di Yuleisy Cruz Lezcano

La violenza, presente nell’esperienza umana, è stata frequentemente esplorata in diverse manifestazioni artistiche. In Europa, la narrativa e l’estetica della violenza si interfacciano con la storia, la cultura e la società, riflettendo una realtà complessa e con mille sfaccettature.

La poesia, in particolare, si presta come un campo fertile per la descrizione della violenza, ma in un contesto che spesso va oltre la mera rappresentazione di atti fisici brutali. Piuttosto, la poesia tende a esplorare la violenza simbolica, la sofferenza nascosta, la trasformazione del dolore in un linguaggio estetico che può essere sia crudo che sublimato, ma sempre ricco di significati più profondi.

In molte opere poetiche, la violenza si manifesta attraverso una tragedia traslucida, che si riflette nei volti e nei gesti, nelle allusioni estetiche e nei riferimenti a contenuti scabrosi che trasmettono il dolore in modo diretto e indiretto.

La violenza di genere, una delle piaghe sociali più gravi e pervasive, non si manifesta solo attraverso atti fisici diretti, ma penetra anche nel tessuto culturale e simbolico della società. Tra le molteplici forme di violenza che possiamo osservare, un concetto forse meno noto ma altrettanto potente è la violenza estetica, che affonda le sue radici nella rappresentazione e interpretazione simbolica della realtà. Quest’idea, purtroppo, si intreccia spesso con la violenza di genere, influenzando la percezione, la normalizzazione e la giustificazione di comportamenti violenti.

Esplorando la violenza estetica attraverso il pensiero di Ernst Gombrich (1997), possiamo avvicinarci a una lettura simbolica della realtà che aiuti a prevenire la violenza di genere o, nel caso di vittime, a leggere la violenza nel loro volto e nelle loro esperienze, per aiutarle a uscire dalla spirale distruttiva. Questo perché dal punto di vista sociale l’estetica non è ristretta all’oggetto artistico o a colpire i sensi che si svegliano con le immagini, ma rappresenta una forma di vivere una esperienza specifica, in cui il sensibile appare, ci colpisce e produce sensibilità che si integrano in processi di apprendimento che generano diversi modi di vedere il mondo.

La violenza estetica: definizione e riferimenti

Ernst Hans Gombrich (Vienna 1909 -Londra 2001), celebre storico dell’arte, ha dedicato parte della sua ricerca a come l’arte e la figura rappresentativa siano strumenti di comunicazione simbolica e sensoriale. Nel 1997, attraverso il suo lavoro, Gombrich ha esplorato la relazione tra l’arte, l’estetica e la percezione culturale della realtà. La violenza estetica si configura come una violenza che agisce attraverso il modo in cui la realtà viene rappresentata, mediata dai canoni estetici, dai simboli e dalle immagini che la cultura ci propone. Ernst Gombrich pone come punto di partenza il come la mente umana concepisce l’immagine e questo in una prospettiva olistica ci apre un universo simbolico, che ci fa comprendere le difficoltà che ci pone il fatto che gli artisti contemporanei non cercano di trasmettere verità di facili letture attraverso l’arte, ma spesso si rifugiano in una concezione astratta della verità. Comunque la violenza estetica non è solo quella che si manifesta in opere d’arte visibili o in film violenti, ma è anche quella che alimenta e perpetua idee e stereotipi, come l’oggettivazione del corpo femminile, l’inferiorità di un genere rispetto a un altro, la glorificazione di atteggiamenti aggressivi o dominanti, e la creazione di modelli estetici distorti che spingono a percepire la bellezza e il valore umano in termini di potere, controllo e subordinazione.

Raymond Bayer (1898-1959) professore intellettuale francese. Cattedratico di Filosofia e Estetica, introduce nel discorso artistico il concetto di “metodo sensitivo”, che si concentra sull’idea che la percezione della violenza, in quanto esperienza profondamente sensoriale, è radicata nelle emozioni e nel corpo. Questo approccio valorizza la dimensione sensoriale come chiave per la comprensione della violenza: attraverso il corpo, l’artista o il poeta esplora la sensazione di vulnerabilità, sofferenza e disgregazione. Bayer suggerisce che il corpo umano è il veicolo di un’esperienza emotiva che va oltre la semplice percezione visiva, e che il dolore e la violenza sono esperienze fisiche, ma anche estetiche.

Nel contesto della poesia, questo approccio implica l’uso di un linguaggio che stimola non solo la vista, ma anche la percezione tattile, olfattiva, e persino quella sonora. Le impressioni sensoriali permettono di «sentire» la violenza, non solo di vederla, attraverso una figurazione metaforica e allusiva, che spinge a una riflessione più profonda sul significato del dolore e della sofferenza umana. La violenza, quindi, non è mai solo visiva o narrativa, ma si fa sensoriale, trascendendo i limiti fisici per entrare nel campo del simbolico.

Applicando queste conoscenze nel mio nuovo libro dal titolo «Di un’altra voce sarà la paura», ho cercato di dare un volto alla violenza, occhi, braccia, una figurazione sempre diversa a seconda della storia narrata in versi. Questo mio entrare nel corpo delle parole, si sta rivelando un utile strumento per promuovere l’empatia dei lettori, che coinvolti dall’estetica rappresentata con l’uso di immagini metaforiche possono visualizzare, sentire quello che hanno sentito le vittime. A volte possono credere perfino di conoscerle.

