…nonostante le promesse dei talebani

Nonostante le promesse dei talebani, cioè di rispettare i diritti civili, le donne non si fidano, anche perché le generazioni più anziane ricordano che il precedente governo dei miliziani le aveva confinato nelle loro case, vietando persino televisione e musica.

Le donne sono di nuovo riuscite affacciarsi alla vita sociale solo dopo l’invasione guidata dagli Stati Uniti, che aveva cacciato i talebani dal potere mesi dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, che al-Qaeda aveva orchestrato proprio in Afghanistan, dove aveva trovato riparo.

Il trattamento riservato alle donne varia ampiamente nel mondo musulmano e talvolta anche all’interno dello stesso paese, con le aree rurali che tendono ad essere molto più conservatrici. Alcuni paesi musulmani, incluso il vicino Pakistan, hanno avuto primi ministri donne, mentre l’ultraconservatrice Arabia Saudita solo di recente ha permesso alle donne di guidare, e solo con a fianco un uomo.

I talebani hanno avuto una loro interpretazione della legge della sharia e l’hanno approvata nel 1996. Le donne sono state le vittime designate: coperte da burqa e bandite dal lavoro e dall’istruzione.

Nadia Hashimi, cittadina americana ma nata in Afghanistan, spera che le donne afghane possano continuare a lottare per i propri diritti, indipendentemente dal regime. Hashimi dedica il suo ultimo libro “La perla che ha rotto il suo guscio” a tutte le donne afghane.
Un’altra sfida sono i limiti della volontà politica, in particolare sui diritti delle donne. Alcuni paesi, tra cui Svezia e Canada, che hanno entrambi svolto un ruolo importante in Afghanistan, sono rimasti in un allarmante silenzio mentre le donne afghane inorridite stanno assistendo al trionfo dei talebani.

Non dimentichiamo che le donne afghane hanno avuto il loro tempi di gloria in Afghanistan: la regina Soraya Tarzi (1899-1968), unica moglie del re Amanullah, aprì la prima scuola superiore femminile laica a Kabul e fondò un’istituzione per l’ascolto e la difesa delle donne. Grazie a lei il re promulgò leggi che vietavano il matrimonio tra minori, il matrimonio forzato, l’uso di ogni genere di velo, tassava la poligamia e stabiliva l’istruzione obbligatoria per bambine e bambini. Una rivolta tribale depose il re e Soraya con il marito si rifugiò proprio in Italia.