La nascita di questa dolce prelibatezza, che oggi si vorrebbe tipizzare  attraverso l’IGP

Italiani, popolo di santi, poeti, navigatori e …gelatai: scusate l’ardire ma l’accostamento non è inopportuno e lo spiego subito.

Questa estate, tra una sana sudata agostana ed una attenta nuotata in solitario, in un doveroso clima anti assembramento, mi sono imbattuto in una storia tutta locale, anzi andriese, relativamente al gelato così detto “tre nocelle”.

Preliminarmente va subito detto che il nostro Belpaese, anche in questo caso è riuscito a ritipizzare sin dall’antichità il tipico sorbetto siciliano, in pratica il gelato artigianale primordiale, nato da una ricetta araba, da cui si sono poi ispirati, via via risalendo su per lo stivale, tanti pasticceri nostrani nella formulazione dei vari tipi di gelati artigianali da consumo fresco, principalmente divisi tra quelli di frutta e di latte.

Ma arriviamo a noi. A farci scoprire (ma per alcuni è stata solo una ri-scoperta), che Andria è famosa non solo per i tenerelli di Mucci ma anche per un suo gelato artigianale, sono state le testimonianze pubblicate dal giornalista Pinuccio Pomo, che figlio di un noto pasticcere, il Signor Nicola, fondatore nel 1956 e titolare del bar “Negrita” di piazza Umberto I, situato davanti a Palazzo di Città, ha voluto mettere nero su bianco le storie tramandate oralmente e vissute in “presa diretta” da egli stesso, quando frequentava – immaginiamo con quanta soddisfazione – la bottega paterna.

È di questi giorni l’iniziativa di Confcommercio Andria, attraverso il suo presidente, Claudio Sinisi, di attivare la procedura per arrivare al riconoscimenti di questo gelato artigianale andriese, attraverso l’IGP, ovvero l’Indicazione Geografica Protetta. Si tratta, in sostanza di un marchio che viene attribuito a prodotti agroalimentari, garantendone la loro provenienza locale. È meno restrittivo rispetto a una Dop, perché per ottenere il marchio IGP basta che una fase del processo di realizzazione avvenga nel territorio geografico di appartenenza, mentre la Dop richiede l’intero processo di realizzazione.

Ma torniamo al nostro “Trenocelle” iniziando col dire che sulla nascita di questo gelato artigianale andriese è certo solo il periodo in cui nacque, ovvero nei primi anni ’50, in quanto vi sono opposte scuole di pensiero sull’anno di origine. A quei tempi comunque Andria era una splendida fucina di novelli artisti del gusto, con caffè (come un tempo si chiamavano più frequentemente i bar, Di Molfetta, Di Gioia e Losappio, solo per citarne tra quelli più famosi) che hanno contribuito a fare la storia delle nostre città, perché in quei luoghi si riunivano anche personaggi politici con il loro più o meno numeroso seguito.

Innanzitutto era chiamato gelato da passeggio per distinguerlo da quello che veniva consumato al bancone o meglio seduti ai tavolini, come la cassata (gelato) o il così detto “mezzo pezzo”, altro gelato da consumarsi in piattino.

“Il Trenocelle  – sottolinea Pinuccio Pomo –  deriva appunto dai tre frutti di nocella (n’cidd,infatti, è il nome generico che gli andriesi danno alla frutta secca in vendita la domenica mattina, allora come ora, sulle bancarelle in vari punti della città), contenute nel cestino di cialda. Gli ingredienti utilizzati sono tutti di primissima scelta con l’impiego delle principali materie prime reperite sul territorio, dal latte fresco alla panna, dalle uova alle mandorle. La lavorazione è quella del gelato cotto artigianale, tirato a mano da una mantecatrice (una specifica macchina da gelato)- tra le più note la Carpigiani – raffreddata, un tempo, con salamoia. La produzione del trenocelle tradizionale richiede attenzione e perizia. Il gelato di crema torrone, componente fondamentale della specialità, è preparato con l’impiego di mandorle pugliesi ‘lavorate’ con lo zucchero in polsonetti di rame per ottenere il caratteristico torroncino da sbriciolare e far cuocere nel latte con cannella, vaniglia, coriandolo, noce moscata e chiodi di garofano. Il dosaggio delle spezie è importante per conferire il giusto equilibrio al gelato. La panna fresca montata a neve è meringata per favorire la perfetta combinazione dello zucchero con gli altri componenti. Le tre nocciole tostate sono invece della pregiata varietà IGP Piemonte mentre il pandispagna allo Strega o all’Alchermes aggiunge morbidezza e pienezza di gusto al gelato”.

Perché proprio tre nocelle all’interno del cestino di cialda?

“La scelta di mettere i tre frutti nel cuore del gelato di crema torrone – secondo quello che ho ricostruito dalle testimonianze pervenutemi –, sarebbe stata suggerita dai tre campanili che svettano nello skyline di Andria. Ma non mi dispiacerebbe pensare anche che, visto il miracoloso successo del gelato, siano state le tre dita benedicenti del santo patrono di Andria San Riccardo a ispirare il trenocelle”, conclude sorridendo Pinuccio Pomo.

Anche a noi, nell’approssimarsi della festa patronale, piace pensare che queste tre nocelle siano state pensate proprio per un devoto omaggio alla città fidelis, ancora una volta così ricca di storia locale e di anedottica, poco conosciuta dal grande pubblico.


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Nato a Bari nel 2003, vive e frequenta il Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” a Bisceglie. Si definisce un amante delle materie scientifiche, pratica il calcio amatoriale e l’attività fisica e tifa per il Milan, per il quale nutre una autentica venerazione. Ama il mare e la campagna, il buon cibo e la vita all’aria aperta. Musicalmente preferisce ascoltare brani italiani, in special modo quelli di Ultimo e Tommaso Paradiso, ma ascolta anche brani stranieri, come quelli di Shawn Mendes e Bruno Mars. Non rinuncia mai ad una serata in compagnia di amici, specie se sono quelli con i quali è facile parlare di sport ma anche di altri piaceri come quelli de la bonne vie. Desidera viaggiare e visitare in particolare le città d’arte. Scrive per esternare le sue passioni.