Con fare grintoso, con odio latente
si leva nell’aria un grido possente
che invita alla guerra ma senza pudor.
La chiede il rabbino pregando i fedeli
i veri nemici sono quelli coi veli
racchiusi in moschee protetti da imam.
Si prega il mattino si prega di sera
s’invoca lo scontro che ognuno spera …
si chiede battaglia, e senza esitar.
Di fronte a Caino non serve la croce
è cosa ben nota la storia è atroce
non serve la fede la guerra a guarir.
Il fiume di bombe cadendo dal cielo
trasforma in deserto e le case in sfacelo
la gente decisa è pronta a morir.
Ci sono i dottori di senza frontiera
ci sono malati che arrivano a schiera
ma senza l’orgoglio del tempo che fu.
Chi muove la scena chi tiene bacchetta
si sporca coscienza ma non la giacchetta
restando in disparte è pronto a scappar.
La prima avvisaglia di dura sconfitta
schiarisce la mente e la rende afflitta
chiudendo orizzonti che ognuno sperò.
Riunito il consiglio di gente possente
si parla di pace ancora latente
si parla e si mangia, si beve a bontà
e intanto il popolo soccombe per via
se muore un bambino cosa vuoi che sia?
è solo un disturbo quel suo vociar …
Si chiude frontiera difesa sicura
la giusta bandiera per chi non abiura
tenere distante dall’arma la man.
Il fuoco tremendo lo scaglia il nemico
arriva lontano io so quel che dico
a mieter le teste degli Hezbollah.
Risposta più dura t’arriva dal colle,
dai monti di Siria, dall’aride zolle,
dall’odio antico che giammai cessò.
Le grotte scavate da quei derelitti
non sono comode e non pagano affitti
qui manca la luce all’oscurità.
Alzarono altari per tempi più amari
scrissero preci per gli antichi lari
levarono canti che l’eco attutì.
La voglia sperata di terra promessa
con tante contese non è più la stessa:
è il soffio sul collo che toglie il respir.
Dal mare dai monti d’ambedue i fronti
si chiudono vie si tagliano i ponti
si spera la pace si supplica il ciel.
Ma il cielo è distante ogni cuore s’è chiuso
persino il buon senso è andato in disuso
nemmeno la fede lascia più sperar.
Qui c’è l’arrotino che affila le lame
il boia superbo prepara il legname
per l’uomo più mite che presto morrà.
Un dubbio t’assale, rimbomba la mente
le torme d’audaci avanzar si sente
ma più non si vede alcun sole levar
e quel che rimane è buio assoluto
poiché il dialogo resta sordo e muto
l’intesa è lungi non vuole arrivar.
Avvampa il deserto è un fuoco di dune
di sciiti e sunniti d’ebrei in lacune
tra tanti rancori non serve aspettar.
Un colpo di mano degli USA è vicino
si vuole aspettare un nuovo mattino?
ma il prezzo del greggio continua a salir.
Così si comprende che è solo la guerra
che tutto ti toglie e poi ti sotterra
in mezzo alla landa o in fondo al mar.
Chi salva le capre sbarrando le stalle
e chi al conflitto gli volta le spalle
potrà nella vita ancora sperar?
Il prezzo pagato per la propria pelle
non è come un dente che il dottore espelle
ma lascia rancori assai duri a morir.
Le mura ridenti son pieni d’arazzi
or sono cadenti a suono di razzi
arrivan dal cielo: si salvi chi può!
Nessuno paziente sopporta il vicino
con cieca violenza si fanno il destino
cancellano l’orme se un dio passò.
Or questa poi quella è antica novella
potesse parlare almeno una stella
per dire al mondo di questa viltà
che l’uomo malvagio non vuole guarire
e lotta per gusto con colpo a ferire
cosciente di farlo e senza pietà
che l’esser pietoso ti rende noioso
persino il pregare diventa odioso
dal giorno che fede dal cuore sparì.
E pure l’uccello colomba di pace
finisce allo spiedo si cuoce alla brace
e sazia le brame di fama e d’allor.
La valle piena di musulmani sciiti
non mancano certo drusi e sunniti
Cattolici e copti in folta Bekaa.
Ci sono gli ebrei mandati da poco
nessuno lo vuole quel popolo in loco
ma certo il Messia che lui inchiodò.
La vera battaglia è quella interiore
del cuore colpito da tanto furore
dell’animo offeso da trucidità.
La grande distesa del mare salato
ha visto passioni e un Ponzio Pilato:
un vero Calvario, Qualcuno perì.
Non serve discolpa di chi ha sbagliato
se pur ha tradito il bene agognato
che pur dalla croce al cielo pregò.
Ma l’uomo malvagio sua colpa ritrasse
lo fece contento per abolir le tasse
nascose la mano che il sasso lanciò.
Ed or che rimane di tanta baldoria?
La guerra acerba e una triste storia
che segna la marcia dell’umanità.
Da Salvatore Memeo, L’epilogo, Levante editori 2006