Monti, Renzi, Letta, Prodi, Berlusconi, Di Maio, Conte, Salvini… che cambia? Il popolo può farne a meno, può risolvere da solo con poca spesa!

Caro Direttore,

ho fatto un sogno, dovrei dire un incubo, ma che cosa cambierebbe? Si sa che il sogno e l’incubo sono categorie affini, dipende dalle nostre aspettative. Dunque, ho fatto un sogno che raccontava la fine di un accidente della storia al quale tutti dicono di tenere: la democrazia. Andava così che mentre io scrivevo ancora con la penna d’oca intinta nell’inchiostro, non mi accorgevo che ero rimasto il solo al mondo a non “digitare”, cioè ero fuori dal mondo, prigioniero nella mia caverna scavata nella roccia.
Mi sono svegliato, sudato e stranito. Ci ho messo un po’ a capire che stavo tornando alla realtà e che quella valigetta di plastica sul tavolo del mio studio era un computer. L’ho aperto, ho cercato i miei soliti giornali di riferimento, esclusi i pornopolitici, per informarmi su che cosa era successo mentre io sognavo l’incubo. Non l’avessi mai fatto.
Il mio sonno era evidentemente durato un lustro o due. Il mondo dalla finestra del mio PC era irriconoscibile. Abolito il Parlamento, abolito il governo, abolito il capo dello stato, aboliti i partiti. Tutti sostituiti da un certo Rousseau, un celebre signore che, a sua insaputa, era diventato un algoritmo di un certo Casaleggio, gestore di un hotel a 5stelle.
La notizia non mi ha sorpreso, finalmente qualcuno prendeva una iniziativa seria per farla finita con tutte le perdite di tempo e di danaro, con quale risultato poi? Monti, Renzi, Letta, Prodi, Berlusconi, Di Maio, Conte, Salvini… che cambia? Il popolo può farne a meno, può risolvere da solo con poca spesa, meno di una dormita nell’hotel a 5stelle del suddetto Casaleggio.
Mah, devo ammettere che l’uomo è geniale. A quattro mesi dalle elezioni delle sue legioni grilline, ha capito che è meglio farne senza. E allora basta con il Parlamento. Cliccare Rousseau è più che sufficiente.
Me ne torno nella caverna del mio sogno. Sarà meglio.

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Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).