Violenza estetica e violenza di genere

La violenza estetica si collega intimamente alla violenza di genere, un fenomeno che si nutre di rappresentazioni culturali e sociali che definiscono ruoli, comportamenti e relazioni tra i sessi. La rappresentazione estetica della donna, per esempio, ha spesso alimentato una visione oggettificata e subordinata del corpo femminile, in cui la bellezza viene concepita come qualcosa da possedere, controllare e consumare. Questo tipo di violenza simbolica, che agisce sull’immaginario collettivo, crea una base culturale che giustifica, in modo più o meno consapevole, la violenza fisica, psicologica ed emotiva nei confronti delle donne. Infatti, nel contesto della violenza di genere, la violenza estetica si può manifestare in vari modi, tra cui il rappresentare le donne come oggetti del desiderio, oppure associando la figura femminile alla passività, a un ruolo subordinato di sottomissione rispetto all’uomo, oppure implicitamente normalizzando la violenza minimizzandone la gravità attraverso il linguaggio.

Il veicolo di espressione del sensibile: La poesia e la violenza

La poesia, come forma espressiva, è un potente strumento di riflessione e analisi delle dinamiche interpersonali e sociali. In particolare, la figurazione della violenza in poesia non si limita a descrivere l’atto fisico di violenza, ma può aprire uno spazio di riflessione sulle cause profonde, sulle dinamiche di potere, sulla sofferenza delle vittime e sulla necessità di un cambiamento culturale. La poesia ha la capacità di scardinare i significati convenzionali, proponendo nuove visioni della realtà e interrogando le convinzioni collettive che giustificano la violenza.

Nella figurazione poetica della violenza, il corpo e il volto, spesso espressione di un’intima sofferenza, diventano simboli di una realtà dolorosa e complessa. La violenza non è solo fisica, ma si estende nella sfera emotiva e psicologica, spesso invisibile, e viene resa visibile attraverso le parole. Il volto diventa il luogo della tragedia traslucida, dove l’espressione del dolore e della paura si mescola alla bellezza decadente, rivelando una dimensione estetica della violenza che fa emergere la sofferenza in modo potente e sottilmente inquietante. La poesia può accogliere la violenza nelle sue sfumature più oscure, con un linguaggio che, attraverso immagini scabrose e crude, riesce a rappresentare ciò che è al di là del semplice atto fisico. Non è la violenza esplicita che interessa, ma piuttosto l’effetto che essa ha sull’animo umano, come la frattura psicologica, il senso di impotenza, e la distorsione della percezione dell’altro. Il gesto violento o il volto contorto dal dolore, simbolicamente, rappresentano la disgregazione dei legami e la brutalità della realtà.

Interpretazione simbolica della realtà: prevenire la violenza e leggere la sofferenza

La violenza estetica, nel suo impatto simbolico, può essere letta attraverso l’interpretazione della realtà che ne deriva. Un’interpretazione consapevole e critica delle rappresentazioni culturali e artistiche può aiutare a smantellare gli stereotipi di genere e i modelli che giustificano la violenza. La cultura visiva e letteraria può essere usata per promuovere una visione più equa e rispettosa tra i sessi, incoraggiando relazioni basate su parità e rispetto.

I poeti e gli artisti in generale, sono da sempre stati contemplativi e tramite la loro descrizione si può leggere la violenza nel volto e nel corpo della vittima. Infatti, la sofferenza fisica e psicologica spesso è visibile, ma non sempre viene riconosciuta. L’interpretazione simbolica della realtà, in questo caso, diventa un modo per vedere e riconoscere la violenza invisibile: quella psicologica, quella che lascia segni profondi ma non sempre immediatamente visibili. L’arte, in particolare la poesia, offre la possibilità di leggere questa sofferenza, e di aiutare la vittima a dare un nome alla propria esperienza, favorendo la sua presa di consapevolezza.

Conclusione

La violenza estetica non è solo una manifestazione di violenza visiva o fisica, ma è soprattutto una violenza simbolica che agisce sulle nostre percezioni, opinioni e credenze. Il lavoro di interpretazione simbolica della realtà attraverso l’arte e la poesia diventa cruciale per prevenire la violenza di genere e per aiutare le vittime a riconoscere e affrontare la loro sofferenza. Come sottolinea Gombrich, l’arte è un veicolo attraverso cui possiamo rilevare, comprendere e trasformare la realtà. In questo senso, la poesia e l’arte possono diventare strumenti potenti per cambiare la cultura della violenza e promuovere una società più equa e rispettosa.

Fonti

Bayer, Raymond. Historia de la Estética; editato da Fondo de Cultura Económica de España, S.L. (1 giugno 1993)

Goleman, Daniel. Inteligencia emocional. Psikolibro, s. f. Web. 25 de enero de 2016.

Pochat, M. (2008). La violenza e la sua rappresentazione estetica: Dallo sguardo alla simbolizzazione. Paris: Éditions du Regard.

Gombrich, E. H. (1997). La storia dell’arte. Torino: Einaudi. (Traduzione italiana di The Story of Art, 16ª edizione).


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