L’UOMO, LE IDEE POLITICHE, LA FILOSOFIA DI VITA

Uruguay, Montevideo

Mentre sorvoli l’Oceano Atlantico, in prossimità del Rio de la Plata, il pensiero corre alle decine di migliaia di desaparecidos, gli oppositori del regime militare argentino scagliati dagli aerei, negli anni settanta. Ti sovviene anche il ricordo delle Madri e le Nonne di Plaza de Mayo, che imperterrite marciarono perché si facesse chiarezza, individuando i colpevoli, facendo giustizia.

Una voce femminile interrompe il flusso dei tuoi pensieri e ti riporta alla realtà, annunciando dalla cabina di pilotaggio di essere in prossimità dell’aeroporto di Montevideo, capitale dell’Uruguay e di predisporsi per l’atterraggio con le cinture di sicurezza prontamente allacciate

Mezz’ora in un taxi, bisognoso dell’intervento salvifico di un carrozziere, e raggiungi con una certa inquietudine nell’animo il quartiere rurale dove vivono Pepe Mujica e Lucìa Topolansky, sua moglie, da quando, caduta la dittatura e ritornata la dialettica democratica, eressero con le loro mani e la collaborazione di amici, il loro nido, che lui “abbandonerà solo con i piedi in avanti” il 13 maggio 2025. Come ha ripetuto spesso con compiacimento!

Ti aspetti di trovare numerosi agenti di polizia a presidio dell’abitazione dell’ex Presidente della Repubblica e di sua moglie, ex Presidente del Senato, ma rimani felicemente deluso, perché le forze dell’ordine vengono impiegate altrove per incombenze più utili alla gente che dall’alba, zappando la terra, costruendo case, assemblando congegni in officine e fabbriche, o alle prese con i computer negli uffici, paga le tasse.

Per l’uomo politico più amato del pianeta, gli aspetti della sicurezza sua e di sua moglie sono secondari, subalterni alle esigenze di socialità e di contatto con la gente comune. L’orizzontalità delle relazioni, il dispregio dei rapporti gerarchici, l’assenza di privilegi scorrono fluidi nella sua anima come il sangue nelle sue vene.

Lucìa Topolansky 

Trepidante, bussi alla porta di legno che, cigolando lievemente, ti offre un musicale ben venuto. L’apre, una bella signora dalla splendida chioma candida, una camicia a righe bianche e blu cobalto, tempestata da farfalline svolazzanti, una gonna blu di Prussia, ciabatte ai piedi. Mani laboriose, simili a quelle di tua madre, donna di popolo, solcate da vene materiche, rughe e cicatrici, unghie nude, non deturpate da sintetiche lacche colorate, infestanti mezzo mondo femminile.

Di anni ne mostra una settantina per la freschezza della carnagione, il calore del sorriso, l’amabilità dei modi, lo spiccato senso di ospitalità, ma ne ha certamente di più, conoscendo il suo percorso anagrafico.

Il mondo contadino, a te familiare e… caro

Ti sembra di entrare nella modesta e umile casa di Riccardo Polichetti, giovane andriese, o di Savino Damore, vecchio barlettano come te, due amabili contadini, i cui poderi confinano col tuo domestico orticello-giardino, illeggiadrito dal nascente “Viale dei compagni” infarcito con le piante offerte da loro, ecologicamente sostenibile per la biodiversità ed il categorico rifiuto dei micidiali preparati tossici della Monsanto e della Bayer, potentissime multinazionali della chimica.

PEPE (da noi diremmo “Peppino”)

Ti viene indicata una poltrona, sdrucita ma comoda, vissuta intensamente come testimoniano le slabbrature e scuciture, caldo arancione, vellutata al tatto, mentre Pepe, che ha appena lasciato riposare il suo trattore, faccenda molto concreta ed umile, entra in casa col passo energico e rumoroso dei suoi scarponi, festeggiato dalla cantilena del cigolio.

Vigorosa stretta di mano, ampio sorriso, accattivante. Non ti par vero, ciò che la fortuna, permeandoti di leccornie sentimentali, emotive e culturali, ti catapulta addosso, ma la tua mano, divenendo leggermente umida registra una inquieta emozione, positiva.  I due colossi della politica a dimensione umana dell’Uruguay prendono posto su due sedie, una zoppicante, l’altra bisognosa  di riverniciatura.

Mujica indossa dignitosamente pantaloni corti e una vecchia camicia, lacerata lungo la manica sinistra, orfana di bottoni smarriti; qualche macchia di grasso la tinge di terra di Siena e di ocra. Indossa sandali impolverati, e i bassi cespugli di barba raccontano di non vedere il rasoio da almeno un paio di giorni.

