Mens sana in corpore sano. È l’equilibrio fra cuore e ragione, l’emotività che abbraccia la voglia vivere, di sentire gli altri, di cum-patire attraverso una gioia che si trasforma nella danza più empatica di tutte: la Joy Dance®. A presentarcela è l’insegnante, molfettese d’origine e barese d’adozione, Francesca Rucci.
Ciao Francesca. Cosa ti ha spinto ad ideare la Joy Dance, una nuova forma di danza mirata al benessere nelle scuole, nelle case di riposo e a favorire una più serena convivenza fra genitori e figli adolescenti?
Sono un’insegnante di scuola dell’infanzia. Ho sempre avuto il desiderio di trasmettere conoscenza, passione e consapevolezza alle giovani menti e ai giovani cuori. Sono anche un’insegnante di danza classica. Trasformare l’energia in bellezza attraverso la tecnica è uno dei mestieri più belli del mondo. Il mio motto è: Vivi come danzi. Danza come vivi. Ho cominciato a studiare danza a sei anni. Una passione incredibile per questa forma di arte mi ha portata prima a diventare danzatrice professionista, poi coreografa, infine mi sono laureata a Londra come insegnante di danza classica presso la Royal Academy of Dance. Insegno ancora danza classica ed ho allievi che danzano come professionisti nelle compagnie più famose del mondo. Insomma la danza è la mia vita e, una volta appassionatami di “Benessere e Risata Incondizionata”, ho ideato una forma di danza accessibile a tutti e soprattutto facilmente utilizzabile in diversi ambiti dalla scuola alle case di riposo, dalla riabilitazione alla genitorialità. L’ho chiamata Joy Dance®.
Hai presentato allo CSEN-CONI un programma per istruttori di Joyfull, provando, così, ad ufficializzare la disciplina sportiva della gioia. Dopo il lockdown, e il conseguente e sempre più frequente burnout, che ruolo assume la risata incondizionata nella nostra quotidianità?
Con la mia amica Chiara Dambrosio abbiamo ideato La Ginnastica JoyFull che è un metodo rivoluzionario da portare in palestra, a scuola, in azienda o nella vita. La Ginnastica JoyFull, come metodologia allenante, impiega varie tecniche orientali e occidentali, quali l’alfabetizzazione emotiva, la respirazione consapevole, la danza della gioia, il movimento consapevole, il gioco, la musicarte,e il mental training. Lavora sul corpo, sulle emozioni e sulla mente e si basa su tecniche riconosciute scientificamente efficaci nel produrre cambiamenti biochimici e fisiologici nel corpo umano, aumentando i livelli di benessere, stimolando e aumentando la produzione degli “ormoni della felicità”, ovvero le endorfine. Diventa fondamentale dopo questo periodo di lockdown, ma anche per contrastare situazione di burnout acquisire tecniche che mettendo in equilibrio corpo, mente, emozioni ed anima possano davvero portarci verso la felicità e la risata incondizionata è una tra queste poiché consente di ridurre il cortisolo (l’ormone dello stress), ossigenare gli organi ed aumentare le endorfine. Inoltre il riso è un ingrediente fondamentale per stare bene con se stessi e con gli altri.
Quanto diventa fondamentale, soprattutto in ambito scolastico, insegnare ai giovani alunni l’arte della meditazione e dell’educazione emotiva?
Durante questo periodo di lockdown ho voluto mettere al servizio di colleghe di vari ordini di scuola le mie competenze sull’educazione emozionale e sulle tecniche meditative. Ci diamo appuntamento una volta a settimana in una sorta di video salotto tra docenti in cui trovarci e passare del tempo assieme prendendo un caffè virtuale. Insieme abbiamo lavorato e studiato sapendo che è in quella fascia di età (mi riferisco a quella della scuola dell’infanzia e primaria) che si sviluppa la personalità: quante più emozioni si sperimentano tanto più la crescita individuale avviene in modo sano e variegato, soprattutto se si sperimentano le emozioni positive. Alle “lezioni” teoriche affianchiamo attività pratiche e di facile applicazione, tra cui la meditazione. La meditazione diventa uno strumento necessario da utilizzare nella scuola poiché oggi i bambini sono spesso sovrastimolati e sotto pressione, la meditazione li aiuta a concentrarsi, rilassarsi e a stare bene con se stessi. Naturalmente in tutti gli incontri ho sottolineato l’importanza del dominio delle emozioni da parte dell’educatore in primis. Suggerisco quindi a tutti i docenti di intraprendere un cammino verso la consapevolezza di sé e della propria crescita personale, perché i piccoli interpretano il mondo osservando il modo in cui noi adulti reagiamo alla realtà.
Esiste, a tuo parere, una correlazione fra la neuroscienza in generale e la ricerca di metodologie di apprendimento più funzionali a casi specifici, nell’ottica di un confronto più ad personam?
Negli ultimi anni si è fatta strada una nuova disciplina, la neuroeducazione. È affascinante scoprire come la mente apprende. Le neuroscienze ci aiutano a comprendere come impariamo e quindi quali strategie più idonee applicare e quali evitare. Le neuroscienze hanno modificato il modo di approcciarsi all’attenzione, alla memoria, all’apprendimento e alle emozioni. Ogni docente dovrebbe conoscere la neuroeducazione e come lo sviluppo del cervello dipenda non solo dal programma genetico, ma soprattutto dalle esperienze che si fanno sia positive che negative. Le ricadute pratiche e didattiche sono assolutamente positive poiché attingendo a tutte le potenzialità del nostro cervello, possiamo farlo funzionare meglio.
Cos’è la felicità per Francesca Rucci?
La felicità “è un bicchiere di vino con un panino”, scherzo ovviamente! Ma questa affermazione non è così lontana dalla verità, poiché la felicità non è un valore assoluto, ma relativo. Imparare ad apprezzare le piccole cose che ci offre la vita ci rende felici e quindi tutti possiamo esserlo.
Progetti futuri?
Il mio desiderio è divulgare tutto ciò che ho appreso sul ben-essere attraverso formazioni con Joy Dance® la danza della gioia, Joyfull la ginnastica che unisce mente corpo ed emozioni e percorsi di crescita personale.