A Bari si dice: «Cudd jè Crist!»

Sapete qual è un modo che usano per chiamarmi?

Massarelli!

Beh, direte, che c’è? È il tuo cognome.

Già, lo è, ma è anche il confine di mio padre e quando mi apostrofano così lo fanno per assimilarmi a lui, non all’anagrafe e no, non è sempre un complimento. Chi conosce bene me e la mia storia, lo sa. Ma sa anche che, mio malgrado, non posso che ammettere sia un modo corretto di apostrofarmi, poiché io sono per tanti versi come era lui.

Quando mi dicono, dunque, che quella Massarelli è, stanno dicendo che sono taciturna, spesso un orso, guardo, osservo, conservo. Specialmente, conservo. E non abbandono il pensiero. Cerco il momento per farlo presente, mi piace essere chiara, e spesso il mondo non mi ascolta e non mi prende sul serio. Così io, che non demordo, lo dico ancora e ancora. Fino a che non mi stanco e allora taccio. Senza smettere di lavorarci però. Fino a che non arriverà il momento: ecco, credo sempre nel momento, quello propizio, che prima o poi arriva.

Mia madre diceva che bisognava stare molto attenti a fare un torto serio a mio padre e non bisognava mai ignorarlo quando “avvisava”, poiché avrebbe fatto raffreddare le cose, anche per anni, fino a servire, apparentemente d’improvviso, un vassoio carico di meraviglie. E a quel punto, gli avessero chiesto: “Ma perché ora tutto questo?”, avrebbe risposto serafico: “Ti ricordi sei secoli fa, quando ti avevo chiesto cortesemente di non fare ics, ipsilon o zeta? Ecco, non mi hai mai ascoltato”.

Tipico Massarelli.

E mentre io, consapevole, lotto con me stessa sempre per non farlo ed ingoio vassoi su vassoi, pronti e perfettamente riempiti perché sì, sono Massarelli, ma Myriam e non Nicola, non ho potuto evitare di pensare a questa dinamica domenica sera: hanno sputato su una bandiera, l’hanno calpestata, hanno abusato il tricolore sugli spalti zeppi di gente ed ecco… vassoio servito, è passato l’angelo e ha detto Amen.

Sapete qual è la differenza fra me e papà? Lui si faceva giustizia da solo, io lo nutro quel sentimento ancestrale del DNA, ma ho imparato a combatterlo.

Io aspetto, io ho fede. E vedo vassoi ovunque, anche molto dopo un sopruso, apparecchiati dalla sorte: perché io non mi sento all’altezza di sentenziare cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, al punto da servire vendetta.

Ma la Provvidenza, invece, non sbaglia mai: e Donnarumma quel rigore lo ha parato. Chiacchiere non ce ne vogliono.

Massarelli dixit: il vassoio è servito.


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Sono una frase, un verso, più raramente una cifra, che letta al contrario mantiene inalterato il suo significato. Un palindromo. Un’acca, quella che fondamentalmente è muta, si fa i fatti suoi, ma ha questa strana caratteristica di cambiare il suono alle parole; il fatto che ci sia o meno, a volte fa la differenza e quindi bisogna imparare ad usarla. Mi presento: Myriam Acca Massarelli, laureata in scienze religiose, insegnante di religione cattolica, pugliese trapiantata da pochissimo nel più profondo nord, quello da cui anche Aosta è distante, ma verso sud. In cammino, alla ricerca, non sempre serenamente, più spesso ardentemente. Assetata, ogni tanto in sosta, osservatrice deformata, incapace di dare nulla per scontato, intollerante alle regole, da sempre esausta delle formule. Non possiedo verità, non dico bugie ed ho un’idea di fondo: nonostante tutto, sempre, può valerne la pena. Ed in quel percorso, in cui il viaggio vale un milione di volte più della meta ed in cui il traguardo non è mai un luogo, talvolta, ho imparato, conviene fidarsi ed affidarsi.