Pubblicato da Kalòs Edizioni, “Virità, femminile singolare-plurale” è il nuovo libro della scrittrice Giusy Sciacca, una narrazione il cui scopo è collocare la Donna nella storia mediterranea che parte dalla sua Sicilia

Ciao Giusy. “Virità”, refuso letterario o testamento etimologico di vecchie tradizioni?

“Virità” è un termine in dialetto siciliano descritto subito dopo nel sottotitolo: è “femminile singolare plurale”.

Tutto il volume ruota attorno al concetto di verità, spesso parziale e molteplice. Esiste quella singolare di ogni protagonista e plurale del coro di tutte le donne unite dal filo della sorellanza attraverso il tempo e i contesti socio-culturali. Le mie donne sono tutte di nascita siciliana, per questo le ho omaggiate, e ho omaggiato la mia Isola, con una parola in siciliano che può essere facilmente compreso anche da chi siciliano non è.

Singolare e plurale incarnano le mille sfaccettature della Donna, intesa come multitasking adattamento al ruolo sociale ricoperto nei diversi secoli?

La pluralità si riferisce innanzitutto a una coralità, al denominatore comune rappresentato dal femminile stesso che unisce donne appartenute a epoche e mondi diversi, perché in “Virità” ho soprattutto cercato di renderle umane con sentimenti ed emozioni proprie. È il motivo per cui Santa Lucia può stare accanto a Peppa ‘a cannunera, Aretusa accanto a Nina Ciciliana e l’esorcista Delia Digno accanto alla poetessa Mariannina Coffa.

Il riferimento alla pluralità della donna, oggi inevitabilmente multitasking, non è stato motore nella stesura del libro, ma di certo è una verità inconfutabile che ognuna di noi oggi abbia la necessità di “moltiplicarsi” in un numero X di sé stessa per ottemperare a tutti gli incarichi della quotidianità senza sensi di colpa.

Quale messaggio si può estrapolare dai venti racconti del libro?

La consapevolezza di raccogliere l’eredità culturale di donne affascinanti, protagoniste di pagine che hanno segnato non solo la storia siciliana, ma quella mediterranea in senso lato. Basta pensare a Santa Lucia, alla Baronessa di Carini, alle guaritrici processate come streghe dall’Inquisizione, fino alle cantanti d’Opera costrette a usare uno pseudonimo per celare un’identità ritenuta compromettente.

E ancora, la conclusione che le donne hanno sempre lottato con gli stessi demoni per poter affermare la propria volontà. Non dissimili da quelli che fronteggiano ancora oggi, ma con forme diverse: la costrizione, le imposizioni o semplicemente il silenzio imposto dal decoro. Io ho voluto sciogliere i loro bavagli e liberare i loro pensieri.

Quanta discriminazione culturale ha patito la Sicilia rispetto allo Stivale?

Il libro non vuole far parlare le donne siciliane, perché sono state quelle costrette a rimanere in silenzio. Si rischierebbe di perpetuare ancora uno stereotipo senza potersene mai liberare.

Il silenzio va ben oltre i confini della Sicilia e nessuna regione si salva.

Costanza di Sicilia è una sovrana europea, Damarete di Agrigento è la nuova signora della Magna Grecia, Aretusa è un mito dalla popolarità senza confine, Maria Pizzuto Cammarata è la prima donna a parlare a un congresso di politica a Palermo rappresentando il primo movimento organizzato dai lavoratori siciliani e formato da circa mille donne.

È questa la caratura di alcune delle siciliane che si raccontano in “Virità”. E ciò che intendono raccontare non è una denuncia, è una testimonianza di umanità, di emozioni, di paure e pulsioni che ognuna di noi avrebbe potuto avere nei momenti più emblematici delle loro storie. Per questo il libro è narrazione, è racconto.

È vero poi che la cultura patriarcale in Sicilia ha avuto radici più tenaci, purtroppo, che hanno iniziato a sciogliersi forse con più ritardo rispetto a un nord più ricco. Tuttavia, è la cultura a generare consapevolezza. Il benessere economico facilita una maggiore diffusione di cultura. In fondo, se ci pensiamo, la cronaca oggi ci informa che la voce delle donne è penalizzata o zittita del tutto, in maniera più o meno violenta, a prescindere dalle latitudini.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.