Women and children among Syrian refugees striking at the platform of Budapest Keleti railway station. Refugee crisis. Budapest, Hungary, Central Europe, 4 September 2015.

Non ci volete? Ma neanche noi vogliamo venire qui: fermate la guerra, dateci la pace e noi resteremo a casa. È più o meno questo il succo del discorso che un ragazzo siriano ha fatto al mondo, in un video che in milioni hanno già visto. Un ragazzo di 13 anni che spiega le ragioni di un esodo a quanti fanno finta di non capire.

“Fermate la guerra in Siria, e noi non verremmo in Europa”: pane al pane e vino al vino, come solo un adolescente sa essere, queste le parole pronunciate davanti alle telecamere di Al Jazeera da Kinan Masalmeh, un ragazzo siriano che fugge dall’orrore della sua terra. In poche battute, è stato capace di fare una lezione di geopolitica che solo i sordi non hanno inteso.

Kinan è un rifugiato (solo in Italia li chiamiamo “profughi”). Ora è bloccato a Budapest insieme alla sua sorellina. Fugge da una città della Siria chiamata Daraa, città della Siria. Ha occhi che dicono dolore, ma anche lucidità. Parla un inglese da college e lancia il suo grido ad un mondo che appare sordomuto.

Kinan punta il dito: “Alla polizia non piacciono i siriani, in Serbia, in Ungheria, in Macedonia, in Grecia”. Così il telecronista gli domanda: “Perciò, qual è il tuo messaggio”. E Kinan non ci pensa due volte: “Il mio messaggio è: per favore, aiutate i siriani. I siriani hanno bisogno di aiuto adesso. Fermate la guerra adesso. Semplicemente fermate la guerra. Solo questo”.

Bambini che ragionano come grandi e grandi che ragionano come bambini. Incredibile a dirsi, ma la temperie che stiamo vivendo insegna anche questo.