Si vive e si partecipa solo sull’onda dell’emotività piuttosto che sul reale senso degli eventi

L’indignazione di tanti, dai comuni cittadini a chi ha responsabilità, è una tendenza del momento. Dura giusto il tempo di attirare un po’ di attenzione su se stessi, poi, tutto sfuma per lasciare posto ad una partita di calcio….

L’indignazione di tanti Italiani è a tempo, a cronometro. L’indignazione a cronometro è tipica della nostra società è diventata parte di noi, ad esempio quando si abbatte una notizia nello scenario nazionale. Nel momento in cui uno scandalo, un fatto di cronaca, omicidi da “TV”, disastri ambientali, o come in questo tempo il terremoto che ha colpito il centro Italia, irrompono su tutte le prime pagine delle varie testate giornalistiche ed è tema di dibattito nei programmi televisivi, nelle piazze, nei locali e durante i pasti, consumati nelle proprie abitazioni, si alza un polverone, si innalzano scudi e tutti iniziano a espellere veleno e a dire la propria opinione.

L’indignazione è un’emozione umana nobile è uno stato dell’animo indignato, risentimento vivo soprattutto per cosa che offende il senso di umanità, di giustizia e la coscienza morale.

Capita però che con la stessa celerità con cui si alza la nube di polvere dell’indignazione, questa precipita a terra. Tutto finisce celermente nel dimenticatoio delle polemiche sterili e senza senso, senza che nulla cambi o che ci sia servito da lezione. Tutto resta invariato, come se la moto che sfreccia ad alta velocità e che solleva un gran polverone non fosse mai sfrecciata in “quella strada” sterrata in un caldo e torrido pomeriggio d’estate.

Proviamo a rispolverare dal nostro dimenticatoio alcune notizie-fatti e cerchiamo di capire quanto è cambiato ma soprattutto se qualcosa è cambiato.

6 aprile 2009 la terra trema a l’Aquila: 309 morti e migliaia di sfollati.

20 maggio 2012 terremoto in Emilia: 17 morti, 300 feriti, 15mila sfollati, paesi in ginocchio.

24 agosto 2016 la terra trema nuovamente nel centro Italia, 295 morti, interi paesi rasi al suolo, sembra che ci sia stata una battaglia.

Tanta indignazione, tanti ‘mai più’, corsa sfrenata per scovare responsabilità e responsabili.

Il 3 ottobre 2013 Lampedusa ecatombe di migranti. Nel barcone, divampò un incendio e poi si ribaltò, più di 500 persone a bordo, tra le quali molte donne e bambini. Recuperati solo 130 corpi e 155 persone furono tratte in salvo.

Centinaia di morti e fiumi di parole a immortalare e speculare sulla tragedia. Sdegno generale, tutti zeppi di rabbia per ciò che era accaduto. Minuti di silenzio, commozione e indignazione. Il Papa fa visita a Lampedusa e auspica la fine di questo genocidio. Tutti d’accordo, irritazione, turbamento, applausi, promesse impegni. In realtà non era la prima volta che succedeva qualcosa di simile e sciaguratamente quella non sarà l’ultima. Da anni sta capitando la stessa tragedia. Cos’è cambiato? Si è fatto qualcosa oltre che versare lacrime, riverire con un minuto di silenzio, bandiere a mezz’asta, promesse vuote si è fatto altro?

Se poi facciamo riemergere le esondazioni, gli alluvioni, i disastri, le tragedie ferroviarie, i terremoti, i morti…

Tutte le volte fiumi di inchiostro, grandi shows televisivi, impegni, promesse, i tanti “mai più”, si rimpallano le responsabilità, si versano lacrime, si lanciano anatemi e nonostante tutto ancora oggi nel 2016 si muore di “troppa acqua” e di “troppi crolli” nel territorio del Bel Paese martoriato e dissanguato da tecnici e politici ingolfati dalla burocrazia che tanto sa di interessi personali e di menefreghismo per il bene comune. Tutto dura il tempo di far scendere la solita lacrima sterile o il pianto arido che non feconda.

E se proviamo a tirare fuori dal cilindro le violenze negli stati, i timbri cartellino, le tangenti, gli appalti confezionati su misura, lo scambio di voti solo per ricordare alcuni fatti di grande indignazione generale da parte dei comuni cittadini ai cittadini responsabili della bene pubblico, cos’è cambiato? Tutto finto e contraffatto, specialmente nei social network.

Nonostante tutta questa riprovazione, non muta mai niente. “Niente di nuovo sotto il sole”. Perché? Perché è tutto artificiale. Da noi il sentimento dell’indignazione è solo un’opportunità da spolpare per riscuotere attenzione e consenso, questo atteggiamento, però, falsifica l’essenza e la potenza dell’indignazione.

I social network brulicano di rivoluzionari da tastiera, persone che insorgono di fronte ad una qualsiasi notizia e cavalcano tutte e qualsiasi onda di sdegno. Ma questa indignazione è finta, fasulla è solo “una moda”, un modo come un altro per impadronirsi di visibilità.

Si vive e si partecipa solo sull’onda dell’emotività piuttosto che sul reale senso degli eventi. Se l’indignazione non ci muta significa che non è autentica, è artefatta mina la veridicità dei sentimenti e in questo modo rischiamo di alimentare e costruire una società artefatta, virtuale e falsa.


Fontecommons.wikimedia.org
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So che tutto ha un senso. Nulla succede per caso. Tutto è dono. L'umanità è meravigliosa ne sono profondamente innamorato. Ciò che mi spaventa e mi scandalizza, non è la debolezza umana, i suoi limiti o i suoi peccati, ma la disumanità. Quando l'essere umano diventa disumano non è capace di provare pietà, compassione, condivisione, solidarietà.... diventa indifferente e l'indifferenza è un mostro che annienta tutto e tutti. Sono solo un uomo preso tra gli uomini, un sacerdote. Cerco di vivere per ridare dignità e giustizia a me stesso e ai miei fratelli, non importa quale sia il colore della loro pelle, la loro fede, la loro cultura. Credo fortemente che non si dia pace senza giustizia, ma anche che non c'è verità se non nell'amore: ed è questa la mia speranza.