Cosmogonie Incorpo. 1. è una mostra che l’artista barese Andrea Cramarossa presenta dal 30.08.2023 al 10.09.2023, presso il Museo Diocesano San Riccardo, in occasione del 27° Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi
Cosmogonie Incorpo. 1., si compone di opere realizzate nel maggio 2023 da Andrea Cramarossa presso il Museo Nitsch di Napoli (assistente Federico Gobbi).
I materiali sono frutto delle masterclass sul Nuovo Metodo di Approccio all’Arte Drammatica “Edipo. Corpo di Sangue.” condotte da Andrea Cramarossa, nel 2022 e nel 2023, presso il Museo Nitsch e organizzate da Fondazione Morra – Museo Nitsch e Teatro delle Bambole in collaborazione con Casa del Contemporaneo.
Nel 2022, il lavoro si è svolto dalle azioni scritte da Nistch sul testo “Edipo Re” di Sofocle mentre, nel 2023, il testo di riferimento è stato “Pentesilea” di Heinrich von Kleist. Entrambe le opere, racchiuse nel testo “EDIPO RE. Una teoria di rappresentazione del dramma 1964” (Edizioni Morra, Napoli, 2001) e presenti anche in brevi stralci drammaturgici, rilette e “tradotte” dal padre dell’Azionismo Viennese, si muovono nel solco delle riflessioni di Sigmund Freud sulla genesi delle comunità umane e sulla nostra civiltà occidentale, nel saggio “Totem e Tabù”, pietra miliare e opera di riferimento importantissima per il “Teatro delle Orge e dei Misteri”.
In Edipo Re, l’incesto è il luogo di interdizione ove poter esprimere il sentimento di trasgressione remota attraverso il fluire delle azioni, quale affezione alla pratica masochistica; in Pentesilea, invece, tale sentimento diviene sadico, laddove, nel racconto del mito, la figura di Achille si sovrappone a quella del Cristo.
Il lavoro ideato e condotto da Cramarossa (da lui stesso battezzato Pedagogia della Sacralità), ha portato i performer a sperimentare le sensazioni relative alla propria presenza nel flusso dell’azione, anche grazie alla ripetizione delle azioni, spazio “malinconico” ove la precisione del gesto entra nella dinamica emotiva dell’abreazione, costituendo fondamenta della creazione in seno alla possibilità performativa e immaginativa di ognuno.
Hanno preso parte alle masterclass: Ambra Amoruso, Ilaria Angelini, Chiara Bianchi, Stefania Boccia, Federico Gobbi, Giovanna Guariniello, Dania Grechi, Vittoria Guarracino, Massimo Melis, Giulia Meoni, Giuseppe Mongiello, Marika Ruta, Samuele Satta.
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C’è stato un tempo in cui il tempo del rito s’è fatto essenza, dionisiaca presenza, orgia di profumi e di canti in un vortice universale di infinita, umana, comunione.
Quel tempo è stato anche un processo di studio e occasione per entrare nell’arte performativa attraverso l’opera giovanile di Hermann Nitsch intitolata “EDIPO RE. Una teoria di rappresentazione del dramma 1964” (Edizioni Morra, Napoli, 2001).
Dal processo e dalle azioni dei performer, sono scaturiti svariati “resti”, materiali che Andrea Cramarossa ha rimaneggiato per dare loro « … una forma estetica-estesica in concordanza con un sentire cosmogonico primitivo. Il profumo delle radici di abeti e faggi intride queste opere; il volo dei calabroni ne ha segnato il miraggio; derma stellare ha lacrimato sudari incandescenti. Attori e attrici hanno tracciato un percorso volto a fondare una effimera comunità in nome dell’arte, e volgono lo sguardo al pubblico come lucidi reliquiari.
Forme diverse si sovrappongono al racconto vibrante del colore: lo spasimo del getto colorato è la macchia dello spazio celeste, è il mistero che si appropria di una sua verità inconoscibile, è l’indicibile che aspetta di esser detto: il mistero è il canto sotteso alle forme inghiottite da ciò che forma non ha e, pertanto, può esser solo sussurrato o farsi silenzio.
Si torna nella terra del Sacro con queste Cosmogonie. Appaiono, per la prima volta, agli occhi di chi guarda, si orientano per farsi natura di corpo incorporeo, immaginifico, vistosamente gioioso, anelito al voler vivere l’oltre mondo che ambisce all’oscurità.
Si chiamano “resti” i simulacri frutto del passaggio, ancora in attesa e in vivida sospensione, ancora, cioè, nell’abisso della loro esistenza, incomprensibilmente estatici nella ruvida esperienza dell’oblio, nel loro farsi forma e farsi suono, nel loro mostrarsi nell’originalità sacra del post-umanesimo, in un continuo rimando alla maniera d’un passato mai trascorso che si conferma quale ignota tradizione contemporanea ».
Andrea Cramarossa