di Francesco Lorusso, Tau Editrice 2023
Prima di misurarsi con titolo provocatorio del saggio di Francesco Lorusso, sorge spontanea una domanda ancor più radicale: che c’entra l’educare? Ovvero: ha ancora senso l’educare, oggi, nel ventunesimo secolo, quello che ha ereditato la “società liquida” di Bauman e sembra essersi dissolto nella società che potremmo definire “evaporata”?
Risposta: se non ora, quando? Se non crediamo, scommettiamo, affrontiamo ora il rischio educativo, adesso che più se ne avverte con urgenza il vuoto, quand’è che dovremmo?
Ecco, Francesco Lorusso questo rischio l’ha scelto e amato per tutta la vita. È stato educatore presso strutture del disagio e della devianza minorile; è stato docente di lettere nella scuola secondaria di primo grado (ai più ancora nota come “scuola media”…), è stato docente supervisore ai Tirocini della SSIS Puglia, è stato docente universitario e, per ben dodici anni, prima di andare in pensione, dirigente scolastico.
Insomma: l’avventura educativa Lorusso l’ha attraversata per tutta la vita ed in ogni sua dimensione e complessità, ma anche in ogni sua felicità.
Sì, perché educare è costoso e magnifico, offre l’opportunità di costruire e nutrire relazioni autentiche, comporta il mettersi in gioco, permette di crescere come persona nell’atto stesso di guidare altre persone.
E, nel caso di Francesco Lorusso, porta all’inaudito: l’incontro con l’Uomo che del rispetto delle persone ha fatto il suo Vangelo e, nell’incontrarlo, la scoperta che tra i misteri cristiani e i processi educativi ricorre una straordinaria corrispondenza.
Un’avvertenza per il lettore prevenuto: il saggio di Francesco Lorusso non ha nulla a che fare con catechesi ireniche o ultraortodosse. Al contrario, il suo, è un approccio del tutto laico che si offre a chiunque sia incuriosito da quanto ci accomuna piuttosto che da quanto ci divide.
In particolare, Lorusso sostiene: il mistero dell’Incarnazione si traduce come universale capacità di accogliere l’altro e promuoverne la crescita; il mistero della Pasqua spiega a tutti il senso di accettare e apprezzare la fatica; il mistero trinitario si dispiega nella centralità delle relazioni; l’Eucaristia si sostanzia come offerta di sé e incontro.
E per sperimentare queste verità non occorre essere credenti: basta e avanza il voler accettare e assumere su di sé il rischio educativo.
Il medesimo di cui abbiamo estremo bisogno.