«Oh me dolente! come mi riscossi
quando mi prese dicendomi: “Forse
tu non pensavi ch’io loico fossi!»
(Inferno XXVII, vv.121-123)
Ancora bolgia ottava dell’ottavo cerchio. Protagonista è Guido da Montelfetro, personaggio noto per la sua astuzia, tanto da presumere di prendere in giro anche il Paradiso, per l’esattezza san Francesco, prendendo voti tardivi e indossando il saio al tempo dei capelli radi e canuti.
In realtà, la sua vera natura si rivela nella capacità di dare un consiglio fraudolento persino al famigerato papa Bonifacio VIII, che Dante con sarcasmo definisce «il gran prete» (v.70) e «principe dei Farisei» (v.85): il pontefice gli assicura la propria assoluzione, in cambio, il frate gli consiglia come espugnare la rocca di Prenestina e, nel contempo, si assicura la protezione papale. Insomma: un bel “do ut des”, altro che conversione!
Mi vien da pensare a quanto, in determinate condizioni, possiamo essere capaci di convincere noi stessi delle nostre buone intenzioni. Solo che le buone intenzioni, da sole, non bastano. Servono fatti coerenti e semi di bene coltivati con cura e passione, perché abbiano il tempo di germinare e portare frutto.
Al contrario, chi semina vento, anche se lo chiama brezza leggera, raccoglie tempesta. Shakespeare lo ha scritto da secoli: ciò che chiamiamo rosa, non perde il profumo se gli cambiano nome, ma anche quanto è sordido non muta il proprio tanfo se adombrato da una patina di perbenismo.
Peraltro, ha colpito la mia attenzione quel “loico”, cioè “filosofo”, con cui Satana definisce se stesso (v.123). Come a dire: anche il male ha la sua logica che, proprio come accade a Guido, ci “riscuote”, ci risveglia da mille ragionamenti e ci metti dinanzi alla realtà.
A poco serve la politica dello struzzo: se inquiniamo il Pianeta, moriremo avvelenati; se serriamo le porte a quanti vorremmo lasciare nella miseria, che la nostra stessa economia ha generato, quelle porte saranno sfondate dalla disperazione; e se ci pasciamo di ingordigia, di ingordigia, e soli, moriremo.
“Logico”, non è vero? Allora perché ci riduciamo a consiglieri fraudolenti di noi stessi?
Vien da rispondere: “Il mistero del male. La logica del male…”.
Honoré de Balzac: «Il bene è largamente muto».
Edmund Burke: «L’unica cosa necessaria per il trionfo del male è che l’uomo buono non faccia niente».
E Paul Valéry: «Non sono affatto i ”cattivi” che fanno maggior male in questo mondo. Sono i maldestri, gli sbadati e i creduli. I “cattivi” sarebbero impotenti senza una quantità di “buoni”».