Domenico Colasuonno in arte “Reddemo” alla voce e chitarra, Nicola Lotti in arte “il Dubbio” al basso, cori e sintetizzatori e Ruben alla batteria e cori. Sono gli Space Particles, la nuova band pugliese che mescola rock, blues ed electronic pop, e che, il prossimo 6 agosto, parteciperà alla finale regionale del contest musicale internazionale “Sanremo rock & trend”, presso la Baia Lucio Dalla, nel golfo di Manfredonia, prodromico viatico per il teatro Ariston.
Ciao, Domenico. Da dove deriva il nome “Space Particles”?
Il nome Space Particles deriva dalla voglia di ritrovarsi tra amici musicisti, dalla voglia di differenziarsi musicalmente da tutto il resto,dalla voglia di portare avanti un estro creativo musicale che vive dentro di noi.Dalla voglia di parlare attraverso la musica inedita, sopra ogni condizione sociale e politica, sopra un periodo di pandemia devastante, sopra il dolore per la perdita dei propri cari, sopra la guerra, è proiettarsi con la mente ancor più su, su nell’universo infinito, immaginando di suonare qualcosa al di fuori dell’ordinario, dove non ci sono schemi musicali. Delle vere e proprie Particelle Spaziali impazzite, che scalpitano tra di loro e si divertono musicalmente a creare e sperimentare ed omaggiare questa forma d’arte, con i grandi successi internazionali, che hanno determinato il nostro percorso musicale e la nostra storia.
Tu, Nicola, credi sia ancora possibile abbracciare la sperimentazione nel concetto moderno musicale?
Grazie per aver rivolto a me questa domanda, in quanto sono alla ricerca di continui suoni e rumori con il mio synth. La sperimentazione è parte essenziale della musica, se un brano è banale e commerciale piace all’ascoltatore disattento e dura un’estate al massimo,
se invece racchiude qualcosa di nuovo ed innovativo, allora dura per sempre, citerei i Pink Floyd degli albori ma anche i Radiohead dal 2000 al 2010.
Sono dell’idea che per sperimentare bisogna prima avere un po’ di esperienza musicale e soprattutto aver ascoltato tanta musica, ed aver allenato l’orecchio a scovare nuove melodie e suoni.
Noi sperimentiamo in continuazione, variamo melodie, accordi, trasformiamo le chitarre in synth e viceversa, sino a quando non troviamo la nota ed il suono che ci fa dire: “eccolo, è quello giusto!”
Secondo te, Ruben, cosa ci lascia in eredità la rivoluzione rock degli Anni Sessanta e Settanta?
Sappiamo che, grazie alla contro cultura, negli anni ‘60 nacquero nuove tendenze musicali.
Nel rock abbiamo la nascita di band come i Beatles e i Rolling Stones, precursori del grande rock degli anni Settanta. Giunsero alla ribalta personaggi come Bob Dylan, l’amatissimo Elvis Presley, che già si era fatto conoscere nel decennio precedente.
La rivoluzione della musica anni 60 partì dalla Gran Bretagna con i Beatles, che diedero un’impronta nuova al rock che era nato pochi anni prima. Accanto al loro rock morbido i Rolling Stones provavano dei suoni un poco più metallici, mentre gruppi sperimentali, nati alla fine del decennio, come i Deep Purple e i Pink Floyd contribuivano a innovare questo genere che negli anni ’70 vivrà poi il suo momento di massimo splendore.
Oggi senza questi precursori di un nuovo modo di fare musica, non avremmo conosciuto il rock e chissà se saremmo riusciti a sperimentare e a proporre ciò che facciamo.
Come Space Particles cerchiamo sempre di proporre brani e un modo di fare musica che non sia qualcosa di già sentito ma, senza rinnegare ciò che ci hanno lasciato questi padri della musica internazionale.
Nell’era pandemica e bellica, quanto energico ottimismo può restituirci la fusion delle sonorità blues ed electronic?
Stiamo vivendo un periodo orribile e surreale della storia dell’umanità.
Crediamo fortemente che la musica può essere il giusto antidoto, la giusta arma a tutto questo, come già accaduto in passato.
Parliamo della forma d’arte più immortale che c’è in circolazione, con i suoi carismatici ed infiniti generi musicali.
Nel nostro specifico attingiamo alle reminiscenze del blues mischiandole alle sonorità pop/rock elettroniche, che sicuramente possono fare del bene agli ascoltatori, indirizzandoli in un altra realtà, dandogli un po’ di sana e pura energia;
come noi del resto che ci siamo fatti travolgere, trasportare da questa onda sonora di positività ed ottimismo, continuando a sperare sempre, che come nelle favole, prima o poi il male cesserà di esistere.
Augurandovi il meglio per l’esperienza sanremese, come immaginate il vostro futuro?
Sappiamo che, sebbene sia un progetto giovane, Space Particles è senza alcun dubbio un progetto anche molto ambizioso.
Data la diversità e la fusion di più generi musicali, il divertimento messo, il nostro amore per la musica; Space Particles è il risultato delle nostre esperienze musicali individuali, è come ogni sogno nel cassetto, noi vogliamo ampliare sempre di più il pubblico ascoltatore ed arrivare un giorno a calcare quegli importanti palcoscenici internazionali.
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