Che cosa ci siamo persi?
Dicono che noi siamo esseri inanimati, che sia inutile darci voce. Siamo sedie, e non godiamo di una particolare stima, dal momento che la nostra funzione non è molto piacevole, se non quella di rendere comodo il sedere. Ne sappiamo di storie, potremmo raccontarne tante, specie di flatulenze silenziose, ma questo è un altro paio di maniche. Non è questa la questione oggi.
Dicono che presto verremo sostituite da banchi di plastica completi, già comprensivi di sedia, ma io resto fiduciosa e rispondo lieta al tuo sguardo indagatore di fine anno.
Mi chiedi a cosa siamo sopravvissute quest’anno. Ti rispondo subito: ci siamo persi un sacco di risate, ci siamo persi le gambe incollate e tremanti per le verifiche, magari non preventivate. Ci siamo persi l’attesa per le interrogazioni, quelle buone perché magari vi siete offerti volontari. Ci siamo persi la fatica di stare seduti. Te lo posso assicurare, data la vasta conoscenza in materia, ne sono passate di schiere sul mio dorso.
Ma non ti preoccupare, di certo non devi temere per l’anno prossimo, perché io e le mie colleghe saremo sempre pronti a sorreggerti. Chissà, forse non hai mai pensato alla nostra funzione, quella di permettere la tua formazione, forse solo adesso ti sei reso conto di quanta importanza abbia la nostra struttura così austera.
Non devi preoccuparti, perché se c’è una cosa che ho imparato nella vita è che con il tempo le cose si aggiustano, che occorre stare seduti per realizzare i propri sogni, studiare, pianificare. E saprò di rivivere in te tutte le volte in cui lo farai, ricordandomi come mi guardi ora che ci congediamo, anche da questo difficile anno scolastico che ci ha visti insieme poche volte. E forse, proprio per questo, lo farai con maggiore gratitudine.
Come vedi anche noi sedie possiamo insegnare qualcosa se ascoltate.