Il tipico contadino rinvenibile in tutto il mondo, sguardo potente, penetrante; singolare il suo magnetismo, appassionata la voce, grande il senso dell’umorismo del politico più amato del Pianeta, che ha conosciuto la tortura e gli abissi della sofferenza umana.

L’immaginazione ti porta a intravedere le numerose cicatrici di pallottole che attraversarono il suo corpo negli scontri a fuoco con gli uomini dell’apparato ignobilmente a difesa e sostegno della dittatura, voluta sostenuta, come in Cile dagli Stati uniti, durante la sua fremente attività guerrigliera.

Venne arrestato quattro volte, brutalmente torturato, fisicamente e psicologicamente. La durissima condizione di isolamento lo portò sull’orlo della follia e della morte. Caddero tutti i denti. Il suo vero trionfo fu il rialzarsi tutte le volte che precipitava negli abissi della sofferenza e della disperazione più cupa.

Comincia a parlare in modo informale, Peppe, a ruota libera; tocca i più svariati argomenti, raccontando, o meglio, proiettando sullo schermo della tua anima immagini, sequenze gesti, parole… immemorabili. Una inconsueta intervista! Ti limiti ad osservare e ad ascoltare con compiacimento. Ad emozionarti.

Perdita del significato della vita

Oggi, nei più non si ha uno scopo per cui vivere.  Si genera così un pauroso vuoto. Un buco nero che tutto metabolizza e vampirizza. Abbiamo invece bisogno socialmente di una causa più grande di noi stessi oltre a quelle a corto raggio della vita personale o familiare.

Siamo ostaggi, in fondo, di idee e convenzioni sociali imposte dall’esterno col marketing e la travolgente pubblicità. Insidiosa! Dovremmo lasciarci guidare dal nostro cuore, pulsante e palpitante per la vita nelle sue molteplici forme, visibili e invisibili.

Questa è la contraddizione più profonda del nostro tempo. Il successo dell’ideologia e della prassi capitalistica non si coniuga con l’esigenza di vivere felicemente come uomini, stride paurosamente, destabilizzando ogni fibra della nostra quotidianità.

Una abissale inconciliabilità strutturale che toglie il senso, laico, alla sacralità della vita e genera dappertutto cambiamenti climatici. Intanto, numerose guerre locali, definite ipocritamente tattiche, dilaniano il mondo, falcidiando molte migliaia di combattenti, ma soprattutto civili, in gran parte donne, bambini e vecchi. Tutti inermi ed innocenti.

Lasciarsi guidare dal cuore

Occorre, invece, lasciarsi guidare dal proprio cuore. È vitale fare ciò che amiamo. Chi di noi, invece, si riduce a subire e ad essere unicamente ingranaggio di produzione e di consumo, chi è assillato dal conto in banca che lievita, svende la sua anima, scrigno di incomparabile valore e bellezza. Non dobbiamo assolutamente rinunciare ad anelare a una vita fantastica, a una esistenza che si lascia sedurre da ciò che suggeriscono, il cuore e l’immaginazione creativa.

Peppino possiede il dono di accarezzare con empatia la tua anima

Si infervora sempre di più, Pepe, per te, ormai, Peppino, come il caro amico emigrato a Milano sessant’anni fa, non potendo continuare con gli studi nonostante lusinghiero profitto in elettronica a scuola. E dipana nodi che rimanevano aggrovigliati e irrisolti da anni.

Mentre lui parla, accarezzando con incredibile empatia la tua anima, sale spontaneamente dalla profondità del tuo cuore, una sapida riflessione… Quest’uomo è capace di esaminare gli argomenti più complessi con una strabiliante semplicità. Possiede l’energia e l’acume di dire le cose più impegnative e profonde nella maniera più sincera, semplice, convincente e bella.

La sua onestà intellettuale e il suo stile di vita ti sconvolgono facendoti volare alto, mentre, strabiliato, continui a mettere a fuoco ogni dettaglio apparentemente inconsueto del suo abbigliamento, della abitazione, della vita quotidiana.

Ancora agli albori del lodo amore

Ogni tanto i due coniugi si guardano languidamente, sorridendosi, quasi tubando; mostrandosi con la postura, la gestualità, il tono della voce e gli sguardi perennemente e perdutamente innamorati, come se fossero agli albori del loro amore.

Un vasino da notte, preziosa reliquia del carcere

Distogliendo per un momento lo sguardo dai loro visi innamorati ed alzandolo verso la parte alta di una parete, vieni irretito da una delicatezza floreale intrisa di speranza e amarezza: su una mensola con civetteria smarcante troneggia un vasino da notte straripante di rami, foglie e colori che a mo’ di cascata si adagiano sulla pianeggiante superficie.

