La rivoluzione studentesca di Don Milani

Intervista alla Prof.ssa Alessandra Gattullo.

Appuntamento questa sera, ore 20.00, nei pressi della parrocchia San Nicola, ad Andria. 

Quello che si è terrà questa sera, 6 luglio, ore 20.00, in Vicolo I Ruggiero Bonghi di Andria, è stato un incontro voluto fortemente da “Materia Prima” nella figura del Consigliere Regionale Capogruppo “Emiliano Sindaco di Puglia”, Sabino Zinni, il quale, avvalendosi dell’arte recitativa di Vittorio Continelli e della musica della band “Ovest di Tahiti”, ha inteso ricordare, a cinquant’anni dalla sua scomparsa, il priore fiorentino Don Lorenzo Milani. Accanto a Zinni, la professoressa Alessandra Gattullo e il magistrato Francesco Messina tracceranno un quadro sull’attività didattica di una scuola, quella di Barbiana, promotrice del motto “I giovani sono tutti sovrani”. Il viaggio di Odysseo, che si concluderà con l’accorato racconto di Messina riguardo al viscerale rapporto letterario intrattenuto postumo con Don Milani, parte proprio da Alessandra Gattullo, docente di Scuola Media Inferiore, e portatrice sana di valori di uguaglianza e giustizia, nozioni da apprendere e trascrivere nel difficile registro della vita.
Ciao Alessandra. La scrittura collettiva di Don Milani favoriva l’istruzione inclusiva, quella rivolta agli studenti di tutti i ceti sociali. Credi che la scuola pubblica odierna si sia, definitivamente, allontanata dalla selezione d’elite per abbracciare un più democratico insegnamento?
La didattica inclusiva è uno dei principi portanti di un’istruzione, o meglio della nostra istruzione. La Costituzione garantisce il diritto agli studi ed alla formazione gratuita e obbligatoria a tutti gli studenti e questa è una delle conquiste più belle di sempre. Le conquiste però vanno coltivate e non bisogna dimenticare quanto sia stato faticoso l’iter per l’inclusione, per quella scuola di tutti e di ciascuno. Don Milani, protagonista assoluto di questa intervista è stato, a mio dire e non solo, un ribelle della scuola, perché ha smascherato e denigrato un perbenismo che non gli apparteneva affatto e l’ha fatto in nome di un’inclusione vera, concreta, toccata con mano e non propagandata solo con parole vuote e avulse dal contesto in cui operava. La scuola pubblica odierna ha fatto tantissimi passi in avanti e credo o meglio spero si sia aperta ad una democrazia vera . Io sono una professoressa e amo profondamente il mio lavoro, a volte mi sento una missionaria perché ogni giorno mi batto per creare quel clima sereno, inclusivo e democratico che permetta a tutti gli studenti di crescere davvero. Tuttavia sono consapevole che esistano ancora classi scelte soprattutto in alcune realtà scolastiche, che in occasione di incontri, dibattiti si dia la parola al “più bravo” della classe.

La scuola di Barbiana si fondava sul principio secondo cui chi sapeva di più aiutasse chi ne sapeva meno, 365 giorni all’anno. Sarebbe possibile oggi pensare a docenti che offrano un sostegno così presente ed efficace?
La scuola di Barbiana è stata una realtà fortissima non solo dal punto di vista pedagogico ma umano . Mi spiego meglio: Don Milani, è arrivato a Barbiana come un esule, privato dalla tanto famigerata curia Romana della sua funzione di sacerdote a San Donato proprio perché aveva combattuto contro il perbenismo. Ma a Barbiana, piccolissima località sui monti del Mugello, con soli 124 abitanti, Don Milani vivrà l’esperienza più forte della sua vita: dal nulla costruirà una scuola, per convincere i genitori a mandare i propri figli a scuola, utilizzerà anche lo sciopero della fame. Nella sua canonica organizza una scuola aperta a tutti, nella quale si studia 12 ore al giorno, si apprendono le lingue straniere attraverso l’ascolto delle canzoni, si legge il Vangelo non con il tentativo di indottrinare i ragazzi ma calandolo nella vita reale, s’impara la storia attraverso la lettura dei quotidiani. Barbiana diventa da quel momento una comunità di apprendimento reale, un setting didattico come lo definiremmo oggi, una scuola creativa, cooperativa perché tutti aiutano tutti, ribaltando il principio del più e meno bravo, gli studenti diventano insegnanti di altri studenti. E’ un principio stupendo , che ahimè è difficilissimo applicare. I critici sostengono che <<Barbiana era una pre- scuola o un dopo- scuola parrocchiale dove un buon sacerdote aiutava i più umili a conseguire un titolo, e se non ci riusciva incolpava i ricchi>>. Oggi i docenti che possano offrire un sostegno così efficace sono mosche bianche, siamo in una scuola che spesso dimentica il valore della persona per inseguire carte e numeri, ma non è sempre così o meglio non lo sarà finché ci saranno docenti che continueranno a credere nella bella scuola.

