Mohamed Aden Sheikh è nato nel 1936 nella Somalia centrale e questa è la sua incredibile storia
Riceviamo e pubblichiamo:
Immaginiamo di essere in Somalia, nel bel mezzo della boscaglia. Immaginiamo l’incontro fra due nomadi che non si conoscono.
E immaginiamo che uno dei due, il più anziano, chieda al secondo di presentarsi.
L’etichetta pastorale-nomadica esige che questi risponda: “I haybso”, (“Chiedi ad altri chi sono”). Sottinteso : “Non sono il più adatto a parlare di me stesso”.
Elegante risposta, ma siccome chiedere a qualcuno la sua origine e la sua provenienza – Haybsasho – è un atto dovuto, l’interrogato, dopo una lunga tiritera di convenevoli, dirà bene chi è, qual è il suo clan e quale la sua particolare ristretta famiglia di appartenenza. Ma non poteva farlo senza aver prima dichiarato che avrebbe preferito fossero stati altri a dire di lui e descrivere le meraviglie delle sue origini, perché di fatto così è: “Waa la i yaqaan!”, (“Mi conoscono!)”.
Seguendo questo codice dei nomadi somali vorrei presentarvi mio padre attraverso le parole scritte in occasione dell’uscita del suo primo libro “Arrivederci a Mogadiscio” da uno dei più illustri specialisti della Somalia, l’antropologo britannico Ioan M. Lewis (1930-2014), « ‘Come quasi tutti i dirigenti somali di oggi io sono nato in boscaglia, figlio di una società nomade di cammellieri e pecorai. E lì sono rimasto per i primi otto anni della mia vita’. Così comincia questo memoriale in cui si intrecciano le vertiginosa vicenda umana di Mohamed Aden Sheikh (pastore, medico, ministro, perseguitato politico) e la storia recente della Somalia, uno dei paesi più sventurati dell’Africa contemporanea. Una testimonianza di grande rigore intellettuale per capire gli effetti del colonialismo italiano in Africa, gli errori commessi dai padri dell’indipendenza somala, il regime ventennale del generale Mohamed Siad Barre, naufragato nel sangue».
Mohamed Aden Sheikh, mio padre, era nato nel 1936 nella Somalia centrale. Laureato in Medicina a Roma e specializzato in Chirurgia a Bologna, è stato uno dei principali dirigenti politici somali nel corso degli Anni Settanta, quando il regime instaurato dal generale Mohamed Siad Barre nel 1969 tentò una trasformazione radicale della società pastorale somala in nome del “socialismo scientifico”. La modernizzazione forzata non funzionò, il regime si arenò e Siad Barre diventò un tiranno come tanti.
Incarcerato una prima volta per ragioni politiche nel 1975, mio padre fu fatto arrestare nuovamente dal dittatore nel 1982 e tenuto nel più totale isolamento nel carcere speciale di Labatan Girow per sei anni. Nel 1984 Amnesty International lo nominò “Prigioniero di coscienza dell’anno”.
Tornato in libertà nel 1989, alla vigilia della guerra civile somala che travolgerà Siad Barre nel ‘91 e getterà il paese in un caos interminabile, Mohamed Aden Sheikh si trasferì in Italia riprendendo la sua professione di medico e la sua attività politica. Consigliere comunale della città di Torino dal 1997 al 2001, è stato presidente del “Centro Piemontese di Studi Africani”. Attivo in seno alla diaspora somala, ha promosso la costruzione nella città di Hargeisa (Somaliland) un ospedale pediatrico che conciliasse la moderna concezione europea di ospedale e le peculiarità culturali somale. Dopo la sua morte, avvenuta nel 2010, veniva inaugurato l’ospedale che porta il suo nome: “Mohamed Aden Sheikh (MAS) Children Teaching Hospital”.
Oltre al libro “Arrivederci a Mogadiscio”, pubblicato dalle Edizioni Associate nel 1991, poco dopo il trasferimento in Italia, mio padre pubblicò presso l’editore Dyabasis nel maggio del 2010, pochi mesi prima di morire, un altro volume: “La Somalia non è un’isola dei Caraibi / Memorie di un pastore somalo in Italia”.
Mentre nel primo libro Mohamed Aden Sheikh narrava la sua “prima vita” – interamente somala – dal dopoguerra fino all’uscita di scena degli italiani dalla Somalia, al termine di una fallimentare esperienza coloniale, nel suo secondo lavoro mio padre racconta a partire da Torino – dove rimase per poter continuare a lavorare e fare politica – la sua “seconda vita”, italiana. Nel nuovo libro c’è l’Italia contemporanea, vista con gli occhi disincantati di un intellettuale africano che, conoscendo l’Italia fin dagli Anni Cinquanta, fece in tempo a preoccuparsi dell’involuzione subita dalla vita politica nazionale e delle pericolose tensioni alimentate attorno alla questione dei migranti e dei rapporti con l’Islam. Ma c’è anche il tormento per i vent’anni di anarchia che hanno martirizzato la Somalia e l’hanno spinta fra le braccia dell’integralismo islamico. Le ultime riflessioni di mio padre sulla Somalia riguardavano la speranza che l’“Islam moderato” salvasse il paese dalle grinfie degli Shebab (i Talebani somali alleati di Al Qaida) e da quelle della nuova mafia che alimentava la pirateria dell’Oceano Indiano.
Credo che la lunga esperienza pubblica e privata vissuta e raccontata da mio padre (1936-2010) nelle pagine dei suoi testi costituisca una testimonianza fuori del comune ed un documento storico indispensabile per comprendere la storia tormentata della Somalia prima e dopo la sua indipendenza: speranze, progetti, fallimenti e tragedie nazionali dalla fine della colonizzazione alla guerra civile e alla diaspora.
Entrambi i libri sono scritti in italiano, lingua di circolazione limitata nel mondo contemporaneo, dimenticata o del tutto ignorata in seno alla diaspora somala più giovane, e lingua marginale fra gli studiosi africanisti attivi nella comunità universitaria internazionale.
Dal desiderio di rendere la lettura di questi libri accessibile al maggior numero di persone possibile su scala planetaria è nato il progetto di rendere disponibili questi testi in lingua inglese.
Per questo alla fine dello scorso luglio è stato lanciato dal sito specializzato in crowfunding “Produzioni Dal Basso” il progetto chiamato “Back to Mogadishu”, per finanziare la traduzione in inglese e l’edizione critica in un solo volume dei due libri di Mohamed Aden Sheikh, “Arrivederci a Mogadiscio” e “La Somalia non è un’isola dei Caraibi / Memorie di un pastore somalo in Italia”.
Il Sito:
https://www.produzionidalbasso.com/project/back-to-mogadishu-1