Ho fatto il vaccino Astrazeneca, come previsto per la mia categoria professionale e per la mia fascia di età. Sempre nel pieno rispetto delle previsioni di massima, mi sono fatta una giornata con la sensazione di aver avuto un incidente contro un tir: sorvolo sui dettagli, è passato.
Cioè sembrava: ero beatamente stesa sulla mia amata chaise lounge, il sole entrava dalle finestre e me lo stavo godendo come solo chi vive in Ossola può (sete di giallo, si chiama), ho sentito un certo calore al volto e l’istinto primordiale che vive con me di vita propria ha suggerito non essere merito della stella calda.
Poca poesia: risalita la febbre. Tempo zero riecco i dolori in giro per il corpo, tempo zerovirgolauno finisco a letto e aspetto il momento per ingerire la Tachipirina.
Qualcuno mi scrive, così prendo il cellulare e mi ricapita il video copiato in fondo a queste righe. Lo avrò guardato mille volte e per la metà di mille avrò letto le polemiche di chi lo ritiene finto.
Me ne sono sempre infischiata: finzione o meno, è sempre una gran botta allo stomaco l’istante in cui lo sguardo di lei si appoggia su di lui e una botta dritta alla pancia tutto il tempo successivo. Sempre uguale.
Solo che oggi mi sono ritrovata a fare un’osservazione spontanea in più, rispetto al solito: ad “esibizione” conclusa, Ulay può alzarsi e andare. Sì, mi piace pensare sia vera quella storia, quindi anche con la pancia in disordine, lui può: si alza, esce di scena e va a curarsi qualsiasi cosa provi altrove, con sé stesso o con chi vuole. Lei no, non può. Deve restare dov’è e terminare l’esibizione che ha iniziato al Moma: abbassa la testa, composta nel fisico fa forza su sé stessa, quasi violenza, alza la testa, apre gli occhi e fissa la successiva persona lì davanti.
Ambedue hanno subito un dramma o meritato un miracolo emotivo; ambedue hanno risentito di un colpo, solo che uno può liberamente andare a ritrovarsi, l’altra no. Deve continuare. E continua.
In un vestito rosso che non necessita di nessun’altra parola.
Credo che gli uomini, certe cose, incolpevolmente, non potranno capirle mai.
Non davvero.
Innocenza.