
Prima di partire per l’Irlanda, avevo ben chiara in mente un’immagine di quel che mi aspettava, una volta giunta in quella Terra. Paesaggi, in particolare. E le avevo associato anche un colore, con le sue annesse sfumature.
Irlanda. Mi capita spesso, quando penso ad un posto nel mondo che mi aspetta, o ad uno che vorrei presto scoprire, di lasciarmi guidare dai binari della fantasia e di viaggiare mentalmente già in quella parte di mondo. E di associare ad ognuno di questi posti un colore, un oggetto, un profumo che rievochi la cultura o la vita di quel posto.
E capita sempre dopo essermi appositamente documentata, dopo aver trascorso ore ed ore a guardare fotografie, video di chi c’è stato, dopo aver studiato tradizioni, cibo, cultura, paesaggi e vita di quel posto. Insomma dopo essermici totalmente immersa, e dopo averlo fatto mio.
E capita anche di rimanerne delusa: quando la realtà tradisce l’aspettativa, quel posto lascia quel senso di amaro in bocca, perché non era quel che t’aspettavi.
Per l’Irlanda non è stato così.
Ebbene sì: mi aspettavo proprio quel che ho veduto, godendo a pieno delle mie giornate irlandesi, viaggiando realmente in quel che la fantasia mi aveva mostrato, e appurando che l’Irlanda dei miei pensieri non era UTOPICA, ma tangibile davvero.
On the road...
Avevo immaginato bene: dolci colline verdi che ondeggiano, che li’ che dove la Terra finisce fanno spazio all’Oceano aperto; immense praterie immacolate, distese d’erba e di natura incontaminata, casette bioecologiche con il tetto tegolato ed il proprio orticello sul retro; cottage in calce bianca con le finestre minuscole ed i tetti in paglia; strade piccole che collegano i paesotti, e ai loro margini solo vegetazione lussureggiante; scogliere altissime con strapiombi vertiginosi a picco sull’Oceano; all’orizzonte solo l’infinito blu del mare; zone gremite di megaliti, castelli, monasteri o grandi magioni di campagna; e la sera l’allegria, le anime in festa, musica tradizionale suonata in “sessions” e sorrisi, e fiumi di birra.
Neanche sui colori che le avevo associato mi sbagliavo. L’Irlanda è esattamente verde e blu, con qualche sfumatura al colore della terra. E anche sul cielo avevo ragione, e aveva ragione anche Fiorella Mannoia nel suo capolavoro musicale: «una donna che cambia spesso umore».
Il cielo d’Irlanda è capriccioso, alterna nuvole cariche di pioggia a sprazzi di Sole soffuso, il cielo d’Irlanda è malinconico e coperto, e quando il Sole si fa spazio sgomitando tra le nuvole, tutto intorno sembra accendersi di colore e brillare.
Per scoprire l’essenza dell’Irlanda non bisogna circoscriversi alla sola Dublino. La capitale è indubbiamente “insolita”, fatta di portoncini graziosi e di vetrine strane, un tripudio di colori sgargianti e addobbi floreali fuori dagli schemi. Dublino è deliziosa, patria della letteratura anglosassone, da Oscar Wilde a James Joyce. Ma fuori da Dublino vien fuori l’anima dell’Irlanda, fatta di tutto quel di cui vi ho parlato.
Dublino
Avendo come base Dublino, come si può pianificare un itinerario senza il noleggio di un’auto?
È semplicissimo. Giornalmente, partono autobus organizzati dagli enti turistici locali, che effettuano escursioni in quasi tutta l’Irlanda: difatti Dublino è posta in posizione centro orientale rispetto a tutta l’Irlanda e, dunque, costituisce un punto strategico per poter raggiungere in poco più di un paio d’ore tutti i punti più interessanti.
L’Irlanda sin dai tempi dei colonizzatori celti è suddivisa in quattro regioni:
- LEINSTER, nella parte Sud Orientale;
- MUNSTER, a Sud Ovest;
- CONNAUGHT, a Nord Ovest;
- ULSTER, o Irlanda del Nord, a Nord Est.
Leinster, oltre a Dublino, offre paesaggi pittoreschi.
