate, il lavoro assieme e le risate ha infine portato a realizzare che dall’intensificazione di questa collaborazione, potranno nascere sinergie importanti.

Le competenze agricole e la volontà solidale dei ragazzi della casa di accoglienza potranno divenire uno strumento importante per sopperire alla necessità del comitato Legambiente che sempre necessita di un numero maggiore di ore e di risorse umane nella cura dell’orto.

D’altra parte, la giornata di sabato ha dimostrato più di tutto che il lavoro in comune abbatte molto facilmente le barriere linguistiche, anagrafiche e culturali. Son bastati pochi minuti di presentazione perché ci si ritrovasse ben presto a lavorare e ridere assieme.

Ora i piccoli collaboratori Alessandro, Alessio ed il loro amichetto più introverso aspettano la cricca fra un paio di settimane per riprendere il lavoro da dove l’hanno lasciato.

 


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Mi chiamo Francesca e sono una consulente in materia di fondi comunitari, project manager e fundraiser. Ho conseguito la laurea in Management Internazionale presso l’Università Cattolica di Milano, una specializzazione in Politiche Europee a Bruxelles, ed un Master in Project Management e Internazionalizzazione presso la Business School del Sole24Ore a Roma. Ho vissuto e lavorato in Italia, Belgio e Spagna. Adoro viaggiare e parlo fluentemente inglese, spagnolo e francese. Ho da un anno intrapreso lo studio della lingua araba. Sono un un’appassionata del jazz anni ’20 e ballo lindy hop e charleston.