È il 14 novembre a Bologna quando in Piazza Maggiore si verifica un fenomeno destinato a prendere piede in tutta Italia

Come risposta al comizio di Salvini a favore della candidatura di Lucia Borgonzoni, su iniziativa di tre amici, parte un tamtam dei social tra i più giovani per realizzare un una sorta di flashmob  “6000 sardine contro Salvini”.

A Bologna in quella contromanifestazione in piazza di giovani e meno giovani ce n’erano più del il doppio. Ancora più stretti di quanto si aspettassero. Spalla a spalla. Come sardine in una scatola.

Sardine perché la forza è del gruppo. Pesci piccoli da soli, ma che uniti possono sfidare la corrente.

“Nessun insulto, nessun simbolo, nessun partito”

Silenziosi e pacifici scendono in piazza senza un programma, ma con la volontà di dimostrare che esiste un pensiero diverso da quello che tuona dai palchi dei comizi o dai rutilanti post su Facebook.

Da questa ritrovata forza del gruppo prende il via un vero e proprio movimento che si allarga e segue la Lega nelle altre piazze come a Modena, ma subito se ne distacca diventando una manifestazione a sé anche in altre città. Arriva a Firenze, Torino o Rimini, difficile dirsi fino a dove si spingerà ancora.

E come un sasso lanciato in lago dopo la pagina ufficiale “6000 sardine” fioccano gruppi su Facebook con migliaia di adesioni. In poche ore il gruppo “l’Arcipelago delle Sardine” ha raggiunto più di 100mila iscritti e da avere base regionale in Puglia è diventato nazionale.

E così anche questa protesta contro qualcuno chiede di evolversi per diventare altro. Una manifestazione di pensiero.

Manifestano per toni politici più pacati, contro un populismo che di popolo rappresenta solo una piccola parte.

Manifestano per una società che non deve continuare ad abbrutirsi sui social.

Nasce così un movimento che si concentra sull’uguaglianza piuttosto che sulle differenze e a chi cerca una matrice politica rispondono che non ce ne sono. Non possono esserci. D’altra parte la politica di questi tempi ha contributo solo ad aumentare il reciproco senso di sospetto e avversione.

Scendono in piazza per un’Italia tollerante, ambientalista e antifascista che si fa vedere e sentire pacificamente senza cedere all’odio.

I dubbi su cosa potrebbe diventare sono tanti, ma per adesso così com’è, privo di bandiere e colori, vuole essere un messaggio di speranza per una Italia migliore.

Adesso c’è persino un decalogo dei punti fondanti del movimento.

  1. I numeri valgono più della propaganda e delle fake news, per questo dobbiamo essere in tanti e far sapere alle persone che la pensano come noi che esiste questo gruppo;
  2. È possibile cambiare l’inerzia di una retorica populista. Come? Utilizzando arte, bellezza, non violenza, creatività e ascolto;
  3. La testa viene prima della pancia, o meglio, le emozioni vanno allineate al pensiero critico;
  4. Le persone vengono prima degli account social. Perchè? Perchè sappiamo di essere persone reali, con facoltà di pensiero e azione. La piazza è parte del mondo reale ed è lì che vogliamo tornare;
  5. Protagonista è la piazza, non gli organizzatori. Crediamo nella partecipazione;
  6. Nessuna bandiera, nessun insulto, nessuna violenza. Siamo inclusivi;
  7. Non siamo soli ma parte di relazioni umane. Mettiamoci in rete;
  8. Siamo vulnerabili e accettiamo la commozione nello spettro delle emozioni possibili, nonché necessarie. Siamo empatici;
  9. Le azioni mosse da interessi sono rispettabili, quelle fondate su gratuità e generosità degne di ammirazione. Riconoscere negli occhi degli altri, in una piazza, i propri valori, è un fatto intimo ma Rivoluzionario;
  10. Se cambio io, non per questo cambia il mondo, ma qualcosa comincia a cambiare. Occorrono speranza e coraggio.

È un movimento che invita a scendere in piazza per guardarsi negli occhi e riconoscersi come persone che sperano in una politica migliore.


3 COMMENTI

  1. si si, è proprio così (tono sarcastico). Ma avete letto i manifestini che avevano con loro e che sbandieravano?
    In questi movimenti è pieno di bandiere della sinistra politica, i loro slogan sono più che una bandiera che riporta la dicitura “PD”. E’ un movimento servile alle imminenti politiche regionali che si svolgeranno in Emilia-Romagna e che vorrebbe avere un eco nazionale. La paura di perdere le elezioni è tanta, il PD ha sciolto i “cani da piazza”, ovvero giovani finto-alternativi che devono fare tutto ciò che piace e che torna comodo al Partito Democratico.
    Chiediamocelo? A chi torna comodo questo movimento? Che scomparirà non appena arriverà l’ordine dall’alto.
    Dai! Siamo seri e obiettivi una volta tanto.. anche qui su Odysseo.it
    La destra politica esiste perché è legittimata dalla nostra Costituzione. Cosa vogliamo solo e sempre una parte a governare il nostro Paese? Dai su! Cresciamo.

    • Ma dove la cupezza? Cara Maria! La cupezza se vogliamo la troviamo tutti i giorni dagli inizi della storia umana.
      Già il fatto di esserci tolti di torno il crudele e vampiresco governo Monti ha acceso una luce. Dimmi, ti prego, quale è il fastidio/paura che la destra possa vincere le elezioni. Se la destra fosse stato il male assoluto, l’espressione del cupo in quanto tale, dimmi ti prego, non credi fosse fuori dalle aule parlamentari?
      La destra politica è legittima. La sua partecipazione politica è segno concreto di un paese democratico. È normale che nelle dinamiche politiche prima o poi vinca. Perché fate della destra il fascismo? Perché? Perché?
      Lo spauracchio del fascismo viene usato dall’attuale sinistra inconsistente, solo per redarguire voi giovani e per darsi una identità ormai perduta. Ti prego, dimmi che accetti che nelle dinamiche democratiche, la destra possa vincere.
      (E, ancora, ti prego, non usare espressioni tipo: “se è la destra di Salvini no”, perché tanto chiunque acquisisca largo consenso nella destra, verrà sempre tacciato dalla sinistra, come fascista o pericoloso per la nostra nazione).

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