Affamato

“Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”: così Ludwig Feuerbach, quando nel 1862 sottolineava l’inscindibile unità tra psiche e corpo, per cui per pensare meglio dobbiamo alimentarci meglio.

Oggi siamo invasi da tanti tipi di cucina, da quella veloce dei fast food alle nuove tendenze vegetariane o vegane, ed anche la sola scelta dello stile alimentare potrebbe rivelare gran parte della nostra personalità. Il cibo è diventato quasi una tendenza e non più motivo esclusivo di sopravvivenza, ci permette di cambiarlo, provarlo e preferirlo come se stessimo scegliendo un vestito dall’armadio, ed è così che si plasmano le diversità psicoculinarie che rivelano la vera indole di una persona.

Una pagina web ha persino individuato 10 personalità gastronomiche descrivendole dal solo punto di vista culinario e dettagli gastronomici legati alla scelta del cibo.

Proviamo ad argomentarle sotto il profilo psicologico e psicosomatico. L’intento sarà quello di presentarvene una alla volta, un profilo al mese.

Per questo mese partiamo col Signor Perennemente affamato.

Per lui, ogni momento è quello più giusto per mangiare. Non fa differenza che si tratti di colazione, pranzo o cena; di uno spuntino di mezza giornata o del pomeriggio o di tarda sera o persino del cuore della notte: il perennemente affamato mangia sempre!

Sarebbe interessante capire che cosa spinga questa personalità gastronomica a ingerire sempre, e senza quasi la percezione del gusto, quantità così spropositate e incessanti di cibo. Potremmo ipotizzare una forma di fame nervosa con abbuffate quasi compulsive che devono riempire, oltre che lo stomaco, forse qualche disagio.

Mandare giù il boccone non è solo quell’atto meccanico che tutti conosciamo o mera deglutizione, ma potrebbe significare il mandare giù bocconi amari (metaforicamente parlando), situazioni di disagio, tensioni nervose che la persona in questione vorrebbe mettere a tacere, perché non è più in grado di contenere e vorrebbe esplodere (ciò che esploderà prima o poi sarà solo l’ago della bilancia).

Non a caso questo tipo di fame si presenta in momenti in cui si è sotto pressione per le richieste esterne o situazioni emotive pesanti o addirittura nelle ore notturne quando calano le difese ed insorge il senso d’angoscia perché si è più fragili, scatenando un irresistibile bisogno di compensare col cibo.

Abbiamo qualche suggerimento per il signor Perennemente affamato? Forse sì.

Sicuramente prendere consapevolezza della causa del suo malessere è il punto più importante che gli permetterebbe di cambiare in meglio il suo stile di vita personale e alimentare.

Ma non basta “mettersi a stecchetto”, anzi troppe limitazioni inducono ad una maggiore frustrazione che sfociano in nuovi atti compulsivi e in nuove abbuffate.

Questo tipo di personalità dovrebbe uscire dai suoi schemi, evitare di mangiare per passatempo, ma investire la sua energia in altre attività spostando l’attenzione dal cibo (che tampona il malessere) a ciò che davvero gli interessa e per cui prova il piacere di farlo.

Il segreto è aprire le porte all’imprevisto e accogliere nuove svolte, accettare l’inaspettato, la novità, cercando di rompere questo legame con il cibo e di distrarsi da quell’immagine di uomo alla ricerca di calorie … inutili, anzi dannose.

Questo tipo di personalità che divora, ma non mangia, non gusta il piacere del cibo e non gusta la vita, ha una mente pesante proprio come il suo corpo.

Per dimagrire dovremmo snellire i nostri pensieri, renderli fluidi e flessibili. Non a caso ingrassiamo quando i pensieri si ristagnano, quando ci ancoriamo alle sicurezze, alle convinzioni che bloccano la voglia di sperimentare, di muoversi e di rompere una certa routine, spesso insana.

Alleggerirci dalle zavorre emotive quali aspettative troppo elevate, pregiudizi, paure fa calare l’ago della bilancia e del bilancio di vita.

Appuntamento al prossimo mese con la personalità gastronomica “Choosy” a quanto pare non solo schizzinosa nella scelta del lavoro (come qualcuno sostenne tempo fa) ma anche nella scelta del cibo.