La contea di Wicklow vanta colline ondulate e selvagge, acquitrini d’alta quota, cascate spettacolari, laghi dalle acque oscure, monasteri e tabernacoli celtici: uno scenario dall’incomparabile bellezza. Nella zona di Kilmore Quay, un piccolo villaggio di pescatori, si trovano i cottage in calce bianca con il tetto in paglia dorata, testimonianza di una Irlanda rurale. Kilkenny brulica di resti di castelli ed abbazie, covo risaputo di scrittori, artigiani e artisti. Ma Leinster offre anche luoghi avvolti dal mistero e dalle leggende, come il Dolmen di Browne’s Hill, con la pietra orizzontale più grande d’Europa; la collina di Tara, dalla quale si pensa prenda origine la cristianizzazione dell’Irlanda; le varie necropoli con le tombe a tumulo sparse per le praterie, ad esempio Newgrange, uno dei siti preistorici più rilevanti d’Europa; ed infine, innumerevoli croci celtiche votive disseminate per tutta l’estensione del paesaggio.
The Giant’s Causeway
Munster presenta paesaggi diversi tra loro. Si alternano le lussureggianti e verdi valli e pianure di Tipperary, che costituiscono la Valle d’Oro, puntellata di magioni, case torri e castelli, a vichinghe e medioevali cittadine portuali, come la pittoresca contea di Waterford. Da grandi cittadine come Cork e Limerick, a siti preistorici ricchi di monoliti e megaliti, come il Dolmen di Poulnabrone; da un tavoliere brullo e arido, calcareo, come Burren, a scogliere frastagliate e a strapiombo sull’Oceano: le Cliffs of Moher. A paesaggi lunari come quelli di Doolin, arginati dalle onde dell’Atlantico.
Doolin
Connaught coniuga zone lacustri come Leitrim, costituite prevalentemente da laghi e fiumiciattoli frammisti a colline di detriti lasciati dalle glaciazioni, a zone megalitiche dalla scabra bellezza come Sligo, paesaggio disabitato ma alquanto ricco di storia e Preistoria, che fu fonte d’ispirazione al poeta Yeats. Dal villaggio di pescatori di Doolin è possibile inoltre, prendere un’imbarcazione che in poco tempo porta alle tre Isole Aran, affioramenti rocciosi in lastra calcarea, dove si racconta che ebbe origine il primo monastero più grande d’Irlanda. Le Aran hanno conservato l’antico linguaggio gaelico, che viene ancora parlato qui. Nel Connaught non mancano le grandi città come Galway, prospera città industriale, importante snodo commerciale e punto di ritrovo per le arti, dove s’incontrano ancora le Galway Hooker, le tradizionali barche da pesca con le vele color ruggine.
Bushmills
Ulster, non ultima per importanza, è quella che costituisce l’Irlanda del Nord. Tra verdi vallate iper estese, e orizzonti fatti di Oceano, prende forma il Selciato del Gigante, meglio conosciuto come il Giant’s Causeway: eletto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, il Selciato del Gigante è un miscuglio di quarantamila colonne basaltiche di origine vulcanica che si estendono lungo tutta la costa Settentrionale di Ulster, a ridosso dell’Oceano. A questa meraviglia, si fa spazio verso est la baia di White Park, costituita da spiagge dalla sabbia bianca e dall’acqua cristallina, e da sentieri accattivanti a picco sull’Oceano che conducono al Carrick a Rede Rope, un ponte sospeso che ondeggia tra due isole, attraversabile dai turisti. Fino ad arrivare al Dunluce Castle, un castello arroccato su di uno sperone roccioso che sporge sul mare. Stucchevole è il sentiero che conduce da Capo Fair a Capo Torr, brulicante di baie rocciose, brughiere di erica e scogliere frastagliate. Le valli della contea di Antrim sono conosciute come “Glen”, sono nove e sono rinomate per il loro fascino. Verso Sud troviamo Belfast, città moderna ed industriale.
Dunluce Castle.
Insomma l’Irlanda è un Paradiso per gli Dei. E, del resto, non potrei che concludere così, con i versi di una Dublino allegra e rude descritta nei Dubliners di James Joyce: “Si passava per strade sfolgoranti di luci, fra gli spintoni degli ubriachi e delle donne che contrattavano, fra le imprecazioni degli operai, le stridule litanie dei garzoni che facevano la guardia ai barili di carne salata, le nenie nasali dei cantastorie che intonavano inni su O’Donovan Rossa o ballate sui tumulti della nostra terra”.