Dialogo sulla deriva etica con il leader del comitato “Difendiamo i nostri figli”. un libro in uscita il primo settembre e presentato in anteprima nazionale a “Libri nel borgo antico”

Nello stesso giorno, il 26 agosto 2016, in cui si è celebrata la prima unione civile nella BAT, più precisamente a Trani, è intervenuto, a pochi chilometri dalla città della Pietra, in uno degli ultimi incontri previsti per la prima giornata della settima edizione della tre giorni “Libri nel borgo antico” di Bisceglie , il neurochirurgo bresciano nonché presidente del comitato “Difendiamo i nostri figli” e promotore e organizzatore del “Family Day”, Massimo Gandolfini.

Il medico cattolico neocatecumenale, padre adottivo di ben 7 figli, non condivide affatto la legge promossa dalla senatrice del Partito Democratico Monica Cirinnà, dalla quale la legge prende il nome, e non si definisce omofobo, ma si batte piuttosto affinché le unioni civili, riconosciute dalla legge in questione come un simil matrimonio tra persone dello stesso sesso, non siano equiparate al matrimonio sancito dall’art. 29 della Costituzione che “ riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” esclusivamente tra uomo e donna.

Un tema, quello delle unioni civili, di grande attualità, la cui norma è stata approvata di recente in Parlamento (legge del 20 maggio 2016 n. 76 sulla regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze) e che ha spronato gli organizzatori della rassegna culturale biscegliese, tra i quali anche l’ex eurodeputato molfettese del Popolo della Libertà Sergio Silvestris (il quale ha partecipato all’ultimo Family Day ) ad ospitare colui che lo scorso 20 giugno 2015 prima in piazza San Giovanni a Roma e poi il 30 gennaio 2016 al Circo Massimo ha “dato voce a chi non ha voce” come lui stesso ha sostenuto, organizzando due importanti “Family Day” dai quali è scaturita la stesura del suo ultimo libro (uscito avantieri, 1 settembre) intitolato L’Italia del Family Day –dialogo sulla deriva etica con il leader del comitato Difendiamo i nostri figli (edizioni Marsilio).

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Un libro, presentato lo scorso venerdì a Bisceglie in piazza Duomo in anteprima nazionale, che rappresenta piuttosto un dialogo, cosi come si evince dal sottotitolo, tra lo stesso Gandolfini   e il giornalista veronese Stefano Lorenzetto (nonché moderatore della serata) che spiega come per Gandolfini la legge Cirinnà sia da considerarsi una “deriva antropologica”, che va contro quella che è l’evoluzione naturale della specie, che può avvenire solo con l’unione tra uomo e donna, cosi come ci insegna la nostra storia, la nostra cultura e l’ antropologia in genere.

“Il vero sentire del popolo italiano è rappresentato dalle folle, circa un milione di persone, che hanno partecipato ai due Family Day – ha incalzato Gandolfini nel corso della serata – la legge Cirinnà è frutto di una lobby poco rilevante anche da un punto di vista numerico (dodici le coppie di pari sesso che in Italia sono unite con il vincolo delle unioni civili) che vede il riconoscimento dei diritti civili in quella legge, del resto già sanciti dall’art. 3 della Costituzione e per i quali noi siamo pienamente favorevoli”.

“L’’Italia è il faro di civiltà e non il fanalino di coda dell’Europa per quel che concerne i diritti civili, tuttavia non è vero che la maggior parte dei 28 Stati membri dell’Unione europea abbia equiparato le unioni civili al matrimonio – ha precisato il neurochirurgo – . Pertanto l’intento del mio libro è non solo quello di far fronte alla disinformazione per quel che concerne il riconoscimento dei diritti civili, ma di assolvere ad un dovere morale a favore delle nuove generazioni, propugnando un tema di ‘naturalità’ e non un tema religioso o addirittura politico che non prevede la formazione di un partito sulla base delle mie ideologie”.

Gandolfini, che considera altresì antidemocratico l’iter di approvazione della legge Cirinnà, si chiede tuttavia come mai il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, nonostante la sua formazione cattolica, abbia consentito l’approvazione di quel decreto legge; il medico definisce inoltre abominevole la pratica della Stepchild adoption sostenendo a tal proposito che: “Sebbene sia stata stralciata dal testo di legge sulle unioni civili, in realtà è rientrata dalla finestra con il comma 20 dell’art. 1 del maxi emendamento che prevede una forma di adozione non definita propriamente stepchild adoption, ma fondata piuttosto sull’art. 44 della legge sull’adozione, in base al quale, per dare continuità affettiva all’adottato, di fatto crea un endorsement a favore delle adozioni gay”.