
Crisi cattolica e politica americana
Ho appena finito di leggere il libro di Massimo Faggioli, “Da Dio a Trump”. Un testo ricchissimo e denso di aneddoti documentati con una ricchissima bibliografia, in cui si utilizza il metodo storico critico insieme ad una lettura teologica pastorale per contestualizzare l’America cattolica di oggi, risultato di scelte giuridiche, politiche, economiche ed ecclesiastiche che sono legate al passato e che si sono rese concrete nei giorni nostri.
Un volume che dovrebbero leggere tutti gli europei e non solo i cattolici impegnati in politica per capire come le spinte trumpiane, terrapiattiste e complottiste siano arrivate fino a noi, si siano consolidate nel tempo e siano diventati leggi, costumi e pensiero dominante. In pratica una sintesi della storia contemporanea americana delle influenze mondane e cattoliche ultra conservatrici in ambito laico ed ecclesiale che in parte hanno alterato lo stato della democrazia americana ora capeggiate da Trump e seguaci di Capitol Hill.
Di seguito proverò attraverso le frasi che mi hanno colpito (in realtà sono molte e molte di più) ad abbozzare una sintesi.
L’autore descrive in modo impeccabile come l’America di oggi sia lontana dal progetto protestante-cattolico-ebreo che alle soglie del ‘900 si anteponeva “come faro morale contro il comunismo e per la libertà (anche di religione ma soprattutto di mercato)”.
Infatti “le elezioni presidenziali del 2024 sono state un momento di esame di coscienza per il cattolicesimo statunitense”. Per cui di questo nuovo modello “trumpiano” che si è imposto è per la politica condizionata fortemente dall’economia americana e dai suoi forti investitori vedi Musk. Difatti tra le righe del libro è possibile cogliere la scollatura che la Chiesa americana vive con la Chiesa di Roma, non solo dal punto di vista pastorale ma soprattutto economico considerato i conti deficitari del bilancio 2024 della Santa Sede. Questo ha dato la stura ad associazioni e ambienti ecclesiali con posizioni ultra conservatrici della Chiesa americana ad investire capitali per campagne pro vita e ad imporsi come modello, anteponendosi alla visione cattolica e universale del cristianesimo, oggi rappresentata solo da una Chiesa minoritaria e da Papa Francesco.
Tutto questo ridefinisce i tratti di un nuovo profetismo del presente e del futuro non più biblico, laico, liberale o progressista ma di natura ultra conservatrice a cui l’America e l’Occidente hanno aderito. “L’ America oggi va in una direzione diversa, in cui la identity politics è la fase suprema delle culture wars iniziate quarant’anni fa”. Perciò dall’ America all’ Europa il dibattito mediatico solletica il popolo su temi come l’aborto, l’immigrazione, l’identità e il gender. Questioni affrontate sommariamente dalla politica in cui la voce favorevole a tali minoranze da parte delle gerarchia ecclesiastica, americana ed europea, è scomparsa.
A ciò bisogna aggiungere come negli ultimi anni anche il sistema giudiziario americano abbia preso una piega ultra conservatrice e che “l’abrogazione della sentenza “Roe vs. Wade” è figlia di una maggioranza di giudici cattolici nominati alla Corte dai presidenti repubblicani (George H.W. Bush, George W. Bush e Donald Trump).
Inoltre da attenzionare è il movimento accademico tradizionalista americano che da circa quindici anni hanno concettualizzato il “nuovo spirito del mondo americano e occidentale” che non sarebbe altro che un ritorno alla filosofia medievale. Quella filosofia scolastica che trattata dal punto di vista di ricerca epistemologica e storica ha la sua valenza e importanza ma contestualizzato ai nostri tempi e all’umanità di oggi è una contraddizione perché significherebbe riportare la società e il progresso scientifico, sociale ed economico indietro nel tempo.
Per chi non ci crede può approfondire e cerchi il testo: “integralism, a manual of political philosophy” scritto da due teologi americani (che farebbero parte della cerchia cosidetta dei NeoTeo TeoCon).
Tra l’altro si può notare leggendo il libro di M. Faggioli come Vance, vice presidente di Trump, “ha abbracciato il cattolicesimo nel 2019 cresciuto come cristiano non confessionale” e si è “confermato attraverso connessioni con membri dell’Ordine domenicano”. Infatti la scelta ricaduta sugli ambienti di San Tommaso d’Aquino di Vance per la cresima “conferma l’importanza fondamentale per il cattolicesimo conservatore, post liberale o anti liberale del mondo anglo americano” di identificarsi con la teologia scolastica.
Il motivo principale di questa regressione culturale e teologica nella società e nella Chiesa Americana è data dalla mancanza o ridotta ricezione dei documenti conciliari. “Neo conservatori teo-con, e barthiani cattolici avevano messo il pontificato di Giovanni Paolo II al servizio della culture wars – un fenomeno poi aggravato dalla recezione americana del pontificato di Benedetto XVI in cui è stato insegnato che la teologia post conciliare è fallita, non ortodossa, oppure oltre il limite dell’ eresia”.
Perciò il cattolicesimo americano abbandonando il “suo rapporto fondativo con quella tradizione magistrale ma anche intellettuale, alternativa al marxismo, della Rerum Novarum” si trova ora a fare i conti con una chiesa e una società trumpiana e un “Partito democratico spesso monotematico e ossessivo quanto disinformato, sulle guerre culturali attorno alle questioni sessuali e di genere”. Infatti “nei discorsi delle élite accademiche liberal vicine al Partito Democratico, le questioni salariali e sindacali sono state, per lungo tempo, meno prioritarie rispetto al progetto diversity equity and inclusion”.
“Tutto questo provoca la convergenza tra carisma trumpiano post morale e post religioso e una teologia cristiana fondamentalista è diventata possibile perché quello che era la destra religiosa è diventata un’identità politica etno nazionalista avvolta in un linguaggio religioso vago, anti intellettuale e de culturale che funziona come mantra e slogan, e si adatta allo Zeitgeist autoritario dei nostri tempi”.