
Annullare il reale per cercare l’assoluto
L’appuntamento è fissato per venerdì 9 novembre, dalle ore 21, in via Montegrappa, 2A presso un noto negozio di abbigliamento. Una mostra gratuita, l’installazione strutturale che decompone l’oggettività delle sembianze reali per interiorizzarle in contesti più personali ed inconsci. L’evento di Filippo Galentino, infatti, si colloca nel limbo emozionale di una fotografia sui generis, un’atipica considerazione del tutto, sinestetizzata nella ricerca del particolare, il dettaglio celato da scavare fra gli anfratti della sensibilità di chi scatta. Selfie, ritratti e paesaggi lasciano, qui, spazio all’epifania dell’immagine, ad essere scartato è il concetto di carpe diem, queste foto sono qualunque cosa eccetto un cogliere l’attimo, sono l’illusione divenuta riscontro e certezza, sopperire alle proprie mancanze con la pienezza olistica del tutto. “SE’ SENZA SE” è l’eventualità che prende forma in cornici d’autore, opere d’arte che Filippo così ci descrive:
Ciao Filippo. Chi sono i soggetti della mostra “SÉ SENZA SE”
Chi siamo? Siamo uno, nessuno e centomila, secondo Pirandello. Alla ricerca di questi “uno, nessuno e centomila”, si muove “Sé senza se”, con l’indefinita essenza e il relativismo che emergono dal racconto delle fotografie. I soggetti sono variegati: uomini, donne, angeli, nuvole. In realtà, però, il soggetto è sempre l’Uomo, la vicenda umana, la vita e (cosa inevitabile in fotografia) me stesso. In ogni fotografia, in qualche modo, è raffigurato il fotografo.
Sbaglio se, in una tua istantanea, dico di ritrovare tratti stilistici comuni al grande Storm Thorgerson che, con il suo grande occhio, indaga orwellianamente proprio quelle vicende umane che ci hai raccontato?
Assolutamente no. Tieni presente che io sono cresciuto a pane e Pink Floyd, per cui Thorgerson lo adoro! Fa parte veramente della mia formazione visuale e quindi sicuramente ha influenzato la mia fotografia.
A quale ricerca anela il tuo lavoro?
Una ricerca dell’Io che passa attraverso la sua alienazione, la sua proiezione in una realtà ideale, le tracce che lascia, le ombre che produce, il suo nascondersi, fino al suo annullarsi. Un processo di sottrazione che aspira alla vera natura dell’essere, ad una definizione libera da ipotesi, al “Sé senza se”
Da cosa dipende la tua singolare scelta di non focalizzarti sugli occhi dei soggetti?
Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima e, se questo è vero, nel processo di ricerca dell’Io di “SÉ SENZA SE” è necessario in qualche modo annullare questa rivelazione. Annullare il reale per cercare l’assoluto.
L’intima esplorazione di “SÉ SENZA SE” ti ha portato a trovare il tuo Io?
Penso sia un processo infinito, non si può mai dire di aver trovato davvero se stessi. Infatti non so nemmeno quale dei miei tanti Io stia rispondendo alle tue domande…