Il coraggio delle emozioni (ai tempi del coronavirus), edizioni Meltemi Linee, è un trattato di psicologia che Gianluca Ciuffardi e Tommaso Perissi hanno scritto per tesaurizzare il dolore di quest’epoca, un lockdown di sensazioni che trova la propria libertà nell’incondizionata accettazione dell’Io:
Ciao, Gianluca. Quanto può essere sbagliato considerare patologici sentimenti negativi, quali tristezza, paura e simili?
In un mondo emozionalmente piatto, dove tutto è all’insegna dell’uniformità e del conformismo, forse è proprio grazie alle emozioni, anche di quelle negative, che possiamo recuperare almeno in parte quel senso di unicità che ci rende diversi dagli altri. In tal senso, le emozioni negative, anche se sarebbe più giusto parlare di atteggiamento negativo verso alcuni tipi di emozioni, sono fondamentali perché potrebbero costituire lo sfondo ideale sul quale collocare le tante storie che raccontiamo su noi stessi durante i momenti di difficoltà, come quello che tutti noi stiamo vivendo a causa del coronavirus. Tali narrazioni potrebbero essere arricchite proprio da quelle emozioni negative che l’Io eroico vorrebbe sopprimere, perché riescono a toccare le corde dell’immaginazione che viene dal cuore, che consiste in uno dei valori rinascimentali più elevati, di cui anche Michelangelo ha parlato diffusamente nei suoi scritti.
Quanto, secondo te, Tommaso, assumere un atteggiamento di rimozione ci rende inconsapevoli delle emozioni che, invece, potrebbero migliorarci?
La psicologia da Freud fino ai più recenti studi di psicologia cognitiva ha dimostrato come l’obiettivo di una piena consapevolezza della nostra vita psichica sia irrealistico, in quanto gli stimoli che sono alla base del nostro comportamento emotivo possono benissimo cadere al di fuori della nostra consapevolezza, come dimostrato dagli studi Bargh che vengono citati nel nostro libro. Tuttavia rimane sempre possibile per le persone sintonizzarsi o meno sulla propria esperienza emotiva e decidere così se accogliere il contenuto comunicativo che esse sempre veicolano, oppure al contrario di respingerlo. Nel libro gli esempi che proponiamo sono un modo per richiamare l’attenzione sui danni generati dal raggiungimento a tutti i costi della performance e dell’uso smodato di psicofarmaci: tutto questo non fa altro che cristallizzare il nostro comportamento, sopprimendo quelle sfumature che invece avrebbero il potere di indurre il cambiamento e che costituiscono un fondamentale arricchimento della nostra vita psichica. Jung, un amore giovanile sia mio che di Gianluca, si riferiva a tutto questo col termine di “ombra”.
Qual è la vostra citazione letteraria e/o cinematografica che più descrive le varie dimensioni dell’esperienza umana?
Credo che una delle esperienze più dense di significato per quanto riguarda l’esperienza umana sia quella del viaggio, che infatti si trova rappresentato a livello artistico in moltissime culture, come evidenziamo anche nel libro. Degli innumerevoli richiami al tema del viaggio che si trovano nella letteratura e nel cinema, ci ha colpiti in particolare come esso viene descritto per immagini nel bel film di Jim Jarmush, intitolato Dead Man. Johnny Depp va incontro ad un mare scuro con la sua esile canoa, accompagnato dalle note della chitarra di Neil Young. Non ci sono parole in questa lunga scena, ma soltanto un bellissimo richiamo al fatto che l’esperienza umana ha una radice di mistero, che non può essere espressa direttamente con le parole. Un’altra citazione letteraria che ci viene in mente potrebbe essere quella tratta dal film Big Fishdi Tim Burton, dove il protagonista afferma che “A furia di raccontare le sue storie, un uomo diventa quelle storie. Esse continuano a vivere dopo di lui, e così egli diventa immortale.” Questa frase ben sintetizza come il modo di raccontare le storie riguardanti la propria vita determina anche come certi eventi saranno vissuti e il significato a essi attribuito.
Gianluca e Tommaso, come si fa a diversificarsi, pur restando se stessi, ai tempi del Covid?
Quello che si può fare in tempi di Covid è cercare di sfruttare il cambiamento nelle tempistiche della nostra vita quotidiana imposto dal lockdown, che ha visto un inevitabile rallentamento delle attività in cui di solito siamo ingaggiati, per dare spazio alla nostra creatività di base, poiché tutti abbiamo avuto potenzialmente più tempo per dedicarci ai nostri interessi e hobbies, oppure semplicemente lasciar fluire la fantasia e pensare a cose nuove e diverse dal solito. Tutto questo può sembrare banale, in una società nel quale tutto sembra dover avere sempre un ritorno immediato e utilitaristico, ma invece si tratta di una forza potente, oltre che di una dimensione fondamentale del benessere psicologico.