Il cuore non è mai vuoto. È fatto di ricordi, di lettura del passato, di un’umanità sublimata, di eternità.

Il cuore è tessuto di un velo di malinconia e di rivoluzione, di azzurro purissimo e di voli azzardati. Forse quelli della fantasia. Forse quelli dei sogni.

Il cuore è poesia dell’anima sulla riga di una sola speranza: che si resti per sempre e non si vada mai via davvero.

Questo ce lo rammemora Sepùlveda nei suoi scritti. Con forza vibrante e appassionata nel romanzo “Il potere dei sogni” ci racconta che i libri nel loro linguaggio silenzioso rafforzano la grammatica dei sogni proteggendo amorevolmente le parole. Allora i sognatori sono coloro che sanno pagare anche un prezzo abbastanza alto per i loro sogni, capaci di rivoluzionare la bellezza del mondo fondandola sulla fratellanza e sulla solidarietà.

Condividere i sogni aiuta a resistere, a non mettersi troppa strada dietro le spalle da soli ma a consumare insieme i passi nell’ottica del mondo possibile dei giusti.

I sogni sono fatti anche di mattine di pioggia in cui bisogna aspettare che spiova per stupirsi della luce del profondo Sud quando Dio è un navigatore di sicurezza.

Canta d’amore la terra che preserva intatta la sua verginità. Allora, come il vecchio Antonio che legge i suoi romanzi d’amore, si può ritrovare l’intimità con i ritmi e i colori della natura in un legame d’amore così forte che fa anche star male. Persino i ricordi hanno una direzione e bisogna guidarli per non cadere nella trappola che, a volte, tendono.

La più bella storia d’Amore/è possibile solo/nella serena e inquietante/
calligrafia dei tuoi occhi”
scrive straziato Sepùlveda nell’ora dell’addio quando il tempo solfeggia un vuoto che ha fame di abbracci, lontano dai perché della materia.

Il cuore ha una calligrafia incerta quando torna a disfarsi nell’adagio del dubbio e della ricerca di una stella fugace da contemplare.

Eppure basta tentare un volo, osare per insegnare ai bambini che è necessario fare una scorpacciata di speranza per mettersi al sicuro da ogni minaccia. Bisogna rafforzare le ali, vincendo la ripugnanza e la maledizione dei mari impregnati di petrolio.

Quali sono allora le promesse necessarie per non soccombere? Quali i buoni venti da seguire per stridere felici?

Anche se ci si sente diversi, bisogna imparare a volare chiedendo aiuto agli altri ma anche fidandosi di se stessi. Impadronirsi dei cieli, toccare la vita con fiato sospeso come la tenera Fortunata spronata da Zorba.

Ma i bambini e i grandi devono anche dialogare con il tempo e con la sua lentezza, conoscere la paura e vincerla, perché in fondo il paese più grande è quello che ci portiamo dentro e impariamo ad abitare senza confini.

La fiducia nel nostro sguardo, la fedeltà, la lealtà ci devono fare entrare in contatto con lo Spirito della Terra, quello vero e primigenio che non tradisce, quello violato dall’avidità dei wingka, portatori di armi e distruzione.

I nostri sogni devono essere irrinunciabili, ostinati, resistenti per non farci sentire mutilati del capolavoro della Bellezza.

Occorre un minimo di responsabilità, occorre prepararsi all’incontro, non con la fretta di quelli che scappano ma con la lentezza di chi sa che è importante difendere il Diritto alla Vita per tutti.

A volte si mente per essere felici, altre ci si confonde ma è l’intensità che segna la misura o non misura di Tutto.

Ecco, la luce giunge da un territorio senza frontiere assurde, dall’amore che ci fa affacciare al “balcone dell’universalità”, dal colmarsi di cose che non si possono dimenticare.

Il cuore è un arco d’ingresso che porta proprio lì dove allungando la mano si è certi di trovare una presenza.


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Angela Aniello è nata a Bitonto nel 1973, si è laureata in Lettere classiche e dal 1998 insegna nella scuola secondaria di primo grado. Da tempo si dedica alla scrittura come vocazione dell’anima. Ha pubblicato nel 1997 il racconto “Un figlio diverso” edito da Arti Grafiche Savarese e, nel 2005, ha pubblicato anche una raccolta di poesie dal titolo “Piccoli sussurri” edito da Editrice Internazionale Libro Italiano. Ha vinto il concorso nazionale Don Tonino Bello nel 1997 e nel 2004, ha conquistato il secondo premio a un certamen di poesia latina, Premio Catullo ad Acerra (Na) e nel febbraio del 2006 è arrivata il suo quarto premio al concorso di poesia d’amore Arden Borghi Santucci. Quest’anno (precisamente a giugno 2018) ha vinto il terzo premio di poesia e il primo premio per il racconto “Anche la paura puzza” al Concorso “La Battaglia in versi”.