Il tuo pensiero e il tuo cuore, dilaniato, con volo pindarico, raggiungono i tragici momenti della prigione, cella comune, ma anche umido buco nella terra, in cui Pepe era torturato persino nelle funzioni basilari della vita, come l’evacuare o il mingere, suggerimento di agenti degli Stati Uniti che nelle prigioni di Guantanamo avevano sperimentato le più efferate torture, violando le convenzioni di Ginevra.

Fu una grande conquista per lui ottenere il vasino che ora adorna, grazie alla sua professionalità di floricultore, acquisita in tenera età per sopravvivere, la sua umile (nel senso etimologico della parola da “humus”, terra in lingua latina) abitazione.

Anche Lucia patì la tortura

Ti sovviene congiuntamente la terribile vicenda umana, politica e sentimentale di Lucìa, donna, sottoposta alle angherie della prigione e della tortura per sostenere e difendere ideali di giustizia sociale, di diffuso benessere, culturale ed economico. Non appena, però, Pepe, il 1985, uscì definitivamente dal carcere, lo raggiunse a casa sua. Cenava in compagnia di sua madre e di sua sorella. Da quel momento, la freccia dell’amore li infilzò, come uno spiedo, rosolandoli in ogni fibra umana e politica.

Riforme liberali

Nel 2013 il settimanale “The Economist” apprezzò l’Uruguay, definendolo “paese dell’anno”, per le più radicali riforme liberali, entrate in vigore nella legislazione per determinante merito di Mujica: la regolamentazione di produzione, vendita e consumo di marijuana e la legalizzazione del matrimonio gay, la cauta attenzione verso l’aborto, quando le imprevedibili emergenze della vita lo impongono.

Imminente catastrofe ambientale

La figura iconica più ammirata della sinistra, lodata e rispettata anche da ampi settori della destra di tutto il mondo, avverte un’angoscia, che a tratti si colora di concreto terrore, per un interrogativo che sovente lo assale: avrà il tempo, l’umanità per rimediare alle ferite lancinanti e sanguinanti, ai disastri inferti alla natura? Povera madre Terra!

È fermamente convinto, il dirompente e coerente personaggio politico, che non esiste una crisi ecologica o nucleare, ma semplicemente una crisi politica. Per lui l’umanità possiede le conoscenze scientifiche, tecnologiche, i capitali, le energie umane per prendere le decisioni giuste, impellenti, per assumere le misure necessarie, ma manca la volontà politica capace di orientare e guidare le improrogabili scelte.

Gli interessi di mercato

Le grosse società economiche spadroneggiano, battendo la gran cassa degli affari e della corruzione dilagante. Lubrificano i mostruosi ingranaggi del modello di sviluppo capitalistico non appena ne intravedono anche la più flebile urgenza.

I politici, quindi, semplici burattini nelle mani dei gestori del potere economico e finanziario, accondiscendenti complici, non battono ciglio, mentre sarebbe loro imprescindibile dovere, urlare, a squarciagola, offrendo perfino i loro petti, se necessario

Bavaglio agli organi di informazione

Per chi detiene il potere finanziario ed economico, la gente comune, ignorata, deve essere lasciata all’oscuro. Perciò viene imposto il bavaglio agli organi di informazione, che si limitano ad anestetizzare la collettività globale, intrattenendola o distraendola, dirigendo i cittadini, divenuti sudditi, verso le bazzecole, cose superficiali della vita.

Cambiamento della cultura

La cultura, della quale siamo imbevuti, è funzionale esclusivamente all’accumulazione individuale ed alla lievitazione del profitto societario. Essa penetra nella società, radicandosi anche nel sentire comune della sinistra.

Una lieve pausa, poi riprende con una certa amarezza. Quando ero giovane, credevamo che la sinistra dovesse lottare per il potere.  Purtroppo, i quadri dirigenti sono imbevuti di quella stessa cultura che dovrebbero contenere, combattere.

Occorre invertire la rotta. Se esistono ancora esigui margini temporali! Puntare sulla creatività, rinfocolandola in ognuno di noi, prestare attenzione alle relazioni umane, quelle ravvicinate, che richiedono la partecipazione degli occhi, delle orecchie, delle parole, delle idee, dei sentimenti, delle emozioni.  Non quelle digitali, subdole e devastanti!

Alla pseudocultura capitalistica bisogna rispondere con una cultura differente, antitetica, impregnata di solidarietà. Di valorizzazione del suolo, di reale democrazia, di libertà. Al bando, la tirannia dei pochi!

Visione utopistica? Non ci sono alternative. Solo previsioni distopiche.

Il consumismo

Il consumismo è parte della vigente cultura rantolante, autoreferenziale, intrisa di un’etica funzionale alle necessità del capitalismo nella sua ipertrofica lotta per l’accumulazione infinita.

Se smettessimo di comprare o acquistassimo solo l’essenziale, se diventassimo sobri, il capitalismo, immantinente, si fiaccherebbe, tutti i suoi corollari di trionfo farebbero un tonfo pauroso e le manifestazioni di vita riprenderebbero vigore.

