Venerdì 30 luglio, dalle 20.15, presso il cortile del Seminario Vescovile di Andria

Il suo curriculum è eloquente. Nicola Lagioia non ha bisogno di presentazioni. Scrittore barese, dal 2017 Direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino e nel 2020 giurato alla 77sima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Dopo aver conquistato il Premio Strega, nel 2015, con “La ferocia” (Einaudi), sarà ospite, venerdì 30 luglio, dalle 20.15, presso il Seminario Vescovile di Andria, della V Edizione del Festival della Disperazione per disquisire del suo ultimo lavoro editoriale “La città dei vivi”.

Perfetta ricostruzione dell’omicidio di Luca Varani, avvenuto a Roma nel 2016 per mano di Manuel Foffo e Marco Prato, il libro è una denuncia dell’autore sull’instabilità della natura umana, la sopraffazione dell’istinto sul libero arbitrio, il vagare senza meta, l’incertezza di chi siamo e di quello che possiamo diventare.

Nicola Lagioia descrive il corto circuito cerebrale da cui nessuno può dirsi al sicuro, è la finzione che sfocia nella realtà, un compito che la letteratura svolge alla perfezione, profondendo uno sforzo tra ciò che potrebbe accadere e ciò che accade davvero, l’equilibrio sopra la follia di Foffo e Prato.

A differenza di altri episodi giornalistici, il fatto di cronaca che Lagioia ci dipinge sfugge alla teoria del “mostro consolatorio”, quello che noi umani ci illudiamo di non arrivare mai ad essere,  qui di umano c’è tutto, c’è l’efferatezza di due giovani della Roma bene e la fragilità di una vittima ignara della violenza a cui stava andando incontro.

Nicola Lagioia salda con se stesso il conto della propria psiche, scappa da una città morta abitata da vivi, la scruta da fuori con bias cognitivo di un narratore oggettivo, è il dispiaccio del Male a cui confessare un segreto, un demone da affrontare e sconfiggere. L’autore riesce a raccontare le esperienze più nere e lo fa senza soccombere al peso della responsabilità.

La prosa ipnotica ammicca al sangue freddo di Truman Capote, il fil rouge che unisce reportage e romanzo finisce per tangere il degrado morale di pulsioni autodistruttive che fagocitano tutto, persino i più rosei dei domani.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.