«Offre grano e vino, la ricchissima città di Gravina… giardino delle delizie… » (Federico II di Svevia)

Nel cuore del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, tra immense praterie dai colori accesi, masserie in pietra bianca e costruzioni tipiche dell’architettura rurale chiamate jazzi, prende forma una splendida cittadina ibrida, partorita da un autentico connubio tra il rurale e il suburbano.

Situata al confine tra Puglia e Lucania, Gravina in Puglia è sicuramente la palese testimonianza di millenni di storia, oltre che di antiche civiltà che hanno popolato lo splendido paesaggio rupestre nelle puntellate case grotta che caratterizzavano il tessuto vitale di questa città. Definita da Federico II il giardino delle delizie, in quanto la sua terra offriva prodotti preziosi, quali grano e vino, dal quale deriva il suo toponimo.

Perdendosi nel suo centro storico, tra viottoli lastricati, piazze ben curate, chiese ed edifici color ocra, si raggiunge il punto panoramico di Gravina in Puglia, il Bastione Medioevale. Lo scenario che si staglia davanti agli occhi permette di comprendere quanto lo splendido habitat rupestre abbia dominato e domini tutt’oggi prevalentemente questa città: una gravina; un torrente che scorre sulla roccia calcarea; case grotta; chiese rupestri; flora e fauna a far da cornice; e, a srotolarsi indiscusso, il ponte dell’Acquedotto, emblema della fusione tra la civiltà rupestre e la civiltà medioevale.

Non tutti però, sono a conoscenza di una realtà esattamente parallela a questa, che non si estende in superficie, ma nei suoi sotterranei. La costanza e la determinazione dello speleologo Michele Parisi hanno dato alla luce, nel 2004, l’altra faccia di Gravina in Puglia, più misteriosa ed arcana: la Gravina Sotterranea.

Si tratta di una realtà antica circa settecento anni, costituita da profonde cave, misteriosi cunicoli, capienti cisterne, cantine, dispense, granai. Realtà nella quale trovavano lavoro tutti i contadini al momento del riposo del latifondo, o tutta quella gente impiegata come servitù al cospetto dei nobili. Realtà comunque abbandonata e dimenticata negli anni Quaranta, in tempi bellici.

Le cave risalgono all’era del Rinascimento, e venivano create in corrispondenza dei palazzi e delle piazze per estrarre la calcarenite di tufo, materiale che risultava utile per l’edilizia. La cave risultano essere perfettamente uguali in dimensioni sia ai palazzi che alle piazze che li sovrastano. La tecnica con la quale si scavava è stata una perfetta opera di ingegneria civile senza precedenti, che ha conferito al palazzo la sua stabilità, dividendone il peso: con il picone, si allargava la base della cava man mano che si scavavano in profondità i blocchi di tufo, costituendo dei muri tipici a campana, sui quali sono ancora evidenti gli strati orizzontali, emblema di secoli e secoli di lavoro.

Le cave servivano per la conservazione degli alimenti o fungevano da cantine di deposito delle botti di vino.

Le cisterne sono state scavate con la medesima tecnica su citata, e alcune riuscivano a raccogliere fino a 750 litri di acqua piovana o sorgiva. Per isolare l’acqua dal tufo, che risultava poroso, la cisterna fu intonacata con una manta molto spessa costituita da un miscuglio di tufo sbriciolato, calce viva e cenere del camino che le conferivano impermeabilità.

Anche le cisterne sono proporzionate alle dimensioni de palazzo o della piazza sovrastante. Oggi la cisterna, sul fondo, raccoglie tutti i sedimenti ed i resti che venivano trasportati dall’acqua al suo interno, come anfore e cocci vari.

Le cantine, anch’esse scavate, sono grandi spazi costituiti da “binari” paralleli in tufo, cavi al centro, dove venivano sorrette le botti in legno, e, all’esaurirsi del vino, esse venivano fatte rotolare su questa base che ne facilitava il loro lavaggio. In alcune cantine si scovano anche alcune sculture, ad esempio quella di Lucifero, a testimoniare presumibilmente la ribellione contro la Chiesa.

Le dispense sono costituite sempre da cave che, a seconda del ceto sociale dei proprietari del palazzo, e quindi degli spazi e della servitù a disposizione che ci lavorava, appaiono ben diverse tra loro. La cantina dell’ex Palazzo della prestigiosa famiglia nobile Orsini ad esempio (dal quale discendeva il Papa Benedetto XIII) appare ampia, ben organizzata, con strati seriali incavati nel tufo: a differenza di quello che si pensa a prima vista, ossia che siano state costruite per utilizzarle come bare, essa costituisce testimonianza di maniacale organizzazione di conservazione di alimenti e bevande, e quindi opera di scaffalatura.

Quello che lascia stupiti è che pur non avendo titoli di studio, le antiche civiltà erano vere e proprie menti intelligenti. Basti pensare, ad esempio, che tutte le cave, seppur facendo riferimento ad un solo palazzo, sono adiacenti tra loro, e quindi anche con il palazzo vicino. Per ovviare alla massima concentrazione di anidride carbonica, si sono costruite delle vere e proprie “finestre” con delle grate, comunicanti a catena con i vicini, fino alla grata che sboccava sulla piazza da cui entrava ossigeno e quindi ricambio d’aria.

Il delizioso percorso della Gravina Sotterranea si condisce di stupore ed annesso sconcerto quando si arriva alla Chiesa Rupestre di San Basilio Magno, immersa in un quartiere completamente abbandonato con affaccio sulla Cattedrale, nella quale si trovano ancora resti di un altare, ed un dipinto donato alla Chiesa da una famiglia nobile.

Oltre alla Chiesa rupestre di San Basilio Magno, Gravina in Puglia vanta ben altre 47 Chiese rupestri, alcune di queste visitabili grazie all’Associazione Gravina Sotterranea.

Il suggestivo itinerario si conclude spesso dall’altra parte del Ponte medioevale, dove si può godere di uno scorcio gravinese senza precedenti.

« Grana dat et vina, urbs opulenta Gravina… hortus deliciarum… »

 

QUALCHE INFORMAZIONE UTILE:

Vi invito a consultare il sito dell’Associazione Gravina Sotterranea www.gravinasotterranea.it o contattare il Sig. Natale Parisi al numero 328.5415379.

Le visite sono effettuabili la Domenica alle ore 10 o alle ore 15.30, oppure in settimana su prenotazione.

Sono a disposizione anche guide parlanti l’inglese, il francese ed il tedesco.

Si consigliano scarpe da ginnastica comode.

 

(Si ringrazia Francesco JP per le fotografie)