La voce di un preside pugliese

In qualità di dirigente scolastico del Liceo “C. Troya” di Andria, oltre che come residente a Barletta, sento il diritto/dovere di esprimere la mia opinione su quanto sta accadendo alla scuola in Puglia e, soprattutto, sulle strategie per affrontare i prossimi mesi.

Parto dal presupposto che, stando alle previsioni degli esperti, le scuole non torneranno allo status quo ante prima di un anno da oggi.

Ricordo anche a tutti che negli ultimi sei mesi tutte le scuole hanno ricevuto finanziamenti ministeriali per predisporre numerosi e costosi interventi onde garantire il ritorno in classe in sicurezza, con una precisa assunzione di responsabilità dei dirigenti scolastici. Poi, con l’attuale seconda ondata pandemica, il Governo ha disposto la didattica a distanza nelle scuole superiori. A questo il Presidente della Regione Puglia aggiunge la didattica a distanza “a richiesta” nelle scuole primarie e secondarie di primo grado.

Queste decisioni, viste dall’interno della scuola, cioè dall’interno dell’esperienza reale degli insegnanti e del processo formativo degli studenti, hanno ed avranno un costo sociale e culturale che nessuno oggi può adeguatamente valutare.

In tale frangente il mondo della scuola è diventato, da pilastro di una società civile, un’autentica Cenerentola, per la quale altri decidono, senza alcun rispetto, tanto che il Direttore dell’Ufficio scolastico regionale della Puglia ha protestato pubblicamente.

È giusto che si sappia che il MIUR ha stanziato fondi consistenti per consentire la sostituzione di docenti eventualmente assenti a causa del contagio ed altri fondi ancora per garantire il distanziamento interpersonale e l’igienizzazione degli ambienti. Il Ministro stesso ha peraltro affermato pubblicamente che le scuole non sono state luogo elettivo di contagio.

La Regione Puglia soffre di enormi ritardi nella rete dei trasporti e della sanità e scarica sulle scuole le proprie responsabilità, esibendo un atteggiamento falsamente protettivo, che occulta i danni enormi che si stanno producendo nelle giovani generazioni.

Il Presidente della Regione impone con ordinanza la didattica a distanza per tutti, sostenendo che “nessuno può imporre la didattica in presenza”, dimenticando invece il diritto allo studio e l’obbligo all’istruzione che va garantito per dieci anni a tutti i bambini. Chi lavora nella scuola conosce bene i limiti della DAD e la follia della didattica mista, soprattutto per i più piccoli: provate ad immaginare una maestra che fa lezione in classe mentre deve parlare in collegamento con un bambino a casa, dove magari un genitore non è potuto andare a lavorare per sedere accanto al piccolo!

Che fare?

In primo luogo le scuole, i Collegi dei docenti dovrebbero prendere la parola, guardando alle buone pratiche, come la Francia, l’Emilia Romagna, dove si sta lottando fino all’ultimo per mantenere viva la relazione fra insegnanti e studenti, vera sentinella di civiltà e di umanità.

In secondo luogo, visto che l’emergenza durerà mesi, si applichi anche alle scuole un criterio oggettivo in base al numero dei contagi: dove i contagi sono pochi, si effettui almeno una riapertura parziale.

Infine, si rispristini la medicina scolastica, non l’aula Covid, vera e propria parodia, ma un presidio medico stabile in ogni scuola, che mediamente conta 1000 persone. Perché gli studenti ed il personale della scuola non possono essere sottoposti a tampone veloce presso gli edifici scolastici?


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Sono nato a Barletta nel 1956; ho insegnato Lettere per 23 anni e sono stato dirigente scolastico dal 2007 al 2023. Mi sono dedicato allo studio di vari aspetti della storia locale e sono membro della Società di storia patria per la Puglia; ho censito, trascritto e tradotto le epigrafi di Barletta. Per i tipi della Rotas ho pubblicato il romanzo-saggio “Ricognizioni al giro di boa”. Da molti anni mi interesso di religioni (specialmente il Buddhismo Mahayana) e di dialogo interreligioso. Ho avuto la fortuna di avere tre figli e ora di essere anche nonno! Da settembre 2023 sono in pensione: si dice tecnicamente "in quiescenza" ma è un po' difficile fermarsi. Gioco a tennis, mi piace molto viaggiare e credo molto nel lifelong learning. Sono stato cooptato in Odysseo da Paolo Farina :) e gli sono grato per avermi offerto uno spazio per parlare di scuola (e non solo) fuori dall’ambito formale/ istituzionale.

1 COMMENTO

  1. La scuola è il pilastro su cui si fonda la società, luogo di istruzione e formazione, tempio sacro della cultura e della bellezza. È necessario continuare a credere che la scuola debba funzionare in presenza e che non si debba né abdicare a farlo, né derogare. È un tempo difficile in cui è doveroso fare delle scelte e mantenere vivo ciò che è necessario per il futuro del nostro Paese, e rinunciare al superfluo. Il mio sincero e sentito augurio è che la scuola presto torni in presenza.

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