Ripete, visione utopistica? Non ci sono alternative. Solo previsioni distopiche.

Una pausa di convivialità

Si alza, Pepe, andando alla cucina per preparare una tisana. Quando l’acqua bolle, la versa in una caraffa, vi aggiunge foglie di alloro, rosmarino, ulivo.  Pazienta alcuni minuti mentre vira in ocra, il colore della bevanda, vi adagia tre datteri per dolcificarla. La filtra in tre tazze, le dispone su un rustico vassoio intrecciato con polloni di ulivo e listelli di canna.

L’anfitrione, ossequioso, serve prima Lucìa, poi ne porge una tazza a te. Tu provi l’impressione di essere servito da Ganimede, divenuto coppiere degli dei dopo la rovinosa caduta di Ebe, personificazione della fiorente giovinezza. Ti sembra di bere ambrosia, il nettare degli dei che rende immortali. Infine, accosta una tazza alle sue labbra.

Mentre incredulo sorseggi con gusto, pensi dentro di te… Non mi meraviglierei che Pepe, divenuto a furore di popolo, stella, un giorno possa splendere in cielo nella volta celeste, come Ganimede che, trasferito in alto, divenne la costellazione dell’Acquario.

Chi è veramente povero?

Mentre sparecchia, si riprende la conversazione, che, in fondo, è un monologo.

Sorride, Pepe, sottolineando con la mano coccolante la sua argomentazione. Mi hanno fatto passare per il presidente più povero della Terra, non hanno proprio capito un bel niente. Non sono povero, ma sobrio, guidato da un’etica stoica. Veramente povero, invece, è chi è schiavo di tante merci, cianfrusaglie e servizi inutili.

Per preservare la vita del pianeta, dobbiamo imparare a vivere con il necessario. Ecco perché questa lotta è un’epopea di natura culturale. Bisogna, quindi, ricreare una vera cultura, alternativa, di sinistra autentica, combattiva.

Conclude con tono perentorio.! È veramente ricco chi è semplice, onesto ed ama gli altri, soprattutto i diseredati, gli ultimi, i più sfortunati. Chi rispetta madre Terra.

Tristezza 

Scuote la testa dall’alto in basso, con rammarico, il narratore. C’è molta tristezza nelle nostre società traboccanti di ricchezza. Siamo società grasse, sovralimentate, soffocate dalla quantità di spazzatura che produciamo. Infestiamo tutto, compriamo cose che non ci servono e poi viviamo nella disperazione perché dobbiamo pagare le bollette.

Persone felici

Sognavamo di produrre le stesse tonnellate di acciaio che uscivano fumanti dagli altiforni degli   Stati Uniti, anzi di superarli. Avremmo dovuto preoccuparci che le persone vivessero più felici e che ci fosse una migliore distribuzione delle risorse di cui disponevamo.

Ai giovani

Amo la vita, la vita di un filo d’erba, la vita di una formica, la vita di uno scarafaggio… La vita.

Giovani, ringraziate la vita. Non lasciatevi scippare la vita, rifuggite dal divenire schiavi per correre dietro a prodotti materiali. Ogni ora dell’esistenza che spendete per i beni materiali, la sottraete alla vita.  Perché non potete dedicarla a quel che più rende liberi e felici.

Non conformatevi, figli miei, che non ho avuto, a vivere in ginocchio o sulle spalle degli altri. Non trasformatevi in sfruttatori. Non inciampate nella trappola degli sperperi. Non lasciatevi prendere per il naso da una spietata e cinica campagna di marketing.

Imparate ad essere uomini e donne libere. Dedicatevi a quel che più vi rende liberi e felici, all’amore, alle solidali relazioni con gli altri, agli amici, alla creatività… cose piccole per il mondo, ma grandi per la vita.

Le stelle baluginano nel cielo

È tardi. Nel terreno ricco di humus dell’orto antistante dove sventola la biancheria, asciutta,   i microrganismi riposano, i grilli, hanno smesso di frinire, le foglie degli alberi danzano lievemente, le stelle baluginano nel cielo stellato. Le rane gracidano in un canale di bonifica, mentre le palpebre accelerano visibilmente il ritmo negli anfitrioni ed anche in te.

I ringraziamenti, come polle sorgive, emergono a fiotti, spontanei, veri. Gli abbracci, sentono la corporeità e colgono la levità delle anime. Un’esperienza unica nella vita, che capita a pochi. Fortunati. All’uscita ti aspetta il conducente della vettura che ti porterà in una pensioncina prenotata per tempo a cui era stato comunicato che avresti fatto rientro a notte inoltrata.


FonteI ritratti di Josè Mujica e Lucia Topolansky sono di Domenico Dalba
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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.

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