Attraverso la famosa “Lettera ad una Professoressa”, gli studenti di Don Milani denunciarono un sistema scolastico che ammiccava alle classi più ricche. Il cosiddetto “Pierino del dottore” rappresentava lo stereotipo dello studente che sapesse già leggere e scrivere prima di iniziare le Elementari. Come si può portare tutti i ragazzi ad uno stesso livello di cultura?
In “Lettera ad una professoressa” ci sono due ragazzi che rappresentano i prototipi e i principi contrapposti del sistema scuola di cui parla don Milani: Pierino incarna lo studente della scuola d’èlite, quella classista che accetta chi sa già fare tutto, quella che don Milani paragona ad un ospedale che accetta solo pazienti sani, respingendo quelli malati ritenuti scomodi. Agli antipodi di Pierino c’è Gianni, un ragazzo allontanato dalla scuola perché bocciato. Gianni ha lavorato alla stesura di Lettera ad una professoressa, nonostante fosse stato ritenuto inadeguato alla scuola classista . A Barbiana c’è posto per tutti, per i più umili, i “ diversi”, la scuola di Don Milani accoglie con un grande abbraccio chi non può formarsi diversamente offrendo l’arma più potente: la parola che rende gli uomini sovrani e non sudditi. Io credo che i ragazzi possano essere portati ad uno stesso livello di cultura attraverso la curiosità. L’Ulisse Dantesco ha pronunciato queste bellissime parole: << Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza>>, ed io credo fermamente nelle parole di Ulisse. La curiosità muove la nostra mente, il nostro cuore, la nostra vita . Uno dei migliori modi per far tornare un ragazzo a scuola è fornirgli un motivo per farlo, uno stimolo, una possibilità in più. Don Milani ha permesso ai ragazzi di Barbiana di riscattarsi, ha fornito loro una penna ed un libro che, come dice oggi Malala, possono cambiare il mondo.

Sempre in “Lettera ad una Professoressa” si legge che “il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia” Queste parole, in tempi di antipolitica, le consideri ancora attuali?
Queste parole sono assolutamente molto attuali e io ritengo che non possa esistere l’antipolitica, forse non esistono più la destra e la sinistra con i loro credo, le loro ideologie, ma la politica non è solo questo. Polis è la città , il bene di tutti e per tutti, la condivisione dei problemi, la risoluzione degli stessi. Credo che don Milani si riferisca a questo principio, il nobile principio di una politica che non dovrebbe morire. Don Milani ha affrontato le difficoltà di Barbiana, del suo essere così isolata, proprio grazie ai suoi ragazzi ed ha insegnato loro ad essere coesi in un’Italia divisa tra chi vale e chi non vale, ha insegnato che l’avarizia rende sterili e scarni di sentimenti, ha così fornito loro tutte le possibilità per non essere avari ma per essere uniti e mai soli. E’ un motto che dovrebbe avere una valenza anche pedagogica.

Don Lorenzo Milani adottò il motto inglese “I care”/”mi importa”, in contrapposizione al fascista “me ne frego!”, proprio per sottolineare l’importanza socio-pedagogica della scuola. Quali strumenti dovrebbe utilizzare un’insegnante per sollecitare la coscienza civile dei giovani?
Da insegnante propongo di scrivere a caratteri cubitali sui muri di ogni classe il bellissimo motto I CARE, io mi preoccupo, io tengo a te, tu mi stai a cuore, mi interesso di tutto ciò che è circostante perché nulla è inutile. Don Milani ha valorizzato la persona e la personalità dei suoi ragazzi, valorizzandoli prima ed istruendoli poi. Io mi preoccupo tutti i giorni dei loro sorrisi e dei loro occhi tristi . Un buon insegnante entra nelle vite dei suoi ragazzi ed i ragazzi nella vita dei docenti e ci si relaziona. La scuola è un filo costante e diretto con l’esterno ed è impossibile fregarsene come sosteneva il motto fascista. Io credo che non esistano risposte certe e strumenti definiti e preconfezionati. Sicuramente lo stimolo alla curiosità è uno dei migliori punti di forza per un rapporto empatico con i propri studenti. Credo fermamente nel circolo di idee tali da non cristallizzare i pensieri, le teorie. La nostra mente è un flusso continuo, incessante di idee e bisogna preoccuparsi di renderle concrete e vive.

La figura del professore-amico, interpretata fedelmente dal prete fiorentino, coinvolgeva anche i genitori nella crescita didattica del ragazzo. Quanto è difficile instaurare un rapporto di fiducia con i propri studenti?
Aver fiducia in qualcuno è difficilissimo, instaurare un rapporto di fiducia con i propri studenti lo è ancora di più, loro ti giudicano sempre, per come ti poni, come li guardi, come spieghi ed interroghi. Ho imparato con il tempo, pur essendo una giovane professoressa, a calibrare il tono della mia voce, meno si urla, più si guarda negli occhi e più risultati si ottengono. Non mi ritengo una professoressa amica, tuttavia ho imparato a costruire un dialogo con loro, li ho educati anche ad una sensibilità emotiva che li accompagni per sempre. Certamente ognuno dei miei studenti ha un posto speciale nel mio cuore. Quello che conta è lavorare con il cuore e con tanta fatica e sacrifici, questi messaggi arrivano dritti agli studenti che alla fine ringraziano con un sorriso per sempre.

Come immagini la scuola di domani?
La mia scuola di domani è nel mio cuore oggi, ovviamente chi mi conosce sa. Sogno una scuola pronta ad aprire sempre più le porte alla multiculturalità come intreccio di esperienze, modus vivendi ed operandi che arricchiscano tanto i docenti quanto gli studenti. Io amo scrivere e mi piacerebbe una scuola che dia spazio ai laboratori creativi di scrittura, perché in fondo siamo tutti scrittori della nostra vita. Mi piacerebbe una scuola che integri il nozionismo, contro il quale si è tanto scagliato don Milani , per abbracciare una didattica più operativa, pronta ad aprirsi alla realtà vera. Da studentessa quale sono stata speravo in interrogazioni più flessibili, prof più aperti alle novità, più sorridenti con noi, più stimolanti ma non è stato sempre così. Vorrei, da professoressa, fare un dono ai miei ragazzi, quelli che ho salutato e spero di ritrovare grandi in un angolo di mondo: la sete di conoscenza e l’amore per quello che si fa, perché sono le più belle armi che ci salveranno sempre.